Politica

Patriarca: ecco come è andata la discussione in Commissione

Edo Patriarca, deputato Pd, ci racconta come sono andati i lavori sulla Riforma del Terzo settore che ha occupato in questi mesi la discussione in Affari sociali. Il clima, i nodi di discussione, le soluzioni trovate.

di Riccardo Bonacina

Incardinata l’11 settembre 2014 alla Commissione affari sociali della Camera, la legge delega di Riforma del Terzo settore, impresa sociale e Servizio civile (Riforma che qualcuno giustamente ha qualificato come un vero Civil act) ha effettivamente iniziato il suo cammino il 1 ottobre scorso. Un cammino di quasi sei mesi che ha certamente costituito uno dei compiti prioritari della Commissione affari sociali, fatto di audizioni, discussioni, emendamenti in una Commissione popolata da tanti ex leader del Terzo settore, da Edo Patriarca a Paolo Beni e Filippo Fossati.

A Patriarca, deputato Pd in Commissione i cui emendamenti sono stati cruciali sui nodi più rilevanti di discussione, abbiamo chiesto di raccontare dal di dentro questi mesi di lavoro.

Edo Patriarca: Sono stati mesi utili a mio parere, i primi mesi di vero ascolto con oltre 40 audizioni. Abbiamo ascoltato reti di Terzo settore, singole associazioni, rappresentanze sociali e produttive, organismi dello Stato. Una ricognizione seria sullo stato del Terzo settore nel nostro Paese, una ricognizione che ha permesso di enucleare quali sarebbero stati gli elementi del testo del Governo più meritevoli di discussione.

 

Come è proceduta la discussione, in che clima?

È stato un lavoro serio, molto partecipato, un dibattito ben governato dalla relatrice Donata Lenzi e facilitato dalla presenza costante e costruttiva del sottosegretario Bobba ai lavori. Il clima è stato buono tranne alcune pregiudiziali dei 5 Stelle ribadite sino all’ultimo giorno. Due in sostanza le loro pregiudiziali: da una parte l’idea che gran parte del Terzo settore sia non trasparente e in qualche modo corrotto, dall’altra il paventato pericolo che questa Riforma promuova una sostanziale privatizzazione del Welfare e la definitiva ritirata dello Stato. In tutto questo lo scandalo di Mafia Capitale ha dato loro molti spunti, ma io spero che alla fine abbiano capito che promuovere il privato sociale non significa privatizzare ma socializzare le funzioni pubbliche.

 

Quali sono stati i nodi che hanno richiesto più discussione?

Sono stati almeno 5. Il primo quello relativo alle funzioni di vigilanza che la maggioranza della Commissione, compresi i 5 stelle, volevano affidare a un Agenzia apposita, ma che per l’opposizione del Governo contrario a ogni ipotesi di Authority ci ha costretto a una soluzione di mediazione che affida questi compiti al Ministero degli Affari sociali ma con il coinvolgimento degli organismi di Terzo settore e istituisce una sorta di Consiglio nazionale del Terzo settore. A cose fatte credo si tratti di una soluzione anche innovativa e di respiro europeo. Il secondo nodo è stato quello relativo al Servizio civile che abbiamo incardinato intorno al principio della difesa della Patria, su questo punto anche il Pd era diviso. Si è però scelta questa strada per evitare due pericoli: da una parte quella di ridurre il servizio civile ad una macchina tappabuchi per i servizi di welfare dimenticando il suo aspetto fortemente educativo e formativo, perciò anche la sua dimensione simbolica, dall’altra questo ancoraggio permette un governo dello strumento a livello centrale, statale e questo può sicuramente impedire che il Servizio civile prenda strade troppe difformi a livello regionale. Il terzo punto di forte discussione è stato quello relativo all’impresa sociale, particolarmente nel punto in cui si introduce la remunerazione del capitale investito e la distribuzione degli utii. Misura che permetterà di attrarre capitali pazienti su sfide di interesse generale e salti di scala dell’economia sociale nel nostro Paese. L’ancoraggio a quanto succede già nella cooperazione è stata la strada che ha permesso un accordo, del resto non  si poteva proporre una nuova impresa sociale penalizzandola rispetto al modello cooperativo.

 

Questioni rimaste aperte o da ribadire in Aula?

Patriarca: Essenzialmente quella delle risorse, una Riforma di tale portata che prevede un assetto nuovo e più trasparente per il Terzo settore (Registro unico, nuove forme di vigilanza), un rilancio dell’impresa sociale e un nuovo servizio civile, richiede un investimento adeguato e importante. Già lo abbiamo scritto e lo ribadiremo

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