Cultura
Pass disabili. Furbetti, scendete
Scandali italiani. In due anni nella capitale i pass sono aumentati del 20%. Perché tanti abusi sui permessi delle auto
Nel Belpaese dalle troppe astuzie, un divieto di accesso scatena le fantasie dei furbetti. Così avviene a Roma, dove quest?anno 1.500 furbetti sono stati beccati a usare il permesso disabili senza averne titolo (accedendo così alle zone a traffico limitato e parcheggiando senza pagare l?obolo) e dove chissà quanti continuano a sfruttare quei ?privilegi? di cui le persone disabili farebbero volentieri a meno. In un immediato futuro potrebbe però accadere pure a Milano: dal 2 gennaio, infatti, si entrerà in centro città solo a pagamento, salvo eccezioni. Una delle quali si chiama «pass per disabili». Anche nella metropoli lombarda potrebbe scatenarsi quella che Franco Bomprezzi ha paventato su queste pagine: «La corsa al permesso».
Certi comportamenti però sono prevedibili e soprattutto prevenibili, anche in quelle giungle d?asfalto che sono le grandi città. Va da sé che occorrerebbe migliorare i regolamenti, inasprire sanzioni che ora sanzionano ben poco e magari usare meglio le opportunità tecnologiche per rendere veramente esigibili i diritti dei disabili.
Le modalità di rilascio
Il primo punto su cui intervenire è il rilascio dei pass. Nella capitale, ad esempio, per avere il contrassegno è sufficiente compilare una domanda, allegando fotocopia del documento di identità, la ricevuta del pagamento e il certificato medico della Asl in cui ci si riferisca testualmente a «una capacità di deambulazione sensibilmente ridotta».
Va bene ridurre al minimo la burocrazia, ma forse non guasterebbe qualche controllino supplementare (per esempio a campione). Tanto più che i dati qualche sospetto lo fanno sorgere. L?Atac, che si occupa dei permessi per conto del Comune, fa sapere che nella capitale al 31 dicembre 2006 si contavano ben 46.993 pass. Circa 6mila in più rispetto al 2005 e oltre 10mila in più rispetto al 2003 (anno nel quale erano attivi 36.750 permessi). Un incremento, in tre anni, che supera il 20% e non risulta compensato dal fatto che dal 2004 all?ottobre 2007 sono stati ritirati (perché decaduti i requisiti di possesso) oltre 10mila permessi. Fortunatamente le statistiche circa la popolazione disabile o con difficoltà motorie non sono così allarmanti. Non sarà che le sanzioni sono a dir poco lievi?
Un caso esemplare
Prendete i 1.500 che usavano i permessi intestati a familiari nel frattempo deceduti (avevano 30 giorni di tempo per restituirli, secondo quanto stabilisce il nuovo Regolamento capitolino approvato nel febbraio 2007). Come il comandante dei vigili appena rimosso da Veltroni, scorrazzavano per Roma in lungo e in largo. Solo che l?hanno fatta franca. Alla fine sono stati individuati grazie a verifiche condotte dall?Atac: «La legge impone un controllo incrociato con l?anagrafe una volta l?anno. Noi lo facciamo tre volte all?anno e questo ci permette di monitorare meglio la situazione», spiega l?ufficio stampa della società.
Ma ai furbetti della società incivile è stato solo ritirato il permesso perché, come conferma la Polizia municipale, si tratta di un «illecito amministrativo». Che non dà luogo a un?azione penale (la quale scatta se il contrassegno è contraffatto).
E i controlli
«Non c?è dubbio», commenta Raffaele Goretti, presidente Faip, la Federazione delle associazioni italiane paratetraplegici, «che questo sia un tema caldo e che andremo incontro sempre più situazioni a rischio. Quando ero consigliere comunale a Perugia abbiamo constatato che l?affluenza nelle zone chiuse al traffico da parte di macchine con permessi per disabili era molto elevata fra la mezzanotte e le tre del mattino. Chi stava guidando?».
Non sarebbe difficile affermare che probabilmente al voltante c?erano i nipoti dei disabili. Ma sarebbero illazioni. Lo spiega con chiarezza lo stesso Franco Bomprezzi: «Il contrassegno deve seguire il disabile, non la macchina. Perciò non è possibile avvalersi dei ?privilegi? dati dal permesso se non si ha a bordo il disabile».
La legge d?altro canto stabilisce che occorre la flagranza. E qui l?asino casca: servirebbero controlli sistematici e a tappeto per potersi accorgere dell?uso improprio del pass. Là dove ci si affida alla collaborazione dei cittadini, non sembra si ottengano buoni risultati. Così a Roma il regolamento stabilisce che se un parente deve viaggiare nella Ztl (Zona a traffico limitata) senza il disabile a bordo (ad esempio se deve andare a prenderlo), è tenuto ad avvisare la polizia municipale. La quale però dal 20 aprile 2007 al 3 dicembre ha ricevuto solo 3.580 telefonate di questo tipo.
E le contromisure
Di fronte al generalizzato abuso dei permessi per disabili e con il rischio che la chiusura dei centri storici produca ulteriori scorrettezze, occorrerebbe adottare delle contromisure. Una che sembra ovvia (ma in pratica non lo è) la raccomanda Bomprezzi: «Quando si rilascia un nuovo contrassegno, ci si deve far restituire quello vecchio. Altrimenti quest?ultimo continua a essere in circolazione».
Poi non sarebbe una cattiva idea tenere più sotto controllo i posti riservati (e constatare se chi parcheggia è il disabile o qualcuno che poi, per dirla con Bomprezzi, «sgambetta allegramente via»).
«Andrebbero inasprite le sanzioni. Il ritiro del permesso è troppo poco. Si dovrebbe sospendere la patente per almeno tre mesi», afferma Paolo Anibaldi, sindaco di Castel Sant?Angelo e responsabile del Coordinamento delle politiche per l?handicap dell?Anci.
Infine, se si volesse andare incontro alle esigenze dei cittadini disabili, occorrerebbe pensare a un contrassegno valido su tutto il territorio nazionale, sfruttando l?informatica. Un punto sul quale Anibaldi e Goretti concordano: «Se ci si sposta dal comune che ha rilasciato il permesso e si deve entrare in una zona a traffico limitato, attualmente occorre telefonare e aspettare l?autorizzazione. Con una banca dati nazionale e un permesso dotato di microchip non sarebbe necessario. E sarebbe più facile monitorare la situazione, intervenendo sugli abusi».
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