Cultura
Pax Christi si ritrova a convegno. Cristiani no limits
Li accusano di essere troppo no global. Ma ribattono: siamo col Papa e con la Chiesa. Come don Tonino Bello.
Preferiscono «la fionda di David all?armatura di Saul». Sono religiosi e laici, comunque credenti, anche se dentro la Chiesa cattolica si sentono ?gente di frontiera?. Una delle loro vicepresidenti è una donna, il loro presidente è un vescovo e il loro portavoce un prete, che porta sempre una croce bella grossa, sul petto, solo che ogni tanto i ?no global? e i gruppi che frequenta se lo dimenticano e nemmeno ?don? gli scrivono, sulle locandine. Ma non stiamo parlando di ?preti contro? o in odore di eresia.
Parliamo di Pax Christi, movimento ecclesiale che esiste da cinquant?anni e ha un respiro (e dei vertici) internazionali, anche se viene identificato con l?Italia e con una figura, profetica, di cui ricorrono i dieci anni della morte, don Tonino Bello, vescovo di Molfetta. Per ricordare don Tonino, come amava farsi chiamare l?amico dei poveri e dei semplici, il profeta della pace e della nonviolenza, ma anche per ripensare il proprio ruolo ed essere, nell?agire quotidiano, dei ?costruttori di pace?, quelli di Pax Christi si sono dati appuntamento a Molfetta, in provincia di Bari, dal 24 al 27 aprile per rimettersi «alla sequela di Cristo, sulle orme di don Tonino».
Al convegno per i dieci anni dalla morte di don Bello hanno partecipato più di 2.500 persone arrivate da ogni parte di Italia, dalla Germania e dagli Stati Uniti, esempi viventi di quanto la stessa Pax Christi oggi sia un?associazione viva e ramificata nella società. Forte di centinaia di ?punti pace?, sparsi in tutto il territorio e incardinati alle diocesi e alle parrocchie del luogo, Pax Christi ha in Tommaso Valentinetti, vescovo di Termoli e Larino (finito, suo malgrado, sotto la luce dei riflettori a causa del terremoto che ha sconvolto San Giuliano e il Molise il 31 ottobre scorso) il suo nuovo presidente nazionale.
Valentinetti ha raccontato come la sua vita sia stata sconvolta non solo dal terremoto che ha colpito la sua diocesi, ma anche dalla presenza di don Bello: «Don Tonino ha tracciato percorsi, ma tutto ciò che ha fatto lo deve agli ultimi e ai poveri che hanno incrociato la sua esistenza, alla Chiesa in cui ha vissuto e al popolo della pace».
Eppure, anche su Pax Christi, che nel mondo pacifista e new global è stimatissima, i luoghi comuni si sprecano. Come quello che li vuole ?cattolici eretici?.
Uomo pacato e sereno, Valentinetti ha il suo alter ego, dentro Pax Christi, in don Tonio dell?Olio, infaticabile e vivacissimo portavoce dell?associazione e ?mente? di mille iniziative. Ma le radici affondano nella storia stessa della Chiesa contemporanea: Pax Christi prende impulso dopo il Concilio vaticano II e in particolare sulle ali dell?enciclica Pacem in terris (1963). Dalla fase di sviluppo e analisi politica, anche della situazione italiana, che il movimento sviluppa sotto la guida di monsignor Bettazzi, che di Pax Christi fu non solo e a lungo il presidente italiano ma anche internazionale, con don Tonino Bello si passa, negli anni 80, a una ricerca più attenta ai valori della spiritualità, nonostante l?impegno fermo e convinto del vescovo di Molfetta per un pacifismo ?intransigente?.
Pax Christi oggi lavora soprattutto attraverso le sue tantissime ramificazioni locali, quei ?punti pace? presenti in moltissime parrocchie e diocesi come in altri Paesi europei. Il movimento è fortissimo negli Stati Uniti, mentre l?attuale presidente internazionale è il patriarca latino di Gerusalemme, Michel Sabbah.
Don Tonio dell?Olio, 43 anni, semplice parroco di Bisceglie folgorato dal carisma di don Bello e a lungo uno dei suoi più stretti collaboratori, oggi rappresenta non solo il portavoce del movimento, ma anche la sua mente pensante. Insieme, s?intende, a quel padre Alex Zanotelli che, rimosso dalla direzione del mensile dei padri comboniani Nigrizia per dissidi con le autorità vaticane, proprio don Bello volle nominare direttore della rivista di Pax Christi, Mosaico di pace. «Nonostante alcuni attriti, a volte più ingigantiti dai media che reali, con le autorità, il rapporto del movimento», spiega dell?Olio, «è saldo e proficuo, dalla Cei al Papa, nel cui magistero, dalla guerra in Iraq del 1991 a oggi, ci riconosciamo pienamente».
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