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Patrizia Toia: “Basta con le parole, l’UE deve passare ai fatti”

Il capogruppo del PD al Parlamento europeo, Patrizia Toia, definisce positivo l’annuncio di un Vertice straordinario dell’UE sull’immigrazione previsto giovedì, “ma poi bisognerà vedere che decisioni verranno prese. Basta con le parole, l’UE deve passare ai fatti con una strategia migratoria ambiziosa”.

di Joshua Massarenti

Il capo della diplomazia Ue, Federica Mogherini, ha dichiarato che le decisioni prese oggi in Lussemburgo segnano un "punto di svolta della coscienza europea”. E’ davvero così?

Me lo auguro, ma poi bisogna vedere nei dettagli cosa è stato davvero deciso. Di sicuro, accolgo con sollievo il fatto che il Consiglio europeo abbia accettato la proposta del nostro Premier, Matteo Renzi, di tenere un Vertice straordinario dell’UE sulle migrazioni. Qualcosa sembra finalmente essersi mosso, ma ci sono voluti mille morti supplementari per far capire all’Europa che l’emergenza migrazioni è un tema di sua responsabilità. Ma anche in questo caso, è doveroso aspettare le decisioni che verranno prese giovedì a Bruxelles durante questo Summit. Ai proclami bisogna stare molto attenti. A me, così come al mio gruppo politico, interessano i fatti, e per ora non se ne vedono a sufficienza.

Eppure il Commissario Avramopoulos ha presentato un piano in dieci punti in cui annuncia di voler raddoppiare i mezzi e il budget a sostegno dei paesi più coinvolti dall’emergenza, tra cui l’Italia…

Per questo il piano prevede anche il rafforzamento delle operazioni Triton-Poseidon e la cattura e distruzione dei barconi usati dai trafficanti. Ripeto, sono tutti annunci positivi. Dal canto nostro proponiamo tre cose. Primo, affrontare l’emergenza in mare attraverso una grande operazione umanitaria per salvare e accogliere vite umane in pericolo. Come ha sottolineato oggi l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, “Triton si è rivelata totalmente inadeguata” e oggi pesano sulla coscienza dell’Europa la morte di migliaia di persone. Ma non del tutto, perché le responsabilità vanno condivise. Da cui la necessità di lanciare un’operazione un po’ diversa da Mare Nostrum, che era limitata al salvataggio delle persone in mare, attraverso una strategia comune europea di anticipazione e di avvicinamento della richiesta di protezione internazionale in quei paesi dove i flussi migratori si concentrano, a partire dalle coste africane, ma anche nei paesi di transito come il Niger o il Sudan. Infine, riteniamo necessario cambiare il Regolamento di Dublino che simboleggia la scarsissima solidarietà tra gli Stati Membri nel gestire i flussi migratori all’interno dello spazio Ue. Tutte queste richieste verranno iscritte in una lettera da far firmare al maggior numero di eurodeputati possibile e destinata al presidente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker, al presidente del Consiglio Ue Donald Tusk, e all'Alto Rappresentante Ue per gli Affari esteri, Federica Mogherini.

Come spiega una così lunga inerzia da parte dell’Europa di fronte ad un’emergenza così grande?

L’Europa fa molta fatica a sentire i confini del Sud come i suoi confini, non sente che quello che accade nel Sud del mondo ha delle ripercussioni su tutti i paesi europei. Sente molto di più a Est la presenza di un vicino molto complicato. Non possiamo continuare a parlare di diritti umani per poi lasciar morire le persone nell’indifferenza la più totale. Oggi però le cose sembrano cambiare. Lo ha sostenuto oggi la Mogherini, ma posso dire che anche al Parlamento europeo i colleghi stanno reagendo in modo diverso rispetto al passato più recente. Sarà la minaccia incarnata dai terroristi dell’IS in Libia e altri paesi africani, ma ci si rende sempre più conto che il Sud, e in particolar modo l’Africa, non può più essere ignorata.

Credito foto: Unione Europea 2015/Parlamento UE

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