Cultura

Parole leggere come francobolli

di Maria Laura Conte

Sono come francobolli, le parole. Leggeri, servono a trasferire contenuti, inviti, solleciti, dichiarazioni d'amore, fino alla partecipazione di nozze, di nascita, di morte. Servono, nel senso proprio che sono utili, utensili. Accompagnano il flusso delle nostre vite, le segnano, a volte le sorprendono .

Il costo di un francobollo è scarso, si compra per pochi centesimi alle Poste. A volte però accade un imprevisto, un errore soprattutto, e il suo prezzo va alle stelle (quanto sono bistrattati gli errori, e invece).

Tuttavia la riduzione di un francobollo a questione di soldi è una bestemmia per chi è appassionato di filatelia: basta ascoltare un collezionista pochi minuti, mentre sfoglia i suoi album, e si realizza quanta storia, quanta geografia e perfino geopolitica può condensare un piccolo quadrato di carta dai bordi seghettati . Sono vicende di eroi ed esploratori, di scienziati e poeti, di guerra e di pace, di natura e di pianeti, di dolori e traguardi. E non registrano i francobolli solo fatti passati, ma ne possono anche scatenare di nuovi, proprio come le parole. Il più recente? La tensione tra l'Iraq e la Turchia che lo scorso marzo chiese di ritirare un francobollo celebrativo della visita del papa da Bagdad a Erbil e Mosul, per come erano riportati i confini del Kurdistan iracheno.

È dalle relazioni in cui si incardinano che estraggono il loro potenziale effettivo: relazioni tra persone di luoghi ed epoche diverse, tra generazioni, tra famigliari.

Come avvenne per il Gronchi Rosa : si chiama così il francobollo celebrativo stampato nel 1961 in occasione della visita in Perù del presidente Giovanni Gronchi. Venne messo in vendita il giorno di Pasquetta. Ma era fallato : il grafico che lo aveva disegnato aveva usato un atlante superato, che non teneva conto dei confini cambiati dopo l'annessione del triangolo amazzonico. Ne scaturì una protesta ufficiale del consolato peruviano, per cui venne ritirato dal commercio. Il Gronchi Rosa fu sostituito dal Gronchi Grigio e chi lo aveva comprato in quell'unico giorno di disponibilità si ritrovò un piccolo tesoro raro, del valore di migliaia di euro, da conservare e custodire per i nipoti.

Quei nipoti, sessant'anni dopo, ascoltano il nonno raccontarne la vicenda e restano a bocca aperta. Sorpresi si affacciano a un'epoca che non esiste più: quella di Gronchi, ma anche della filatelia e di tradizioni che hanno lasciato traccia in un francobollo conservato come una reliquia, in un album pieno di altri brani di storia a puntate. Proprio in forza di quella relazione, nonno-nipoti, cucita attorno alla narrazione, il Gronchi Rosa diventa ancora più prezioso, acquista spessore e senso.

Perciò sono come francobolli le parole: ci servono, trasportano avvisi, dichiarazioni, conflitti, sentimenti. Da sole sarebbe mera sequenze di sillabe, morte, mentre vivono nelle relazioni tra persone di carne. Da queste si ricaricano ogni volta di nuova forza espressiva, estraggono il potenziale creativo, il loro principio attivo.

Andiamo a cercare insieme

Le parole per parlare

G. Rodari, S. Endrigo

Quante parole ci scambiamo a distanza, ormai non sappiamo più misurarle. Le tonnellate di chat, email, messaggi social che girano tra i nostri device, case, città, continenti. Qualcuno ha provato pure a calcolarne l'impatto ambientale, e non è risultato così lieve: pare che solo 8 email inviate producano le stesse emissioni di anidride carbonica di una corsa in auto di 1 chilometro. Immaginando la valanga di posta elettronica di un'organizzazione intera, si arriva all'equivalente dell'inquinamento di un jet in volo transatlantico.

Quali di queste parole scambiate restano solo “inquinamento”? Quante restano fuori da una relazione, ridotte a un gioco digitale astratto? Dal passato torna in mente la ninfa Eco delle Metamorfosi di Ovidio: rifugiata in una caverna, parole ripetute senza corpo e senza interlocutore, priva di relazioni autentiche, si consumava nel vuoto, fino a diventare una pietra.

Le parole ci dicono, ci (stavolta come complemento oggetto) parlano, ma hanno bisogno di noi in costante relazione, di incontro, di persone presenti che si sfiorano e occupano prossimità. Perfino se escono sbagliate , a volte, possono diventare patrimonio, innescare cose buone.

Tutta quella massa di sillabe scambiata su social e whatsapp senza incontro ci distrae, ci consuma come Eco. Un po 'ci tradisce.

Quando invece il nonno racconta del Gronchi Rosa ai nipoti, e tutti stanno chini sul racconto-ascolto, si spiano, si toccano: quella relazione in presenza anima il piccolo francobollo, che diventa un'eredità. Una promessa che spalanca.

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