Sostenibilità

Passaggio Stretto, quel ponte non s’ha da fare

Gli studi di fattibilità non hanno risolto i problemi che solleverebbe un ponte di tre chilometri costruito su una delle zone più sismiche d’europa. ( a cura di Gaetano Benedetto)

di Redazione

In un contesto in cui le priorità sono il potenziamento del sistema ferroviario e l?adeguamento degli assi stradali e autostradali siciliani e calabresi, perché si procede nell?intenzione di realizzare il ponte sullo Stretto di Messina? Un?inutile opera monumentale, un intervento che farebbe scempio, in un?area già deturpata dall?urbanizzazione, delle zone umide, degli ultimi lembi di macchia mediterranea, del paesaggio ancora integro della costa dello Stretto. Si dovrebbe invece promuovere uno sviluppo equilibrato dell?economia, della cultura e delle infrastrutture dell?Italia meridionale, per valorizzare il paesaggio e le risorse ambientali tra Scilla e Cariddi. Progetto poco chiaro Il ponte non serve alla Sicilia e al sistema dei trasporti del Mezzogiorno. Lo Stretto di Messina non è certo il collo di bottiglia dei trasporti tra la Sicilia e la penisola, perché in Sicilia solo metà delle tratte ferroviarie sono elettrificate, e solo 105 chilometri risultano a doppio binario. Perché tra Calabria e Sicilia la rete stradale è ancora oggi insicura e inadeguata. La realizzazione dell?opera non è giustificata né in relazione alle esigenze di trasporto né a uno sviluppo strutturale delle regioni interessate. La sostenibilità economica, inoltre, non è in alcun modo dimostrata. I costi per la realizzazione verranno sottratti a opere più necessarie e urgenti. Non esistono possibilità che l?opera venga finanziata integralmente dai privati. La prospettiva è che sia lo Stato a garantire l?80% dei 5 miliardi di euro necessari, accollandosi i rischi dell?operazione finanziaria e anticipando buona parte dell?investimento pur in presenza di una concessione di durata quasi secolare. C?è il rischio che questo sia l?unico nuovo cantiere al Sud. E sul progetto non c?è chiarezza. Tutti gli studi elaborati finora hanno lasciato irrisolti i principali problemi d?impatto ambientale e territoriale dell?opera. In particolare, permangono molti dubbi sulla tenuta statica e sulla sicurezza del ponte, che dovrebbe essere costruito in una delle aree più a rischio sismico del Mediterraneo. Si tratta di un?opera di inusitate dimensioni che per modalità tecniche (unica campata di 3.300 metri, larghezza di 60,4 metri e torri a terra alte 183) è unica al mondo. E la procedura accelerata prevista dal governo sul progetto preliminare non consente un serio approfondimento sugli aspetti costruttivi ancora irrisolti e sulle infrastrutture di collegamento. Dal punto di vista ambientale, il progetto elaborato dalla Stretto di Messina Spa presentava una serie di difetti del tutto insuperabili, puntualmente illustrati alla commissione competente dalle associazioni ambientaliste. Si tratta della mancanza nello studio di impatto ambientale dei requisiti minimi richiesti dalle norme; della carente informazione al pubblico; della non rispondenza del progetto ai requisiti prescritti dalla normative in tema di lavori pubblici; della carenza di studi geologici, sismici e sulla falda idrica. Ma la commissione ha ignorato questi rilievi e, con un atto contraddittorio, si è espressa positivamente sulla valutazione di impatto ambientale il 20 giugno 2003. Normativa violata È stata violata la normativa in tema di tutela dell?ambiente, dei beni culturali e di procedura di valutazione di impatto ambientale che non ha considerato le possibili alternative ed è stata condotta in violazione del principio di trasparenza e di pubblicità; il ministero dei Beni culturali non si è espresso, e non è stata condotta la valutazione ambientale strategica. Il ponte inoltre non serve all?occupazione. I cantieri procurerebbero solo un lavoro per un tempo limitato ad alcune migliaia di persone, facendo perdere definitivamente il posto ai marittimi che garantiscono i collegamenti dei traghetti. Inoltre il governo sa bene che, a parità d?investimento, la realizzazione di nuove infrastrutture porta meno occupazione della manutenzione e dell?ammodernamento di quelle esistenti. Per le associazioni ambientaliste il ponte sullo Stretto rappresenta la battaglia simbolo per eccellenza visto l?enorme numero di aspetti critici che tutta la questione presenta. Comitato per la Bellezza, Italia Nostra, Legambiente, WWF e Cesia hanno quindi presentato ricorso al Tar chiedendo l?annullamento della delibera Cipe che, il 1° agosto 2003, ha approvato il progetto preliminare per la realizzazione del ponte. In conclusione non si tratta di un?opera sostenibile dal punto di vista economico, sociale e ambientale, né un?infrastruttura strategica per il Paese.

Segretario relazioni istituzionali Wwf Italia


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