Non profit
Patrimonio per chi?
Fondazioni. Come verranno investiti e spesi i 50 mila miliardi delle Fondazioni
di Redazione
Tra i cardini della riforma sulle fondazioni bancarie, identificati: a) nelle agevolazioni e incentivi fiscali collegati alla dismissione delle partecipazioni bancarie; b) nel ruolo e nelle caratteristiche dell?Authority; c) nella natura privata; d) negli organi previsti per le fondazioni; e) nell?allocazione del patrimonio una volta effettuate le dismissioni, il punto di maggiore interesse per il settore non profit riguarda sicuramente l?allocazione del patrimonio delle fondazioni una volta effettuate le dismissioni bancarie.
A tal fine, il Ddl Ciampi stabilisce che almeno la metà del reddito delle fondazioni debba essere erogato ai fini istituzionali, mentre la parte residua possa essere destinata a reinvestimenti, accantonamenti a riserve e altre erogazioni previste da specifiche norme di legge.
Inoltre, è previsto un limite minimo di reddito, in percentuale rispetto al patrimonio posseduto, da destinare alle attività istituzionali.
Il percorso si articola secondo le seguenti modalità:
a) l?Authority prevista per il settore non profit stabilisce una quota percentuale del patrimonio che determina il limite minimo di spesa per le attività sociali;
b) questo limite deve essere non inferiore alla metà del reddito percepito;
c) la parte rimanente potrà essere destinata a tre tipologie di spesa:
– reinvestimenti
– accantonamenti e riserva
– altre erogazioni previste dalla legge.
Riguardo all?ultimo punto, l?art. 15 della legge 266 del 1991 (legge-quadro sul volontariato), stabilisce che le fondazioni debbano versare un contributo pari a 1/15 del reddito – al netto delle spese di funzionamento – alla costituzione di fondi speciali presso le regioni, al fine di istituire centri di servizio a disposizione delle organizzazioni di volontariato, con la finalità di sostenere e qualificarne l?attività. Quanto previsto dalla normativa impone alle fondazioni di ottenere una maggiore redditività dal patrimonio posseduto, attraverso una riallocazione in settori più attrattivi, al fine di poter contare su un flusso di reddito più continuo con cui impegnarsi nell?attività caratteristica. Diventa essenziale, pertanto, una attività strategica di gestione del portafoglio, scomponibile idealmente in due sottoprocessi.
1. Definizione degli obiettivi della fondazione.
La fondazione deve decidere in merito alle diverse modalità di ricerca di risorse finanziarie, che possono derivare da:
– beni fruttiferi mobiliari e immobiliari
– contributi e atti di liberalità
– attività commerciali accessorie.
È infatti previsto dal Ddl Ciampi che le fondazioni possano esercitare imprese direttamente strumentali ai fini istituzionali, nonché detenere partecipazioni di controllo in enti e società che abbiano per oggetto esclusivo l?esercizio di tali imprese.
2. Definizione della strategia di investimento.
La fondazione deve definire la strategia di investimento più appropriata rispetto alle seguenti variabili:
– orizzonte temporale
– avversione al rischio
– aspettative di rendimento
– tasso atteso di inflazione
La teoria della finanza, attraverso il modello ?Capital Asset Pricing?, consente un?analisi del prezzo di equilibrio delle attività finanziarie e quindi del loro rendimento, che si fonda su una precisa identificazione del rischio.
Il principale utilizzo del modello consiste nella distinzione tra rischio sistematico e rischio non sistematico delle attività finanziarie. Mentre il secondo è costituito da variazioni di risultati dovute a condizioni accidentali, ed è eliminabile attraverso un?ampia diversificazione degli investimenti tra più attività finanziarie, il rischio sistematico è rappresentato da scostamenti di risultati che hanno carattere strutturale e che sono identificabili nel rischio di mercato. Considerando il rapporto funzionale positivo tra rischio sistematico e rendimento, occorre costruire un portafoglio di attività diversificate, per ridurre sensibilmente una parte di rischio, non trascurando, però, la ricerca di una maggiore redditività. A tal fine, è opportuno ottenere un mix equilibrato fra attività:
– prive di rischio
– a basso rischio
– a rischio più elevato
Le fondazioni che vorranno ottenere rendimenti maggiori, ma collegati a un rischio più elevato, dovranno avere un portafoglio in cui il peso maggiore sia costituito da attività azionarie. Al contrario, fondazioni più avverse al rischio si orienteranno principalmente verso strumenti monetari/obbligazionari.
A cura di Fabio Amatucci
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