Politica
Partito Democratico: nelle mozioni congressuali il Terzo settore è desaparecido
Giustamente, oggi, il direttore de Linkiesta Francesco Cancellato ha lanciato una proposta: “Chiunque vinca il congresso Pd, sia Zingaretti, Martina, o il tandem Giachetti-Ascani, il giorno dopo l’elezione a segretario dovrebbe prendersi, a titolo personale tutte le tessere possibili di ciascun sindacato e di ciascuna associazione del terzo settore presente sul territorio nazionale, cattoliche e laiche, sociali e culturali. Tutte. Sarebbe un piccolo investimento economico, ma un gesto dal valore enorme, non solo simbolico. Perché è lì, soprattutto, che si sta scatenando l’attacco di Lega e Cinque Stelle. È lì, nella distruzione della società organizzata e degli interessi intermediati, che i gialloverdi stanno provando a cambiare i connotati all’Italia” (qui l'artidcolo integrale).
Ha ragione Cancellato, un Partito democratico e di opposizione, oggi, dovrebbe ripartire da qui, dall’Italia impegnata in percorsi di cittadinanza attiva, di giustizia inclusiva, dall’Italia “che ricuce e che dà fiducia“, come ha detto il presidente Mattarella. Partire da questa parte di Paese umiliata da questo Governo con la tassa sulla bontà (a proposito stiamo ancora aspettando la soluzione) e dalla mancanza di interlocuzione e di una stima operativa e non solo a parole.
Purtroppo, però le premesse non sono per nulla buone. Basta leggere le tre principali mozioni congressuali degli aspiranti alla segreteria del Partito Democratico, quella di Nicola Zingaretti, “Prima le persone”, quella del ticket Roberto Giachetti e Anna Ascani “Sempre avanti” e quella di Maurizio Martina, “Cambiare il Pd per cambiare l’Italia”.
Ho interrogato le tre mozioni contanto le ricorrenze delle parole che più mi stanno a cuore: “volontariato”, “terzo settore”, “non profit”, cittadinanza attiva”, “corpi intermedi”, “sussidiarietà”. Parole che del resto sono incise nella nostra stessa Carta Costituzionale. Ecco i risultati.
Mozione di Nicola Zingaretti “Prima le persone” di ben 43 pagine
Zero ricorrenze per la parola “volontariato”, “non profit” e “cittadinanza attiva”. Una sola ricorrenza per la parola “sussidiarietà” (orizzontale, si specifica) e “Corpi intermedi”. Ma se ne parla in contrapposizione a coloro che sostengono che “i corpi intermedi sono sempre inutili e dannosi, quando invece andrebbero innovati e riformati come elemento fondamentale di una democrazia partecipata e forte”.
Quattro le ricorrenze, invece, per “Terzo settore”, citato come attore del welfare territoriale, della lotta alla povertà, della gestione del patrimonio storico e culturale e di possibili progetti per offrire lavori di utilità sociale di disoccupati. Non è una grande visione, al Terzo settore si assegna un ruolo marginale, ma almeno se ne parla.
Mozione Giacchetti – Ascani “Sempre avanti” di 27 pagine
Non va meglio in questa mozione. Questo il risultato delle ricorrenze: Volontariato 1, Terzo settore 1,Non profit 1, Sussidiarietà 0, Corpi intermedi 0, Cittadinanza attiva 1. Nel testo non si va molto oltre l’affermazione di principio finale: “Infine il terzo settore: mentre i nostri governi hanno investito moltissimo nella relazione con i soggetti che in particolare negli anni più duri della crisi economica hanno svolto una funzione fondamentale soprattutto nella relazione con le persone più fragili, il governo giallo-verde ha inaugurato la sua attività tagliando e tassando queste realtà (sopprimendo la riduzione dell’IRES). Dobbiamo opporci con voce ferma al tentativo di colpire il volontariato e il non-profit e tornare a coltivare un dialogo costante e fecondo con questo mondo”.
Mozione Martina “Cambiare il Pd per cambiare l’Italia” di 27 pagine
Anche qui il risultato delle parole ricorrenti è desolante: Volontariato 0, Terzo settore 0, Non profit 0, Sussidiarietà 0, Cittadinanza attiva 1, Corpi intermedi 3. Non andando oltre ad una affermazione di principio: “Proteggere la democrazia vuol dire anche rinnovare i corpi intermedi perché aiutino questo sciame digitale a farsi massa, a farsi azione collettiva per costruire futuro. Negli anni passati, noi abbiamo fatto bene a superare le vuote liturgie della concertazione, ma avremmo dovuto essere più attenti a riannodare i fili del dialogo sociale, affrontando il cambiamento insieme e non contro il sindacato e gli altri corpi intermedi.
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