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Pasticcio liste, in cerca del male minore

Sui giornali le ipotesi in campo per uscire dall'impasse

di Franco Bomprezzi

Napolitano ha frenato Berlusconi, per ora niente decreto per sanare il pasticcio delle liste del Pdl, ma la situazione è complessa, ricca di colpi di scena e di pareri contrastanti. I giornali navigano a vista e dedicano pagine su pagine al tema.

Apertura del CORRIERE DELLA SERA di oggi ancora sul tema delle liste (“Liste, Napolitano frena il decreto”). «Colloquio di un’ora al Quirinale fra Berlusconi e il presidente Napolitano. Il capo dello stato frena sul decreto. Slitta in consiglio dei ministri. Intanto però il listino della Polverini è stato riammesso. Interessante la doppia intervista al Pd Morando (“Accordo possibile su una sanatoria per Formigoni) e al Pdl Rotondi (“Troppe incapacità. Dobbiamo temere le norme e rispettarle”). Ragiona Morando: «Riguardo al listino di Formigoni io penso che, in presenza di una candidatura che è stata presentata, anche se con modalità irregolari, un tentativo di intervenire per sanare la cosa si potrebbe fare. Se siamo d’accordo tutti però, compresi gli altri competitori di Formigoni…il Pdl a Roma? La questione è diversa, la lista non c’è e questo taglia la testa al toro, non si possono riaprire i termini». Rotondi: «la sostanza è che la prima attività di un partito è presentare le liste e un partito che non ci riesce segnala una incapacità. Io non escludo che questi amici siano stati tenuti fuori dal tribunale con la violenza, ma faccio una domanda, a me stesso e a loro. Perché il primo partito del Paese si deve ridurre all’ultimo minuto del sabato per presentare le liste?… Si può avere una competizione senza competitori? No. Dunque una soluzione politica è necessaria. C’è un precedente, già il governo Dini nella primavera del ’95 concesse ai radicali, che al solito digiunavano, una proroga per la riapertura dei termini». IL CORRIERE a pag 6 rievoca una serie di precedenti, fra cui il caso molisano del 2001 «c’è anche un precedente clamoroso, proprio per un voto regionale, nel quale la irregolarità nelle firme di presentazione delle liste ha addirittura fatto decadere una giunta  appena eletta e costretto a nuove elezioni. E’ accaduto nel 2001 in Molise: un ricorso al Tar del Polo, ovvero della coalizione di centrodestra, ha fatto annullare l’elezione di Giovanni Di Stasi (Ulivo) in carica da circa un anno. Le elezioni si erano svolte nel Duemila.  In quell’occasione Forza Italia e gli alleati  contestarono alcune firme delle liste dei Comunisti Italiani e dei Verdi perché non riportavano il tipo di documento (carta di identità passaporto, patente) utilizzato per il riconoscimento ma solo il numero. I giudici del Tar e poi il Consiglio di stato accolsero il ricorso. A quel punto la giunta fu dichiarata decaduta. Le elezioni, ripetute nel 2001, hanno portato alla vittoria del centrodestra guidato da Michele Iorio».

“No al decreto, Napolitano ferma Berlusconi” è l’apertura anche de LA REPUBBLICA. Seguono sei fitte pagine accompagnate da due commenti. Anzitutto l’incontro tra il premier e il capo dello Stato: non ha prodotto alcun passo avanti, stanti le perplessità di Napolitano. Nel retroscena si spiega che sarebbe pronto un decreto di tre commi che salverebbe la situazione di Milano e quella di Roma (nel frattempo in parte sbloccata, visto che è passato il listino Polverini). Il capo dello Stato però insiste nel voler attendere la decisione della giustizia amministrativa e sulla necessità che ci sia un’ ampia convergenza sulla soluzione politica. Convergenza che non c’è: né Udc né Pd sono disponibili. Come conferma Anna Finocchiaro intervistata da Giovanna Casadio: “Dal governo nuovo atto di arroganza, inaccettabile ogni tipo di forzatura”. Non c’è la possibilità di un decreto, sostiene la presidente dei senatori Pd; è un problema serio ma «quanto è accaduto è la prova regina di una straordinaria superficialità, probabilmente dovuta a questa sorta di senso di onnipotenza che ormai assiste, comunque e dovunque, il Pdl». In effetti, conferma il costituzionalista Massimo Luciani le vie d’uscita sono molto strette e corrono il rischio di violare il principio costituzionale della parità di trattamento in materia elettorale. Un’ipotesi però forse è praticabile: «modificare la legge sulle elezioni dei consigli regionali, prevedendo la possibilità di regolarizzare gli errori… Questa novità varrebbe per il futuro e grazie a una norma transitoria per le elezioni in corso». Molto tesa la situazione in Lombardia: il governatore uscente passa al contrattacco e accusa la magistratura che non avrebbe visto le irregolarità della lista Penati. Il radicale Cappato gli risponde: «il presidente aveva annunciato di volersi battere per la legalità. Formigoni risponda sulle contestazioni contenute nel nostro esposto…». L’unica soluzione è rinviare le elezioni, insomma. Tra le brevi segnalo la comparsa a Palazzo Chigi di Alfredo Milioni ritenuto responsabile del pasticcio romano. Arriva, entra, lascia una cartelletta e ai cronisti andando via dice: «Non credo vedrò mai Berlusconi. Ma se volete una frase cattiva vi dico che la vendetta è un piatto che va mangiato freddo… Al momento giusto farò una mia conferenza stampa per spiegare quello che è successo». Quanto ai commenti, il primo “Vittimismo di maggioranza” di Adriano Sofri sottolinea appunto la logica del potere in deroga e l’atteggiamento da vittime del complotto: «vittimismo autoalimentato e autosufficiente» cui corrisponde lo schiacciamento delle minoranze. Dal canto suo Carlo Galli sottolinea invece il ruolo di Napolitano,«garante delle regole»: «l’etica pubblica è stata calpestata due volte dalla maggioranza di destra: dapprima quando ha anteposto le proprie difficoltà politiche al rispetto delle leggi elettorali… E poi quando ha pensato di sanare la violazione della legge – della quale non si scusa, perché non ne capisce la gravità – rifacendo la legge».

“Non puniti gli errori della sinistra”, è il titolo del GIORNALE oggi in edicola “Ecco le irregolarità che i giudici, inflessibili col Pdl, hanno perdonato al Pd. Formigoni: «A Penati mancano 448 firme»”. La tesi è esplicitata nell’editoriale di Vittorio Feltri, si è voluto colpire a senso unico: «Mentre il governo lavorava per trovare una soluzione al problema delle liste sbagliate del Pdl (a Roma e a Milano), si cercava di scoprire gli altarini di altri partiti cui nessuno ha fatto le pulci. Ormai è più che un malizioso sospetto. Chi doveva controllare il rispetto delle forme ha usato due pesi e due misure? Severità e zelo nel giudicare le inesattezze del centrodestra e manica larga nei confronti della sinistra? Secondo il governatore della Lombardia, intervistato da noi, ci si è accaniti su di lui e su altri si è chiuso un occhio. A questo punto si può continuare a rimproverare le persone che hanno agito con leggerezza danneggiando Formigoni e la Polverini, ma bisogna accertare se – al di là delle imprecisioni pur sempre condannabili – i provvedimenti drastici che hanno portato alla bocciatura fossero ispirati al desiderio di azzoppare il Pdl per favorire gli avversari. Fosse così (come pare) sarebbe grave».

IL MANIFESTO titola a tutta pagina su una fotografia di Palazzo Chigi «Chiamate Bertolaso». Al caos liste per le elezioni regionali sono dedicate due pagine interne, la vignetta di Vauro che disegna un Berlusconi in divisa fascista che al titolo «Risolto il problema delle liste» risponde nel fumetto: «Partito unico!». Gianni Ferrara nel suo commento «Inciviltà politica» scrive: «È genetica, perciò strutturale, assoluta e irrimediabile l’incompatibilità di Berlusconi e del berlusconismo alle regole. Incompatibilità che si dimostra clamorosamente anche in questa occasione». E sulle dichiarazioni degli uomini del Pdl scrive che sono «deliranti su forma e sostanza delle elezioni, della democrazia e dei diritti, inquietanti sui rimedi che intenderebbero escogitare agli errori marchiani dei loro addetti alla presentazione delle liste. Rimedi volti a disinformare l’opinione pubblica preparandola però all’ennesima lacerazione della legalità (…)» E continua «Valentino Parlato ha scritto ieri che “c’è da preoccuparsi perché una crisi, anche se del peggior avversario, è sempre una crisi”. Avrebbe ragione se non fossimo in Italia. Un paese che è in crisi da quasi vent’anni. Una crisi profonda dell’etica pubblica, della rappresentanza, della democrazia, dello stato di diritto e dei diritti, quelli sociali soprattutto, come dimostra l’approvazione della legge che espunge dal nostro ordinamento la tutela del lavoro (…)» E conclude: «Si diceva una volta “Dio salvi l’Italia”. Ma un ateo chi deve invocare?».

Lancio in prima de IL SOLE 24 ORE dedicato allo stop di Napolitano, a cui non piace l’ipotesi di un decreto per risolvere il problema liste, listine, governatori e governatrici. Pagina 8 e 9  approfondiscono il tema ricostruendo la giornata per mano di Barbara Fiammeri (“Non passa l’ipotesi decreto”); dando la parola all’opposizione del Pd che nega un tacito accordo con il Pdl per porre fine al pasticcio, e alle preoccupazioni della Lega che, secondo il quotidiano di Confindustria, avrebbe imposto al premier & soci di adottare una linea soft. L’apertura di pagina 9 descrive, invece, il no di Napolitano a qualsiasi ipotesi che tagli fuori l’opposizione. Due brevi articoli sono infine dedicati ai governatori: nel Lazio la lista di Renata Polverini è stata riammessa, al contrario, in Lombardia, il governatore uscente, Roberto Formigoni, annuncia battaglia, ricorso al Tar, e in alcuni casi denuncia manipolazioni ai danni della propria lista da parte dei radicali. Chiude lo “speciale” dedicato dal IL SOLE 24 ORE alla questione liste una breve in cui si raccolgono le opinioni di Giuliano Amato («Un intervento legislativo di emergenza è certamente sgradevole, ma bisogna valutare il male minore»), il quale ipotizza fra le righe lo slittamento delle elezioni. E infine l’editoriale dell’onnivoro Stefano Folli: “Si riconosce ormai che il pasticcio è imputabile per intero agli emissari del Pdl”. Punto a capo.

Il tran tran delle liste elettorali non è un’anomalia italiana, scrive ITALIA OGGI. Secondo il pezzo “Il Killeraggio pre-elettorale ha un precedente”, nel 1996 Barak Obama fece annullare migliaia di firme. Nel gennaio del 1996 il presidente americano, che all’epoca era in corsa per il Senato dello Stato dell’Illinois, si aggiudicò il seggio per mancanza di avversari che erano la senatrice uscente Alice Palmer ed altri tre candidati. Secondo un giornale dell’epoca che ITALIA OGGI ha usato come fonte, le liste degli avversari di Obama «comprendevano nomi in stampatello anziché in corsivo, elettori registrati nel distretto elettorale ma residenti in un altro, firme con il cognome da nubile da parte di donne coniugate». E cosa disse Obama all’epoca? «Se uno non riesce a dirigere una raccolta di firme con successo, questo getta dubbi su quanto potrà essere efficace come deputato». 

Anche AVVENIRE dedica alla polemica politica l’apertura, con il titolo “Voto, caos da scongiurare”. Nelle pagine interne, il titolo punta su “il premier non convince il Colle”. Napolitano sarebbe perplesso sul decreto d’urgenza e preferirebbe che fosse sottoposto un disegno di legge al Parlamento (da approvare in tempi record). Bersani da parte sua chiude la porta a un’intesa con il governo. Un pezzo di spalla spiega che ieri sera ha cominciato a circolare l’ipotesi di uno scambio sulla par condicio, inserendo un comma ad hoc nel decreto che sanerebbe il caos liste: cosa che andrebbe incontro alle richieste dell’opposizione. Formigoni dice: «dopo le elezioni, regole da cambiare», per cui «chi ha già una rappresentanza in Parlamento o in un Consiglio regionale non dovrebbe sottoporsi a tutte queste pratiche burocratiche». 

Anche LA STAMPA apre sul caos liste. “No a decreti sulle liste” è il titolo di apertura “Napolitano frena Berlusconi: occorre un provvedimento condiviso”. Sono 7 le pagine dedicate. Nella prima il giornale torinese analizza la giornata di ieri che si è concluso con l’incontro tra il Presidente del Consiglio e quello della Repubblica. “Rinvio del voto. No di Napolitano a Berlusconi” è il pezzo di Ugo Magri che analizza la situazione. «Fallisce l’assalto a Napolitano. Il Cavaliere si precipita a incontrarlo, accompagnato da un manipolo di ministri, non appena il Capo dello Stato rientra al Quirinale da Bruxelles, stanco del viaggio. Berlusconi vorrebbe dal Presidente il disco verde a un decreto, anche solo ministeriale, per rinviare la data delle elezioni nel Lazio e in Lombardia. L’opposizione alzerebbe le barricate ma pazienza: il premier vuole che si voti per esempio l’11 aprile, in modo da riammettere le liste bocciate… Napolitano scuote la testa, spiega che assolutamente non può consentirlo. Devono ancora pronunciarsi i Tar, eventualmente il Consiglio di Stato, scavalcarli con un atto d’imperio sarebbe una forzatura intollerabile, oltre la Costituzione».
Il retroscena a cura di Amedeo La Mattina titola “E poi mandiamo i soldati per far votare gli afghani” battuta mutuata dal premier che l’avrebbe fatta ieri. Sostanzialmente tutti nel Pdl sono d’accordo sul fatto che vada risolto tutto subito. Ma questo dipende dalla disponibilità del Quirinale. A pagina 4 e 5 La Stampa passa a parlare del caso Lombardia. Dopo una cronaca a cura di Susanna Marzolla “Formigoni all’attacco. Manovra contro di me” in cui sono riportate le denunce di ieri del presidente uscente di Regione Lombardia che aveva parlato di «irregolarità nel comportamento della Corte d’Appello» c’è un interessante articolo di Giovanni Cerruti. “Lo sconosciuto che fa litigare Lega e Pdl” il titolo. «Davanti alle tv, per carità, è una rincorsa di belle parole e buone maniere. Poi basta che si spengano le telecamere e riprendono i capannelli. Ma quale complotto. “È tutta colpa di Doriano Riparbelli!”, grida un ex di An. Non riescono a zittirlo, anche perché questo Riparbelli dovrebbe essere qui, ad esempio è stato lui a convocare Salvini in San Babila. Niente. “Se l’ha detto Ignazio La Russa lo posso dire anch’io, è tutta colpa di Riparbelli che all’ultimo momento è stato messo nel listino!”, insiste quello, personaggio piuttosto noto della destra e della politica milanese, uno che questa piazza la frequentava con La Russa anche da ragazzo, negli anni ‘70 di spranga&coltello». Ma qual è la storia di questo Riparbelli? «Nel listino di Formigoni Governatore compare al posto numero 3, ed è stata una sorpresa. Lì, fino a venerdì, era bello fisso Paolo Cagnoni (“Nel listino c’ero fino all’ultimo secondo”), collaboratore del ministro Sandro Bondi. E invece ecco Doriano Riparbelli, 61 anni, sempre elegante, baffetti, già assessore provinciale a caccia e pesca, attuale occupazione preoccuparsi del palco durante le apparizioni al Nord del Premier Berlusconi, trattenere i fotografi, smistare gli ospiti, allontanare i cronisti. Berlusconiano doc, Riparbelli, voluto nel listino anche da Podestà, presidente della provincia Pdl. Poteva dir di no, Formigoni? Sistemato il fisioterapista di Milanello, l’igienista orale di Berlusconi e il geometra di Arcore, Roberto Presidente si è trovato pure con l’addetto al palco da mettere al sicuro, nel listino di chi verrà eletto senza la seccatura di una campagna elettorale che comunque costa soldi e fatica. “Tutta colpa di Riparbelli”, come gridava l’ex An, perchè a quel punto, venerdì sera, è ricominciata la sarabanda delle 3500 firme da recuperare. Dopo aver messo i loro candidati in coda al listino, non potevano nemmeno chiedere il soccorso leghista. E il pasticcio sarebbe cominciato così. Nella notte tra venerdì e sabato – e qui, su segnalazione dei radicali, si sta muovendo la Procura della Repubblica di Milano – sono partiti sms e telefonate ad amici e simpatizzanti: “Mi dici il numero di un tuo documento d’identità?”. Le firme non accettate sono scarabocchi. Ma in piazza San Babila, quando si accendono le tv, è meglio raccontare l’altra storia. “Offensiva della legalità contro il grave vulnus!”. Arriva l’assessore regionale Stefano Maullu: “Siamo qui per difendere il diritto di voto e per stare vicini a Roberto Formigoni che rappresenta 15 anni di dinamismo”». A pagina 6 spazio all’opposizione, Carlo Bertini firma “Lo stop di Bersani: Non si cambiano le regole in corsa”.  

E inoltre sui giornali di oggi:

RIFIUTI
CORRIERE DELLA SERA – “Condanna europea per i rifiuti in Campania”. Decisione della Corte di Giustizia: «La presenza della camorra non è una scusante». Bertolaso: fatti precedenti alla mia gestione. «Italia condannata dall’Unione europea sull’emergenza rifiuti in Campania. L’accusa: «Non aver adottato tutte le misure necessarie per evitare di mettere in pericolo la salute umana e danneggiare l’ambiente». La Corte di giustizia di Lussemburgo ha accolto il ricorso presentato dalla Commissione europea a luglio 2008. I giudici condannano l’Italia per «non aver creato una rete adeguata e integrata di impianti di recupero e di smaltimento dei rifiuti nelle vicinanze del luogo di produzione»: in questo modo, spiega la Corte, «l’Italia è venuta meno agli obblighi che le incombono in forza della direttiva rifiuti». In Campania i rifiuti ammassati nelle strade, nonostante l’assistenza di altre regioni italiane e delle autorità tedesche, dimostrano «un deficit strutturale di impianti, cui non è stato possibile rimediare». L’Italia ha peraltro ammesso, si legge ancora nella sentenza, che «alla scadenza del termine stabilito nel parere motivato, gli impianti esistenti e in funzione nella regione erano ben lontani dal soddisfare le sue esigenze reali». Risultato? «Restano congelati i fondi comunitari destinati alla Campania e bloccati dalla Commissione europea dopo l’avvio della procedura d’infrazione. In ballo ci sono circa 500 milioni di euro, secondo i dati della Regione, di cui 300 della programmazione 2007-2013 e i restanti dei sette anni precedenti, bloccati da Bruxelles a giugno del 2007». 

SPRECHI
LA REPUBBLICA –  Ampia inchiesta sulle province inutili e sprecone. Dovevano essere cancellate e invece ne arrivano altre 21, alcune delle quali non arrivano a una popolazione di 200mila persone. Quel che però è peggio è che sono enti molto dispendiosi: costano 14 miliardi l’anno (con 4207 amministratori e 61mila dipendenti) e si danno a spese pazze come la spedizione a Milano della province siciliane per il Bit o come la Bat, acronimo che sta per le province pugliesi Barletta, Andria e Trani. Non ha una sede definitiva ma 30 consiglieri, 10 assessori e un preventivo di spesa di 50 milioni.

OGM
IL MANIFESTO – Dopo la decisine della commissione Ue sulle patate ogm viene intervistato José Bové, eurodeputato di Europa Ecologia. Il titolo riassume «È la scelta delle lobby». Nell’articolo si ricorda che Bové in Francia è stato condannato per «sradicamento di colture ogm, coltivate in via sperimentale». Sulla decisone dice: «La Commissione deve uscire dalla sua torre d’avorio e rivedere la decisione. Deve ascoltare i cittadini che non vogliono gli ogm».

AVVENIRE – Editoriale di Giulio Albanese sul business degli ogm. Scrive Albanese: «non sono un tecnico e la stessa Santa Sede non possiede soluzioni tecniche da offrire sul tema, anche se la sua preoccupazione è che la gente possa alimentarsi in modo soddisfacente e che il cibo non venga mai usato come arma di ricatto». E questo è per Albanese «il punto cruciale», poichè «la distribuzione di sementi ogm nelle aree di emergenza nel sud del mondo ha di fatto già determinato la mercificazione della solidarietà. Il vero rischio, denunciato dai missionari, è che i prodotti ogm possano determinare paradossalmente una maggiore insicurezza alimentare, essendo protetti da brevetti. I contadini cioè dovranno comprare le sementi ogni anno e sarà reato ripiantarle.  […] Per ora ai vertici della Fao nessuno ha sollevato la questione». 

NUCLEARE

IL GIORNALE – “Il papà di Greenpeace: «Passate al nucleare»”. Patrick Moore «considerato uno dei padri di Greenpeace» invita l’Italia a passare al nucleare: «”Il nucleare non solo è buono ma fa anche bene, e soprattutto all’Italia che non ha giacimenti di combustibili fossili”. Lo ha detto ieri a Roma nell’auditorium dell’Enel. Ma come uno dei padri di Greenpeace che parla bene del nucleare? Il movimento ambientalista si è affrettato a dissociarsi, “Patrick Moore semina spesso e volentieri informazioni false – fa sapere l’organizzazione -: si è allontanato da noi dal 1985 a causa di gravi dissensi”.  Moore, secondo Greenpeace, «viene finanziato da molti anni dalle industrie del legname e del nucleare e i suoi calcoli sulla riduzione del CO2 grazie all’utilizzo dell’atomo sono sbagliati. Pur raddoppiando il numero di reattori che ci sono oggi sul pianeta il taglio delle emissioni non sarebbe superiore al 5 per cento».

ELEZIONI IN IRAQ
IL SOLE 24 ORE – Roberto Bongiorni scrive a ridosso delle elezioni nel paese arabo del prossimo 7 marzo. Tema: la partecipazione femminile non tanto al voto, quanto alla politica direttamente. Sono infatti ben 1800 le candidate, e i loro risultati potrebbero essere un test importante dei progressi della democrazia in Medioriente.

OLANDA e ISLAM
AVVENIRE – «Come da copione, il leader xenofobo Geert Wilders è uscito vincitore dalle elezioni comunali olandesi. Il suo Pvv è diventato il secondo partito all’Aja e ha battuto i due grandi partiti che finora hanno guidato il paese». Il 9 giugno, alle politiche, Wilders annuncia che il πvv sarà il primo partito d’Olanda. Il Pvv ha per cavallo di battaglia «l’ostilità alla comunità musulmana nel suo insieme, non solo alla sua componente integralista e aggressiva». Napolitano ha commentato che l’ascesa del Pvv «è un segno preoccupante».

GUERRA
IL SOLE 24 ORE – Una breve, un rilancio dell’inchiesta della BBC sulle presunte malformazioni ai bambini di Falluja. Gli Stati Uniti negano ci siano prove al riguardo, ma l’emittente inglese insiste e sostiene che nella città irachena, luogo di duri scontri nel 2004 tra le truppe Usa e gli insorti in cui gli americani utilizzarono fosforo bianco, sono aumentate le malformazioni ai neonati.

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