Famiglia

Pasto da casa e consumato in mensa: il Miur dice sì

Il Ministero ha fatto ricorso contro le sentenze che riconoscono alle famiglie il diritto a preparare a casa il pranzo da consumare a scuola, ma nel frattempo invita le scuole a non discostarsi dalle pronunce della magistratura e ad accogliere le richieste delle famiglie. Le condizioni? Che non ci sia alcuno scambio di cibo fra i bambini e alcuna contaminazione.

di Sara De Carli

Il Ministero prende atto delle sentenze: chi vuole potrà portare a scuola il pranzo da casa e lo consumerà negli stessi locali destinati alla refezione scolastica, insieme ai compagni. È scritto nella nota che il Miur ha inviato pochi giorni fa agli Uffici Scolastici Regionali.

Il Ministero ha fatto ricorso contro le sentenze che riconoscono questo diritto, ma nel frattempo riconosce la necessità che le scuole applichino linee di condotta uniformi sull’intero territorio nazionale. Ecco quindi la nota (la n. 348 del 3 marzo 2017, qui e in allegato), che elenca le condizioni per la “schiscetta libera”: nessuno scambio di alimenti fra i bambini e nessuna possibile contaminazione. Per realizzare queste condizioni, le scuole dovranno comportarsi davanti al pranzo domestico come dinanzi ai pasti speciali, eventualmente con il supporto del servizio di igiene della Asl.

Al Ministero della Salute sta per nascere un tavolo tecnico che riveda le Linee guida sulla ristorazione scolastica del 2010, scrive la nota: nel frattempo e in attesa dell’esito dei ricorsi presso la Corte di Cassazione, il Ministero invita gli USR a «supportare le scuole affinché nell’erogazione del servizio non si discostino dalle pronunce della magistratura» e le scuole a «favorire e sostenere» una «serena e costruttiva interlocuzione» con le famiglie, «raccogliendone ove possibile segnalazioni e richieste», così come con gli enti locali responsabili della refezione scolastica.

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