Welfare

Part-time, precari, redditi bassi, i più colpiti.

Il responsabile del dipartimento lavoro delle Acli, Stefano Tassinari, commenta con preoccupazione i dati Istat sulla disoccupazione, salita ad ottobre all'11,1% e per i giovani al 36,5%

di Redazione

«Ci aspettano mesi e anni duri, dove la fatica di vivere sarà sempre più forte e diffusa. La situazione è sempre meno sostenibile spiega Tassinari-. All’aumento della disoccupazione va aggiunto l’impoverimento del lavoro che ancora resiste: part-time, impieghi precari, redditi bassi. Non ci sono purtroppo ricette magiche. Il nostro Paese sconta ritardi e contraddizioni resi drammatici da una crisi che mette in discussione l'intera globalizzazione e il modo stesso di concepire lo sviluppo e l'economia».
 
«Ma non è il tempo dello sconforto, piuttosto della responsabilità», aggiunge il responsabile delle Acli per il lavoro, invitando ad agire in due direzioni. «La prima è quella della solidarietà e dell'equità, della condivisione. Bisogna mettere un argine alla sfiducia. Bisogna dare un chiaro messaggio che nessuno viene lasciato solo, che insieme ce la possiamo fare: cittadini, parti sociali, istituzioni. Anche la parte più ricca del Paese ha interesse che il disagio non scoppi e che ci sia un forte sistema di protezione sociale, innovativo e non assistenziale, fatto di sostegno al reddito e percorsi di riqualificazione e ricollocamento, magari anche di redistribuzione del lavoro che c'è. Per esempio, si potrebbero facilitare le uscite graduali, part-time, di quanti si sono visti prolungare la soglia del pensionamento, a fronte dell’ingresso di un giovane. Oppure si potrebbero rilanciare maggiormente le forme dei contratti di solidarietà, dove a fronte di meno lavoro si riducono gli orari».
 
«La seconda direzione in cui muoversi – continua Tassinari – è quella di un profondo rinnovamento del sistema economico e produttivo, che utilizzi meglio le risorse umane e ambientali di cui il Paese dispone. Partendo dall’emersione del lavoro nero, arrivando allo sviluppo di buona occupazione nei servizi (assistenza agli anziani e servizi alle famiglie in primis), fino al ripensamento di una politica industriale che guardi alla green economy, che sappia fare delle scelte su quali sono le vocazioni che il Paese deve coltivare».

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