Economia

Parole e immagini di una comunit

Il libro/ La cooperativa Animazione Valdocco di Torino ha scelto di festeggiare i suoi primi dieci anni facendo parlare di sé i suoi operatori e i ragazzi accolti

di Chiara Sirna

Una foto, uno sguardo, anche solo un ragazzo accovacciato su un divano, in un anonimo pomeriggio invernale. Sotto, a fare da commento, invece di normali didascalie ci sono espressioni reali, esclamazioni, rumori, risate. È così che la cooperativa sociale Animazione Valdocco di Torino ha scelto di festeggiare i suoi primi dieci anni di attività. Facendo parlare di sé i suoi operatori e i ragazzi accolti nella propria comunità per minori. Come? Con un libro di foto scattate da due fotografi professionisti, che hanno vissuto un giorno intero insieme ai ragazzi per farli poi rivivere autonomamente nei racconti delle immagini. «Slegati per prima volta da un percorso educativo ritagliato su misura», spiega il responsabile della comunità Alfa Apodis gestita dalla coop Valdocco, Beppe Quaglia, «e ritratti invece in momenti di vita quotidiana». «I testi che accompagnano le immagini sono nati da espressioni ad alta voce degli educatori, che hanno potuto vedere le foto solo in un secondo momento», aggiunge Quaglia, «abbiamo proprio registrato e trascritto le reazioni nella loro impulsività perché l?obiettivo era proprio quello di rendere la normalità nella sua dimensione quotidiana». E l?utilità invece? «Intanto fare in modo che i minori in comunità non vengano necessariamente legati a fatti scabrosi di cronaca, ma inizino ad essere visti come ragazzi normali«, spiega Quaglia, «in secondo luogo per costruire una sorta di storia e memoria dei servizi sociali sul territorio e infine per far sì che gli operatori stessi si rapportino ai ragazzi con un approccio che non sia necessariamente analitico, come sempre avviene, ma spontaneo». E anzi, proprio per fare in modo che l?esperimento non restasse lettera morta, la comunità ha raccolto le immagini nel volume I rumori del giorno, da distribuire nei convegni a tema, ma anche ai colleghi dei servizi sociali. «Facciamo un po? nostro il principio guida di Carlo Ginzburg », racconta Quaglia per spiegare anche il perché di quest?iniziativa, «che diceva che in qualunque ambito scientifico il discorso sul metodo ha valore solo quando è una riflessione a posteriori su una ricerca concreta, non quando si presenta come una serie di prescrizioni a priori». E il libro senza dubbio aiuta ad aprire una riflessione concreta sui ragazzi che ogni giorno vivono in comunità. Ma anche a capire, attraverso un occhio indiscreto ed esterno, come vivono e come si rapportano con gli spazi che li ospitano e con i propri compagni.


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