Economia
Paul Singer, il promotore dell’economia civile brasiliana
Il 16 aprile scorso si è spento all’età di 86 anni lo storico segretario del Ministero del Lavoro. L’esperto di diritti umani in America Latina Cristiano Morsolin ne ripropone la relazione sul suo impegno decennale
Il 16 aprile scorso si é spento all’eta di 86 anni Paul Singer, Segretario Nazionale di Economia Solidale del Ministero del Lavoro del Governo del Brasile tra 2003 e 2015, gia fondatore del Partito dei Lavoratori PT, tra i principali assessori economici del Presidente Lula tra 2003 e 2010.
L’ho conosciuto personalmente durante un dibattito realizzato a Porto Alegre al Foro Sociale Mondiale di gennaio 2005.
Ricordo il suo forte impegno affinché sia lo Stato a promuovere e accompagnare migliaia di piccole cooperative nell’ambito dell’economia solidale, considerandola una «organizzazione della produzione, della commercializzazione e della finanza che privilegia il lavoro associato, l’autogestione, la cooperazione, la sostenibilitá, che mette al centro l’essere umano nella sua integralita’ come soggetto e finalitá economica».
Paul Singer rilancia l’attenzione su economia civile e sociale, politiche pubbliche e lotta contre le disuguaglianze, temi centrali anche per Papa Francesco.
In questa occasione VITA rilancia questa relazione di Paul Singer sul suo lavoro decennale al Ministero del Lavoro del Brasile.
Paul Singer
Paul Singer: I dieci anni della Secretaria Nacional de Economia Solidaria (SENAES)
Il 26 giugno 2013, la Secretaria Nacional de Economia Solidária (Senaes – Segreteria Nazionale di Economia Solidale del Ministero del Lavoro del Governo del Brasile) ha raggiunto i dieci anni di funzionamento attivo presso il Ministero del Lavoro. Sono stati dieci di intenso lavoro e lotta in stretta relazione con il Fórum Brasileiro de Economia Solidale (FBES-Forum Brasiliano di Economia Solidale) ed altre componenti di questo movimento, non solo nel nostro paese ma anche nei paesi vicini del Mercato Comune del Sud (Mercosud) e ultimamente, con la recente espansione dell’economia solidale in paesi dei sei continenti, che formano la superficie del globo e che compongono, assieme all’economia solidale del Brasile, la Rete Intercontinentale di Promozione dell’Economia Sociale e Solidale (Ripess).
In questo decennio, l’economia solidale ha conosciuto un’ampia crescita tanto in Brasile che in gran parte di Europa, Americhe e negli ultimi anni anche in Asia e Africa. Questa crescita può essere stata una risposta all’aggravamento della crisi economica e finanziaria del 2008, che ha immerso gran parte dell’economia mondiale nella stagnazione, quando non nella recessione. Il risultato è stato l’aumento della disoccupazione e della povertà, derivati dall’applicazione forzata delle politiche di “austerità” imposte da un sistema finanziario globale de-regolamentato, sostenendo paradisi fiscali e generando immensi guadagni speculativi.
Le politiche di austerità hanno l’obiettivo di tagliare al massimo la spesa pubblica, generalmente puntando a politiche sociali a discapito dei suoi beneficiari, e cioè, dei più poveri e bisognosi, oltre al funzionalismo pubblico realizzato con licenziamenti in massa e tagli agli stipendi. Le conseguenti perdite del potere di acquisto della parte più vulnerabile della popolazione si sommano alla contrazione della spesa governativa, dando come risultato una forte caduta della domanda reale. L’effetto immediato è la riduzione delle vendite, il fallimento di imprese, la caduta sempre maggiore della produzione, che completano il quadro di una crisi economica sempre più grave e che si espande in una economia mondiale globalizzata, raggiungendo per estensione perfino paesi che non hanno aderito alla moda dell’austerità.
L’economia solidale è un modo di produzione che si nobilita con la resilienza di fronte agli effetti di caduta del consumo e della produzione, che l’instabilità finanziaria provoca periodicamente. Rispetto alle imprese capitaliste – che in risposta alla caduta di consumo e produzione – riducono le spese, licenziano il personale e terziarizzano attività, le cooperative di produzione, siccome non hanno come obiettivo il lucro e tutti i suoi lavoratori sono soci dell’impresa, affrontano il restringimento della domande alleandosi con altre cooperative, che partecipano alle stesse reti o aggregati, per condividere solidalmente perdite e sacrifici, avendo in vista di preservare le imprese ed i suoi posti di lavoro. La resilienza delle cooperative di lavoro di fronte alla crisi si deve al fatto di attuare in reti o integrando aggregati cooperativi, con un sistema finanziario proprio, che non specula e neppure cerca di massimizzare il lucro. Oltre a ciò, le cooperative di produzione possono contare sulla partnership con cooperative di consumo e reti solidali di distribuzione, tra le quali il sistema mondiale del commercio equo è il più conosciuto.
La Senaes è stata creata nel 2003 dal presidente Lula, nel rispetto del suo programma di governo e con l’obiettivo di riprendere lo sviluppo economico brasiliano e l’esecuzione della meta prioritaria di allora: il Programma Fame Zero. Con la creazione della Senaes, il movimento dell’economia solidale, presente in parte del territorio, si è espanso rapidamente, diventando nazionale. Assieme alla creazione della segreteria, nel giugno 2003, sono stati creati il FBES (Forum Brasiliano di Economia Solidale) e la Rete Nazionale dei Amministratori di Politiche Pubbliche di Economia Solidale.
L’integrazione della Senaes nel Ministero del Lavoro è avvenuta senza grandi attriti. Una parte dei funzionari già conosceva qualcosa di economia solidale, molti erano curiosi ed altri simpatizzanti. Si è verificato qualche imbarazzo con gli ispettori impegnati a combattere le false cooperative di lavoro che erano utilizzate – in un periodo di alta disoccupazione – per terziarizzare i costi ridottissimi, perché all’epoca quei lavoratori erano considerati “autonomi” e non avevano accesso ai benefici della legislazione sul lavoro, unicamente dovuti ai lavoratori dipendenti dall’impresa.
Il crimine consisteva nel fatto che la falsa cooperativa non apparteneva ai soci, ma in generale a chi contrattava la cooperativa. I lavoratori si sottomettevano alla precarizzazione dei loro diritti per paura di perdere il posto di lavoro e sperimentavano lunghi periodo di disoccupazione. Siccome gli ispettori avevano contatto solo con false cooperative, erano convinti che tutte le cooperative di lavoro fossero false, cosa che non veritiera. Parte dei disoccupati si stava organizzando in cooperative di lavoro autentiche, possedute ed autogestite dagli stessi lavoratori.
L’obiettivo della Senaes era precisamente aiutare i lavoratori senza lavoro ad organizzarsi in cooperative, ovviamente autentiche. Non ci abbiamo messo molto a scoprire che molte cooperative di lavoro autentiche stavano essendo chiuse dagli ispettori del Ministero del Lavoro, supponendo fossero false. Quando la Senaes lo scoprì contattò l’Ispettorato del Lavoro per aiutare a combattere le false cooperative e allo stesso tempo preservare quelle autentiche.
Per garantire lo sviluppo del cooperativismo da lavoro e tagliare alla radice la precarizzazione dei diritti dei lavoratori, la Senaes cercò di capire come altri paesi stessero affrontando la situazione e scoprì che nuove leggi venivano adottate, che rendevano obbligatorio il godimento dei diritti del lavoro garantiti dalla legge per i soci delle cooperative di lavoro. Questa era la soluzione logica al problema, poiché l’anomalia dei soci – lavoratori senza diritti permetteva che, sotto il manto del falso cooperativismo, lavoratori messi sotto pressione dalla disoccupazione, fossero indotti ad abbandonare i propri diritti di legge, sottomettendosi ad un super-sfruttamento coperto dalla falsa contrattazione da parte di pseudo-cooperative a servizio degli sfruttatori.
Dopo un lungo scambio di idee promossa dalla Senaes con organizzazioni cooperative, sindacati e gruppi parlamentari, il governo inviò al Congresso Nazionale un progetto di legge che divenne oggetto di intense negoziazioni. La nuova legge garantisce ai cooperatori il pieno godimento dei più importanti diritti che la legislazione in vigore riconosce ai lavoratori, siano questi salariati o soci di cooperative. Il tema fu ampiamente dibattuto dagli organi di rappresentanza di lavoratori, cooperatori e salariati e, dopo sei anni di iter, la Legge N. 12.690, del 2012, fu approvata dai due rami del Congresso e ratificata dalla presidenta Dilma Rousseff.
Bisogna notare che, tra le altre misure, questa legge crea il Programma di Sostegno alle Cooperative di Lavoro (PRONACOOP). Questo programma è destinato a sostenere le cooperative di lavoro, i cui risultati economici possano essere insufficienti a coprire il costo dei contributi spettanti per legge ai soci, nel frattempo che l’assemblea possa iniziarne il pagamento.
Un’altra politica sviluppata dalla Senaes a partire dal 2005 è stata la mappatura periodica degli empreendimentos de economia solidâria (EES –ndt. imprese dell’economia solidale), nell’ambito del Sistema di Informazione dell’Economia Solidale (Sies). La prima mappatura è stata realizzata nel 2007 e ha registrato l’esistenza di 21.859 EES. Questa prima mappatura, a causa dei limiti finanziari e temporali, ha coperto solo 2.933 comuni, che rappresentano il 53% dei comuni del Brasile. Il Sies prevede che la mappatura si realizzi ogni quattro anni.
La cosa più interessante è che la stagnazione dell’economia brasiliana, che aveva caratterizzato i due quadrienni anteriori alla presidenza di Lula, praticamente cessò a partire dal 2004. Se l’espansione dell’economia solidale era stata causata dalla persistenza della crisi economica, dal 2004 in poi lo sviluppo economico ha accelerato e la disoccupazione è fortemente diminuita. In queste condizioni la crescita dell’economia solidale non può più essere attribuita alla marginalizzazione di ampi strati del popolo lavoratore, come senza dubbio occorse tra il 1994 e il 2002.
Nel 2011, la presidenta Dilma Rousseff è salita al governo, e la sua priorità è diventata l’eradicazione della povertà estrema in Brasile. Per formulare il Programma Brasile Senza Miseria (PBSM), diversi ministeri sono stati convocati, sotto il coordinamento del Ministero dello Sviluppo Sociale, tra i quali il Ministero del Lavoro. Nella divisione dei compiti per l’implementazione del PBSM alla Senaes è toccata la promozione dell’inclusione produttiva urbana della popolazione di basso reddito, la cui sopravvivenza dipende fortemente dall’inclusione nel Programa Bolsa Família (PBF- ndt.Programma Borsa Famiglia).
Per portare avanti questa azione, Senaes ha promosso l’endosviluppo delle comunità in situazione di povertà estrema. Questa segreteria aveva già sviluppato azioni in questo senso, avendo come pubblico, a partire dal 2004, vari quilombos (ndt. comunità originariamente formate da schiavi africani fuggiti dalle piantagioni all’epoca della schiavitù) di diverse regioni del Brasile. L’endosviluppo differisce dallo sviluppo abituale nel nostro paese, generalmente risultante da investimenti pubblici o privati in nuove attività produttive o estrattiviste, in aree accessibili alle comunità, grazie al progresso. Questo sviluppo, prodotto da attori esterni alle comunità, si caratterizza per il fatto di beneficiare, mediante la generazione di posti di lavoro, solo una parte della popolazione, e cioè, coloro i quali conseguano un lavoro stabile con contratto di lavoro e godimento dei diritti garantiti dalla Consolidação das Leis do Trabalho (CLT – Testo Unico delle Leggi del Lavoro). Gli altri devono accontentarsi di lavori precari, con durata incerta e senza garanzie contrattuali, o aspettare pazientemente nuovi posti di lavoro generati dallo sviluppo promosso dagli investimenti esterni.
L’endosviluppo si caratterizza per il fatto di essere prodotto dalla stessa comunità che ne beneficia. Essendo povera, la comunità non avrà risorse proprie e neppure beni o valori che possano servire come garanzia per ottenere finanziamenti da fonti bancarie convenzionali. Affinché l’endosviluppo diventi possibile, è necessario che la comunità sia attivata e sostenuta da agenzie pubbliche e questo è il ruolo svolto dalla Senaes. La mobilizzazione della comunità è raggiunta attraverso attività di formazione in economia solidale. La sua visione fondamentale è che la redenzione della classe lavoratrice può essere solo opera dell’organizzazione dei lavoratori in diversi tipi di associazioni che, unite da legami di solidarietà, costituiscono imprese capaci di produrre beni e servizi di qualità, capaci di disputare la domanda nei mercati e così raggiungere un reddito sufficiente per salvare dalla povertà tutti membri della comunità.
L’endosviluppo si giustifica perché punta ad unire tutta la comunità in termini di uguaglianza, in modo che nessuno sia escluso dai benefici di uno sviluppo che deve essere il risultato di sforzi combinati di tutti i membri atti al lavoro della comunità. L’endosviluppo diventa possibile a misura che gli sforzi destati attraverso la mobilizzazione di tutta la comunità sono sostenuti e integrati dal potere pubblico, in termini di formazione politica e tecnica, offerta da agenti di sviluppo debitamente preparati per svolgere questo ruolo. Come sarebbe da aspettarsi, questo sostegno, dicasi educativo, deve essere unti all’aiuto finanziario, offerto dalla Senaes, con risorse provenienti dal suo budget, destinate precisamente per sradicare la miseria secondo il modello del PBSM (ndt. Programma Brasile Senza Miseria).
L’endosviluppo esige la costruzione di una rete di agenti di sviluppo, appartenenti alla comunità emarginata. L’agente dovrà essere presentato dalla comunità stessa per ricoprire questa funzione e, di conseguenza, si meriterà la fiducia della stessa, che è in generale la condizione vitale affinché possa avere successo nella loro missione. Il programma di endosviluppo nei primi anni del suo funzionamento è stato il risultato del lavoro di centinaia di agenti di sviluppo, che hanno ricevuto la formazione dalla Senaes e sono stati a loro volta orientati da coordinatori statali. In ogni stato c’erano decine di agenti in attività, ognuno nella sua comunità e interconnesso in una rete virtuale, in modo da permettere scambi permanenti di esperienze e di sostegno reciproci.
Con il passare del tempo, a partire dal 2011 quando il PBSM fu lanciato, la Senaes ha promosso nuove attività con l’obiettivo di garantire la sostenibilità economica degli ESS (ndt. imprese dell’economia solidale)che sono stati seminati negli angoli meno sviluppati del paese. A questo scopo la segreteria ha promosso la formazione di reti di commercializzazione e di finanze solidali per garantire agli EES l’accesso ai mercati e al credito, secondo necessità e possibilità.
Nel 2010, già alla fine del suo secondo mandato, il presidente Lula firmò, durante un’udienza emozionante, alla quale l’equipe della Senaes ha partecipato nella sua totalità, un decreto che istituisce il Sistema Brasiliano di Commercio Equo e Solidale. Questo sistema riunisce le entità brasiliane che si dedicano al commercio equo e gradualmente sta inglobando gliEES, mano a mano che si sviluppano. Il collo di bottiglia della difficoltà di accesso ai mercati, è in corso di lento superamento a mano a mano che si amplia la commercializzazione dei prodotti dell’economia solidale in fiere sempre più grandi, culminando, negli ultimi anni, nella Fiera Internazionale di Santa Maria/RS. Un’altra maniera di rompere le barriere della commercializzazione è stata la moltiplicazione dei gruppi di consumo responsabile (GCRs), che coltivano rapporti permanenti tra produttori e consumatori, permettendo che le possibilità e le necessità degli uni e degli altri si conoscano e si armonizzino per la soddisfazione mutua.
Allo stesso tempo, un sistema di finanze solidali con banche comunitarie di sviluppo, fondi rotativi solidali e cooperative di credito si stanno sviluppando, negli ultimi quindici anni, a partire dallo sforzo pionieristico del Banco Palmas a Fortaleza/CE, e posteriormente dal Banco Bem a Vitória/ES e attualmente da niente meno che 1.003 banche comunitarie in tutto il Brasile. Dal crescente numero di istituzioni finanziarie solidali, si può credere che il no rappresentato dall’insufficiente accesso al credito sia in corso di disfatta.
Il testo è stato pubblicato in IPEA Mercado de Trabalho | 56 | febbraio 2014
*Cristiano Morsolin è esperto di diritti umani in America Latina
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