Politica

Partiti, ma quasi “spariti”

Effetti collaterali di Monti, le difficoltà di tenuta di tutti i partiti: Pd e Pdl ma anche Lega e Idv

di Franco Bomprezzi

Un effetto collaterale dell’ascesa di Mario Monti e del suo governo è sicuramente l’uscita di scena dei partiti, che faticano a conquistarsi uno spazio sui giornali, dominati dalle cronache economico-finanziarie e dalle tabelle esplicative dei provvedimenti varati. E’ interessante perciò vedere come si muovono, quali sono le loro preoccupazioni, come si collocano, nell’era dei tecnici al comando.

“Tutti gli aumenti, la benzina subito” è il titolo a tutta prima pagina del CORRIERE DELLA SERA. Ma già in prima si segnalano due pezzi interessanti: “Il deputato-talpa filma il suk degli onorevoli” di Gian Antonio Stella, e “Sì alla manovra ma i no vincono su pensioni e Ici” di Renato Mannheimer. Il punto sui partiti lo fa come sempre a pagina 3 Massimo Franco nella sua Nota: “Nel Pdl e nel Pd il malessere non rientra. E l’Udc di Casini, deciso a sostenere Monti senza esitazione, lo rileva. Eppure, non esistono rischi di defezioni nella maggioranza trasversale che puntella il governo dei tecnici. Silvio Berlusconi conferma l’appoggio; e lo stesso fa Pier Luigi Bersani per il Pd. Solo che entrambi debbono assorbire le proteste sia contro le tasse sulla prima casa, sia in tema di pensioni. Premono enti locali, pezzi di elettorato, sindacati. Il tentativo di temperare alcuni provvedimenti è già in atto. E la richiesta di alcuni esponenti del Pdl di far pagare l’Ici anche al Vaticano sugli edifici che non sono adibiti al culto, dice quanto la manovra apra crepe mai emerse nel passato. Ma nonostante le apparenze, i margini per cambiare rimangono molto stretti”. Gli orientamenti dei diversi elettorati rispetto ai contenuti della manovra sono monitorati dal sondaggio di Mannheimer, a pagina 21: “Naturalmente, il giudizio positivo verso il presidente del Consiglio varia in relazione all’orientamento politico. È massimo tra gli elettori del centrosinistra (88% nel Pd), assai elevato tra quelli di centro (76% nell’Udc), e costituisce la maggioranza relativa (48%) tra chi vota Pdl. Ma persino tra gli elettori della Lega, che pure è all’opposizione, il 47% esprime una valutazione positiva nei confronti di Monti (a fronte del 50% che gli nega il suo consenso). E il premier è «promosso» anche dal 61% di chi è indeciso su cosa votare o tentato dall’astensione”. Bisogna arrivare alle pagine 24 e 25 perché il CORRIERE si occupi direttamente dei partiti. “Berlusconi al Pdl: siate responsabili” è il titolo che apre pagina 24. Scrive Paola Di Caro: “Il mal di pancia non passa, e l’amarissima medicina prescritta da Mario Monti lo fa perfino peggiorare. Diventa quindi uno sfogatoio l’ufficio di presidenza del Pdl — non troppo affollato a dire il vero — convocato da Silvio Berlusconi per tenere a bada il malumore dei suoi incanalandolo nell’unica direzione possibile: il voto positivo sulla manovra, qualunque cosa contenga, perché «questa non è la nostra manovra, è vero, noi l’avremmo scritta diversamente, troppo facile varare un provvedimento tutto tasse, e anche sullo sviluppo si sono limitati a riprendere le cose che avevamo previsto noi nel nostro decreto sviluppo… Questa è la manovra del governo Monti e deve essere chiaro a tutti. Se sarà possibile cambiare qualcosa su Ici e pensioni ci proveremo, ma alla fine sarà meglio che pongano la fiducia, è la cosa migliore per tutti: siamo un partito responsabile e non ci tireremo indietro», il succo del discorso dell’ex premier”. Si lavora dunque, nei partiti che appoggiano il governo, a ritocchi minimi ed emendamenti concordati: “Sulla manovra restano da chiarire alcune modalità dell’iter procedurale. Ancora ieri sera non era certo che fossero investite tutte e due le commissioni competenti, la V e la VI, con relativi relatori: mentre circolava il nome di Pier Paolo Baretta del Pd per la V commissione, il Terzo polo e il Pdl ancora non avevano scelto tra Nino Lo Presti (Fli) e Gianfranco Conte (Pdl) che della VI è il presidente – scrive Dino Martirano – Tutti i giochi, dunque, si svolgeranno in commissione. In Aula il testo emendato arriverà blindato e il voto di fiducia sul maxiemendamento che uscirà dalle commissioni, più che al governo, fa tirare un sospiro di sollievo ai partiti. Nel Pdl, infatti, si segnalano feroci mal di pancia tra gli ex ministri mentre nel Pd si temono gli emendamenti della Lega e dell’Idv che potrebbero ricalcare vecchie proposte legislative dei democratici. Per dirla con Sergio D’Antoni (Pd), i partiti dovranno almeno dimostrare di «aver provato a rendere più equa questa manovra da 30 miliardi». Invece la Lega prepara solo 15 emendamenti per l’Aula in modo da «non offrire alibi al voto di fiducia». Intanto esplode la polemica a sinistra: “Bersani sfida Di Pietro contrario al governo «Vai per la tua strada»” è il titolo che apre pagina 25. Sintetizza Maria Teresa Meli: “La fotografia di Vasto si è strappata: è il primo effetto del governo Monti nel centrosinistra. L’alleanza a tre, Bersani-Vendola-Di Pietro, infatti vacilla. Era inevitabile nel momento in cui il Pd è entrato in una maggioranza di cui fanno parte il Pdl e il Terzo polo, mentre Sel, fuori dal Parlamento, si schiera con la Fiom e la Cgil, e l’Idv, pur avendo dato il via libera parlamentare a Monti, annuncia che se verrà messa la fiducia non voterà la manovra economica”. Farà scalpore sicuramente la puntata di stasera, su La7, de “Gli intoccabili”, il programma condotto da Gianluigi Nuzzi. Gian Antonio Stella, a pagina 27, ne anticipa il contenuto imbarazzante per la “casta” dei parlamentari: “«Qui è solo tariffa». «La tua quant’è?» Una talpa nel suk degli onorevoli”.

Su REPUBBLICA le reazioni dei partiti finiscono in coda (pagine 10 e 11) allo sfoglio riservato alla crisi finanziaria. “I partiti studiano i ritocchi su previdenza, ici e famiglia. Pd e Idv: frequenze tv all’asta” è il titolo del pezzo a pag 10. Secondo il retroscena di Annalisa Cuzzocrea dietro le quinte Pd, Pdl e Terzo Polo starebbero trattando per trovare l’accordo su due modifiche essenziali: aumento della soglia minima oltre la quale scatta il mancato adeguamento all’inflazione delle pensioni (il Pd vorrebbe portarlo da mille a 1400 euro) e una maggiore detrazione dell’Ici per la prima casa, magari con una franchigia per le abitazioni più piccole. Il governo però accetterebbe modifiche solo a saldi invariati, che secondo il Pd sarebbero da trovare aumentando la tassa dell’1,5 per cento sui capitali scudati. Per Antonio Di Pietro invece i fondi andrebbero rastrellati (parla di 4,4 miliardi di euro) mettendo all’asta le frequenze televisive. “Berlusconi: subito un tavolo per la legge elettorale” è invece il titolo di pagina 11. Tre le condizioni irrinunciabili per il Cavaliere: bipolarismo, preferenze e premio di maggioranza nazionale anche al Senato. Insomma un Porcellum con le preferenze. La sua strategia sarebbe quella di stringere alleanze con Lega e Casini. Che dal canto suo mette le cose in chiaro: chi vuole le elezioni ad aprile è da internare. Infine a piede nella stessa pagina l’allarme del ministro dell’Interno Anna Maria Cancellieri: “«la crisi può favorire il terrorismo»”. 

Su IL GIORNALE la “vecchia politica” dei partiti compare a pagina 8 dove Fabrizio de Feo firma “Il Cav non ci sta: troppe tasse sulla casa”. In taglio più basso il retroscena a cura di Adalberto Signore “Silvio al summit Ppe, Casini geloso dà buca”. In un box Adrea Cuomo intervista Marco Rizzo dei Comunisti-sinistra popolare, “Italia colonia franco-tedesca. Il Pd si vergogni di esistere”. Il giro delle forze partitiche si chiude nella pagina successiva. In taglio alto Roberto Scafuri propone “Di Pietro parla già da divorziato: Bersani? È lontano da chi soffre” mentre in basso un pezzullo che titola “La Lega vuole evitare la fiducia e prepara trappole per tutti”. 

 I partiti sono spalmati all’interno degli articoli de IL MANIFESTO che parlano di pensioni (pagina 4) e di contromanovre (pagina 6) che è del resto l’unico richiamato in prima pagina “Fioccano le contromanovre dentro e fuori il parlamento Litigio Bersani – Di Pietro e il Nuovo Ulivo va in soffitta”. Del resto al prima pagina è dominata dall’apertura sui problemi dell’editoria “Comma da cancellare” titola infatti il MANIFESTO riferendosi al comma 3 dell’articolo 23 della manovra che toglie i fondi all’editoria. Tornando ai partiti se ne parla nel richiamo dedicato alla partecipazione di Monti a “Porta a Porta” “«I margini per cambiare il decreto sono strettissimi». Mario Monti in diretta tv gela le attese dei partiti che stanno studiando gli emendamenti alla manovra. «Non basta che siano rispettati i saldi, il contenuto per noi è in equilibrio così» (…) La ministra del Welfare più disponibile a correggere qualcosa, alzando la soglia delle pensioni indicizzate al costo della vita. Il Pd costretto a ingoiare la medicina più amara, Bersani già rompe con Di Pietro che lo incalza: la base dei democratici non segue più il partito (…)» e a pagina 6 nell’articolo di apertura si sottolinea «(…) a 48 ore dalla prima uscita del governo la foto di Vasto dove Bersani sorrideva accanto a Vendola e Di Pietro è già strappata. A proposito di sacrifici». Nella stessa pagina di taglio centrale si trova l’articolo “Spese militari, patrimoniale, pensioni. Da sinistra partono le contromanovre”, si ammette che «La reazione non è stata fulminea, ma ora le opposizioni da sinistra al governo Monti preparano le loro contromanovre. Dentro e fuori il parlamento, fin qui in ordine sparso (…)» E si dà conto delle proposte di taglio alle spese miliari che arrivano da Idv, Prc e Verdi. Nel sommario si sottolinea anche “A Roma l’intellighenzia discute Tronti «Se non proviamo a fare qualcosa abbiamo già perso» Bertinotti «Ormai capitalismo e democrazia sono incompatibili»”. A pagina 4, invece, un box dedicato al “Dossier Fornero” presenta le proposte di Pd, Pdl e Terzo polo (Fli e Udc) per ammorbidire la manovra sulle pensioni.

Il SOLE 24 ORE dedica una sola pagina alla politica-politica, ma lascia fuori i partiti. Apre infatti con un pezzo sul processo che attende il direttore del Tg1 Minzolini, e di spalla mette un articolo che dà conto di quanto ha detto la ministro della Giustizia Paola Severino sul «pacchetto carcere» che si appresta a varare.

Dedicato alla politica uno degli articoli di commento in seconda pagina di ITALIA OGGI. Titolo: “Gli insulti diurni e gli accordi notturni non salveranno il Pd”. «È comprensibile la riluttanza dei tre partiti che sostengono il governo Monti a mostrarsi uniti dopo anni di reciproche demonizzazioni»: è la partenza del pezzo di Sergio Soave. Che poi argomenta come sarà difficile per il Pd rifiutare gli emendamenti alla manovra che probabilmente presenterà Di Pietro e che ricalcano le richieste che in questi anni il PD stesso ha fatto al governo Berlusconi: patrimoniale e rifiuto di tartassare i pensionati poveri. Per evitare il pericolo di affondare il governo proprio su questi temi, «Bersani ha bisogno di un accordo della maggioranza che stili un emendamento globale concordato con il Pdl». Che ne penserà però la parte più a sinistra del partito del fatto che il Pd appaia «innaturalmente collegato al Pdl»?

Tengono banco su AVVENIRE specifiche e approfondimenti sui diversi temi della manovra Monti, ma qui e là fa capolino anche la politica. Perché entra timidamente nel merito di alcuni aspetti del provvedimento economico. Il punto su cui c’è una convergenza Udc Pdl è “l’inserimento del fattore famiglia nell’Imu”, per il quale si ventila l’ipotesi di un maxi-emendamento da portare in aula. «Per l’Udc il presidente Rocco Buttiglione propone che il governo inserisca nel maxi-emendamento, che sarà appoggiato dai centristi, uno sconto di un anno sull’età pensionabile delle donne per ogni figlio e la modulazione dell’Imu in base al numero dei componenti della famiglia». Mentre Silvio Berlusconi conferma di essere favorevole a un voto di fiducia, dal Pd Bersani frena: «C’è spazio, ci deve essere spazio per modifiche. Non si può certo finire nella confusione, ma lavorare in modo razionale e ragionevole per correggere alcuni punti con più equità». Ma, paradossalmente, più che entrare nel merito della discussione in atto, i partiti sembrano più attratti da discorsi futuri: la riforma elettorale, per esempio. Cui il quotidiano della Cei dedica pagina 6: “Riforma elettorale, prime prove di intesa”, con Berlusconi che incalza: «Dobbiamo aprire subito un tavolo di lavoro che valuti anche proposte di modifiche al Porcellum». Un tema che sembra rianimare le forze politiche. «Casini: ok, ma la nuova legge va insieme alle riforme istituzionali. Franceschini: stop a questo bipolarismo muscolare, va bene anche il proporzionale», e che toglie anche la Lega dal suo recente isolazionismo. Reguzzoni, intervistato, dice: «La Lega ormai balla da sola, ma ci stiamo a riscrivere le regole del voto».

«Erano a rischio gli stipendi». Così titola LA STAMPA, riportando le parole del premier Monti a Porta a porta ieri sera. Scrive Paolo Festuccia: «Bastano poche battute a Mario Monti per chiarire il senso dei sacrifici: «C’era il rischio molto concreto che lo Stato finisse come la Grecia.??Che gli stipendi non potessero essere pagati, che le pensioni non fossero più pagate». Considerazioni dure che si declinano con i dati di una manovra da circa 21 miliardi. Un mix di misure che eleva il conto delle nuove tasse a quasi 18 miliardi (17,9 miliardi di euro), e segna, invece, l’asticella dei tagli di spesa ridotti a 2,3 miliardi dovuti alla compensazione tra tagli e finanziamenti. Nel conto vanno poi aggiunti i 13 miliardi di aumento dell’Iva che potrebbero rendersi necessari se nei prossimi sei mesi non si faranno altrettanti tagli alla giungla delle agevolazioni fiscali: in tutto fanno oltre 34 miliardi di euro. Ma gli italiani, spiega il capo del governo, «sono sicuro che capiranno»; nonostante i rincari violenti del costo dei carburanti «indispensabili», e le «giustificate» insofferenze di questi giorni». Sulla prima della Stampa un commento di Massimo Gramellini alo stile dell’apparizione di Monti in tv: «Contrariamente alle previsioni più cupe, Porta a porta non è riuscita a trasformare Monti in un guitto e neanche in un plastico. È stato Monti a trasformare Vespa in colui che era prima delle infatuazioni barbariche: un giornalista democristiano. Davanti all’esordiente seduto sulla poltrona dei famosi, l’intervistatore non era in piedi né in ginocchio, ma mollemente arcuato come ai tempi di Andreotti e Forlani. Solo che stavolta davanti a lui non c’era un democristiano italiano, ma uno tedesco». Voce anche ai sindacati, che hanno proclamato uno sciopero unitario per lunedì 12: «I sindacati si dicono sono “preoccupati per le conseguenze che la manovra economica ha sui lavoratori dipendenti, sui pensionati e sulle prospettive di sviluppo del Paese”. Per questo, oltre all’incontro con il governo, i leader di Cgil Cisl e Uil, Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti, hanno chiesto un incontro a tutti i partiti «per sollecitare la presentazione di emendamenti alla manovra nel corso dell’iter parlamentare». Emendamenti che i sindacati presenteranno già oggi nel corso delle audizioni previste. Per lunedi 12 dicembre, inoltre, a?scandire le tre ore di sciopero unitario saranno i presidi permanenti davanti alla Camera e al Senato, fino alla conclusione dell’iter parlamentare previsto per la manovra».

E inoltre sui giornali di oggi:

ICI
AVVENIRE – In un contro-editoriale asciutto ma deciso il direttore Tarquinio interviene sul tema dell’Ici, e l’ennesimo attacco alla Chiesa sulla questione dell’esenzione portato dai Radicali. Prima, Tarquinio, rispiega per l’ennesima volta che «le attività com­merciali svolte da enti e realtà riconducibili al­la Chiesa sono tenute a pagare l’Ici sugli im­mobili che le ospitano e tutte le altre imposte previste esattamente come ogni attività com­merciale. Gli immobili di proprietà di enti re­ligiosi dati in affitto sono assoggettati all’Ici e alle altre forme di tassazione come qualunque altro immobile dato in affitto». Quindi, allarga il ragionamento, rispiegando (anche in questo caso) che la questione è cruciale per l’intero mondo del non profit, non solo per la Chiesa Cattolica: «Un’infinità di volte abbiamo chiarito che le esenzioni previste per le attività solidali e culturali svolte senza l’obiettivo di guadagnarci riguardano non solo la Chiesa cattolica, ma o­gni altra religione che abbia intese con lo Sta­to italiano e ogni altra attività non profit di qua­lunque ispirazione, laica o religiosa. Chi dice il contrario mente sapendo di mentire. E chi riaccende ciclicamente la campagna di mistificazione sull’«Ici non pagata» non lo fa per caso, ma perché intende creare confusio­ne e, nella confusione, colpire e sfregiare un doppio bersaglio: la Chiesa e l’intero mondo del non profit. Non sopportano l’idea che ci sia un «altro modo» di usare strumenti e beni. Vor­rebbero riuscire a tassare anche la solidarietà, facendo passare l’idea che sia un business, un losco affare, una vergogna. E vogliono farlo nel momento in cui la crisi fa più male ai poveri, ai deboli, agli emarginati, alle persone comun­que in difficoltà. Sono militanti del Partito ra­dicale e politicanti male ispirati e peggio in­tenzionati. Battono e ribattono sullo stesso fal­so tasto, convinti che così una menzogna di­venti verità. E purtroppo trovano anche eco. Ma una menzogna è solo una menzogna. È questa la «vergogna dell’Ici». 
 
TECNOLOGIA E RELIGIONE
 IL GIORNALE – Luciano Gulli firma “L’India inventa lo smartphone islamico” in cui viene spiegato «ecco anche lo Smartphone islamico, telefonino così intelligente da avere il Gps (che ti dice con lo scarto di un palmo dove sei sul pianeta) sempre puntato sulla Mecca. Dentro la prodigiosa macchinetta, che è stata pensata e realizzata in India, gli acquirenti che temono di apparire troppo moderni e dunque scarsamente devoti ci troveranno la copia integrale del Corano, certe apps come iPray e iQuran e una calcolatrice così furba da stabilire qual è, a seconda dei propri ricavi, la zakat, ovvero il quantum di elemosina da destinare ai meno fortunati, secondo i dettami del Profeta. L’Enmac traduce inoltre il Corano dall’arabo in 29 lingue, include gli insegnamenti di Maometto e una guida per i musulmani indiani sui riti del pellegrinaggio alla Mecca».

DEBITO USA
IL SOLE 24 ORE – Se l’Europa piange, l’America non ride. Il SOLE24ORE ci comunica questo (rassicurante?) messaggio con un interessante affondo che dalla prima porta a pagina 6. Lo firma Mario Margiocco e si intitola “Ma è più pesante il debito americano”. Con l’aiuto di un bell’infografico si vede infatti che sia il debito pubblico pro capite, sia quello privato pro capite sono molto superiori negli Usa che nell’Eurozona (rispettivamente, oltre 50.500 euro contro 23.500, e 31.700 contro meno di 20.000); peccato che, di converso, il Pil pro capite americano sia molto più alto (36.500 euro contro 26.400), e questo spiega perché l’America comunque può vantare punti di forza superiori ai nostri: crescerà di più, e non soltanto per i numeri ma anche per una capacità demografica che l’Europa si sogna. Altri punti di forza degli Usa sono: «una banca centrale collaudata, nella pienezza dei suoi poteri (…); un unico, e non 17, centro di decisione politica».

EUROPA
LA STAMPA – Un’esclusiva della STAMPA sul piano salva-stati. Scrive Zatterin da Bruxelles: «Herman Van Rompuy arma il bazooka anticrisi. In attesa della proposta Merkozy che dovrebbe calare domani sui tavoli bruxellesi, il presidente del Consiglio Ue ha pronta la sua cura da cavallo dell’Eurozona. Il fiammingo propone di stringere il governo della moneta unica sino ad attribuire «poteri straordinari» alla Commissione, «o a un’altra autorità», per costringere un paese a prendere «le misure fiscali necessarie per assicurare la stabilità dell’eurozona». Le misure comprendono il ricorso a sanzioni automatiche e il lancio di un quasi Fondo monetario europeo, attraverso la trafsormazione dello strumento anticrac permanente (Esm) in banca, secondo alcune fonti anche con la possibilità di accedere anche ai contributi della Bce.  E’ una ricetta decisa. Ma i tempi non sembrano richiedere nulla di meno».

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