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Pasqua

Riuscirà la Pasqua ad emergere dall’orgia di Passion che ci aspetta per la Settimana santa? Noi contiamo di sì. A ragion veduta...

di Alter Ego

C?è un certo sollievo nel dire la parola Pasqua quest?anno. Quest?anno sembrava esserci solo il Venerdì santo con quegli enormi Gesù Cristi insanguinati che incombono dai cartelloni del film di Gibson. Belli, potenti, ad effetto: ma per fortuna dopo di loro viene la Pasqua. Vuol dire passaggio, quello del Mar Rosso per gli ebrei; quello dalla morte alla vita per i cristiani. Nell?un caso e nell?altro Pasqua è dunque una bellissima vittoria della vita. Partita finita, verrebbe da dire. Invece, a differenza della forza prometeica di cui carnefici e vittime devono dar prova nello spettacolo della Passione, la Pasqua è come un venticello impercettibile che non scuote ma stupisce. Pasqua è quell?episodio stupendo che Giovanni racconta nel suo vangelo. Due discepoli se ne vanno tristi verso Emmaus, convinti che quella speranza che aveva acceso i loro cuori giovani, era come tutte le altre speranze, una circostanza passeggera. Pasqua per loro non fu una visione miracolistica, né un?esperienza travolgente. Fu solo uno stupore. Il cuore che si mette a battere in fretta perché al loro fianco camminava un uomo che suscitava un che di speciale. Non osavano pensare che il viandante fosse proprio quell?uomo che avevano, come Gibson, visto appeso crudelmente alla croce. Com?era possibile fosse ancora lui? Pasqua è quella scoperta. Di uno che ha avuto così voglia di vivere da aver osato pensare la cosa più ovvia: risorgere. Non basta pensare, voi direte. Invece la Pasqua si origina proprio da quel pensiero avuto da un uomo duemila anni fa. Per questo, nonostante tutto, val la pena osare di pensarla come lui.


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