Economia

Parola d’ordine: qualità. Arrivano i nuovi standard

Welfare sanitario: viaggio nelle regioni alla ricerca delle buone pratiche. Qui Veneto

di Davide Nordio

Dal 2007 in Veneto verranno introdotti nuovi standard per l?accreditamento delle realtà che si occupano dei servizi alla persona. L?obiettivo è semplice e ambizioso: garantire un livello di qualità uguale in tutto il territorio. L?argomento è stato al centro di un incontro promosso a Padova da Federsolidarietà-Confcooperative del Veneto per porre all?attenzione anche alcune problematicità che possono emergere da questa novità che non riguarderà solo i settori di intervento ?classici? ma anche i servizi in aiuto alle nuove povertà o agli immigrati. La cosa avrà sicuramente un impatto notevole soprattutto per le cooperative sociali, che in Veneto gestiscono il 50% delle strutture per i servizi alla persona: «Anche per questo», spiega Simone Brunello, coordinatore regionale di Federsolidarietà, «abbiamo chiesto di istituire un tavolo dedicato alla regolamentazione dell?autorizzazione e dell?accreditamento, che veda insieme rappresentanti delle istituzioni e rappresentanti della società civile. E la proposta ha avuto una risposta positiva da parte dell?assessore regionale al Sociale, Stefano Valdegamberi». Le cooperative giudicano molto positivo l?inizio di un percorso che garantisca una miglior qualità dei servizi, ma vogliono vederci ben chiaro sulle norme attuative e sulle modalità di certificazione: «Ad esempio», continua Brunello, «è necessario conoscere quanto prima quali saranno i tempi per adeguarsi ai nuovi standard: un tempo troppo limitato non potrebbe consentire ad alcune realtà di poter essere accreditate». In nome della sussidiarietà Un continuo confronto tra Regione e mondo della cooperazione per Federsolidarietà è lo strumento con cui potrà essere realizzato quel progetto di ?welfare integrato? da cui è scaturita anche la nuova legge regionale sulla cooperazione sociale, proposta da Confcooperative e recepita praticamente alla lettera dalla Regione con il voto favorevole di tutti gli schieramenti politici: una legge nella quale le cooperative non forniscono solo servizi ma in nome della sussidiarietà sono una delle gambe su cui si reggono gli interventi sociali. Tornando agli standard che certificheranno la qualità delle realtà del privato sociale in tutti i loro aspetti, dalla gestione del personale alla sicurezza delle strutture, e che dovranno essere scrupolosamente rispettati per essere accreditati a svolgere i servizi, il convegno padovano, come abbiamo detto, ha anche evidenziato alcuni punti critici: tra questi l?incompatibilità fra legge regionale e legge settoriale dell?infanzia, l?assenza della figura dell?educatore nelle strutture diurne per anziani, il numero non sufficiente di operatori previsti nelle comunità alloggio per disabili (dove è previsto un rapporto operatore-utente di 1 a 1,8) e l?assenza di linee guida per le strutture che operano nell?ambito della psichiatria. Anche su queste osservazioni, l?assessore Valdegamberi ha dato la massima disponibilità al confronto. Il nodo risorse Ma c?è un ?nodo strategico? su cui si gioca tutta la vicenda dell?accreditamento da parte delle cooperative: ovvero le risorse finanziare per ottemperare gli standard. «Abbiamo accolto come una novità positiva la loro introduzione», dice Ugo Campagnaro, presidente di Federsolidarietà Veneto. «È davvero importante che vengano introdotti dei criteri per certificare la qualità dei servizi offerti. Gli standard devono essere però ?sostenibili? per le nostre cooperative, che per adeguarsi ai requisiti chiesti dalla Regione non possono essere costrette a sobbarcarsi costi esorbitanti». Costi che spesso non hanno a che fare direttamente con le spese per l?ammodernamento delle strutture o per il personale, ma indirettamente, ovvero gli alti interessi richiesti dalle banche per i prestiti a realtà che non possono offrire adeguate garanzie, come appunto le cooperative sociali: «Non chiediamo finanziamenti a fondo perduto», conclude Simone Brunello, «quanto invece strumenti che permettano ad esempio l?abbattimento dei costi bancari. Questo potrà essere ottenuto con il coinvolgimento, oltre che della Regione e degli enti locali, anche degli istituti bancari e delle fondazioni». L?appello è lanciato: si attendono risposte.

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