Cultura

Parte “Siamo qua”, coop di baby sitter immigrate

Sarà operativa da novembre a Bologna. Composta da donne del kosovo, marocco e altre nazionalità, sostenuta dalla Caritas, sarà associata a Confcooperative

di Benedetta Verrini

Sarà ufficialmente operativa da novembre ?Siamo qua?, cooperativa di baby sitter immigrate, presentata nei giorni scorsi a Bologna (di cui Vita magazine ha parlato nel n.40, dedicato agli asili). Nata nell?ambito del progetto ?io apprendo, io lavoro: noi creiamo impresa?, promosso dalla Caritas diocesana e gestito da Aeca e Ciofs/Fp-Er Bologna, per aiutare le mamme che lavorano in orari insoliti e per dare un lavoro a donne che non lo hanno. E anche per fornire un servizio di custodia dei bambini in orari non coperti dal servizio pubblico. La coop sarà associata a Confcooperative e partirà il servizio ricreativo per bambini tra 0 e 3 anni e di custodia per i piccoli da 3 a 6 anni; sia a domicilio, sia presso la parrocchia di S.Antonio da Padova (zona Dozza). Oltre alle donne straniere (provenienti da Kosovo, Iraq, Filippine, Perù e Marocco), entreranno a far parte della cooperativa come soci fondatori anche alcune persone della Caritas e la cooperativa sociale “La Piccola Carovana” che sosterrà le ragazze nella fase di avvio del servizio e per la gestione amministrativo-pedagogica nei primi tempi di sviluppo dell´attività. Il progetto è stato finanziato dal fondo sociale europeo e attraverso il consorzio “Noicon”. ?Si tratta di straniere in condizione di grande fragilità, ma dietro questa fragilità – ha detto don Giovanni Nicolini, direttore della Caritas diocesana – ci sono delle risorse”. Queste donne hanno “personalità speciali”, capaci di fare di una “condizione di solitudine” qualcosa che ha “favorito relazioni e collaborazione. “Da loro è nato qualcosa che nella nostra società non esiste, perché – ha continuato don Nicolini – o esiste il servizio pubblico o esiste la solitudine, oppure ancora c´e´ la cultura dei nonni. Ma questa iniziativa può essere interessante anche per le signore italiane. Questo e´ un regalo che delle donne straniere fanno a loro stesse e a noi”. Nel corso del convegno di presentazione del progetto Flavia Franzoni Prodi, docente di organizzazione dei servizi sociali all´Università di Bologna, ha sottolineato che il progetto non va visto “ne´ come un modo per riparare i guasti prodotti da un sistema produttivo che chiede sempre più tempo alle famiglie o come un qualcosa di sostitutivo rispetto a qualcosa che dovrebbe essere fatto da altri”. Il progetto Caritas e´ una risorsa da integrare in una rete di opportunità chiamata a salvaguardare “i diritti dei bambini e conciliare le difficoltà tra tempi di lavoro e di famiglia”.


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