Politica
Partiti attenti al boomerang del 2 per mille
Ecco tutte le criticità di un sistema di finanziamento che il non profit conosce molto bene
Il fatto che il Governo guardi al comparto non profit nel cercare di trovare soluzioni adatte al finanziamento pubblico dei partiti è circostanza che, più che beffare il non profit stesso, un po’ dovrebbe inorgoglirlo alla luce dell’ormai lungo cammino percorso con il cinque (o forse tre o due ….) per mille e dell’esperienza maturata nel prendere confidenza con un simile canale di finanziamento.
Non vorremmo però che si commetta l’errore di pensare al sistema del cinque per mille come quello più facile da attuare. Attenti, eh!
Ben sapranno i nostri politici, a fronte delle infinite campagne informative in tal senso realizzate in questi anni, quante problematiche porta al seguito simile sistema di finanziamento e pensare di mutuare il “per mille” per il finanziamento dei partiti politici potrebbe infatti far incorrere questi ultimi in tutta una serie di problematiche che, non ce ne vogliano, abbiamo pensato qui di ricordare onde evitare che la politica che ha “ferito” per anni il comparto non profit ignorando le richieste di aiuto sul tema specifico, si ritrovi a “perire” sotto la stessa spada.
E così, ci permettiamo di suggerire:
- di non fare troppo affidamento sulla percentuale inizialmente fissata (2 per mille?) perché un tetto previsionale di spesa previsto per esigenze di copertura finanziaria potrebbe alla fine rivelarsi un vero e proprio taglio di aliquota (dal due scendereste forse all’uno o allo zero virgola qualcosa!);
- di non fare troppo affidamento sulla neutralizzazione di quel tetto sulla base di una sentenza della Corte Costituzionale che sostiene che il “per mille” donato, una volta destinato dal contribuente, perde la sua natura di imposta per diventare una vera e propria erogazione liberale rispetto alla quale lo Stato dovrebbe limitarsi a trasferire il denaro, perché potrebbe succedere che un parere decisorio del Consiglio di Stato, dopo molti anni, assuma una posizione diametralmente opposta sostenendo che si tratta in ogni caso di imposte e che quindi quel denaro può anche fermarsi nelle casse dello Stato!;
- di non fare ovviamente troppo affidamento sui tempi dell’incasso perché, almeno nell’esperienza del non profit, fare i conti e vedere “chi ha dato, a chi, che cosa” richiede all’incirca due anni (ma questo sembra sia già noto vista l’idea di un’applicazione progressiva del sistema);
- di non fare affidamento sull’eventualità di poter verificare “chi ha dato, a chi, che cosa” perché i dati che vengono pubblicati ogni anno riguarderebbero solo il numero delle preferenze che ogni partito avrebbe acquisito e l’importo complessivamente corrispondente a quelle preferenze ritrovandosi il partito nell’impossibilità di affermare ad un proprio sostenitore di aver incassato il suo due per mille;
- di non fare troppo affidamento sulla stabilità di questo sistema di finanziamento soprattutto se introdotto con la dizione “a titolo sperimentale”;
- di non fare affidamento sul questo sistema se vi è una minima possibilità che nei due anni successivi alla realizzazione dell’attività politica, si possa litigare e sciogliere il partito: la verifica dell’effettivo svolgimento dell’attività politica avverrebbe nel momento del potenziale incasso (all’incirca due anni dopo) e non con riferimento all’anno in cui il contribuente vi ha voluto sostenere (barrando la casella della sua dichiarazione dei redditi) con la conseguenza che i soldi non vi arriverebbero mai.
In sostanza, ci permettiamo di suggerire di valutare attentamente la convenienza del sistema con tutte le sue complicazioni anche perché le successive modifiche dello stesso, a quanto pare, sono quasi impossibili (almeno questo sembra la politica abbia risposto in questi anni di richieste del comparto non profit!).
Ultimo suggerimento: la disposizione sul tema fatela scrivere al comparto non profit. Loro sapranno ascoltarvi.
Leggi anche “Per il 2 per mille due minuti, per il 5 per mille 7 anni non bastano!” dal blog di Riccardo Bonacina, La Puntina
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