Lega del Filo d'Oro

Parola di coach: il volontario è un allenatore di potenziale

I volontari della Lega del Filo d'Oro, riuniti a Jesi nel loro 11esimo Forum, incontrano il mental coach di Gianmarco Tamberi. «Due mondi uniti dalla capacità e dalla necessità di vedere sempre il potenziale, l’area di possibile miglioramento. E in cui la felicità non sta tanto nel “risultato” - che passa - ma nel “viaggio” compiuto insieme», dice Luciano Sabbatini

di Sara De Carli

Sapete quanto dura la felicità per aver vinto un oro olimpico? «Gli esperti dicono tre mesi. Sembra la cosa più pazzesca del mondo e invece… passa così in fretta. Quello che resta invece per un atleta è la felicità del viaggio. Allo stesso modo, quando un volontario dona il suo tempo, sta facendo questo viaggio: è quello ciò che resta, al di là del risultato raggiunto o non raggiunto». Sono le parole che Luciano Sabbatini – mental coach di Gianmarco Tamberi, campione olimpico ai Giochi di Tokyo 2020 e campione del mondo ai mondiali di Budapest 2023 – ha consegnato ai quasi 200 volontari della Lega del Filo d’Oro che dal 24 al 26 novembre si ritrovati insieme a Jesi, per l’undicesimo Forum nazionale dei volontari. Titolo: “Tempo: dono prezioso”.

Luciano Sabbatini, mental coach di Gianmarco Tamberi, parla ai volontari della Lega del Filo d’Oro

Il suo mestiere, accanto a grandi campioni dello sport, è quello di «trasformare il chronos in kairos, il tempo quantitativo dei minuti che scorrono nel “tempo giusto”, che è sempre frutto di una scelta individuale, a volte non del tutto spiegabile razionalmente: quella che ti porta a fare la cosa giusta al momento giusto. E anche questo mi pare che abbia a che fare con la scelta di essere volontario». In passato, Sabbatini è stato a sua volta un volontario della Lega del Filo d’Oro. Due mondi uniti dalla capacità e dalla necessità di vedere sempre «il potenziale, l’area di possibile miglioramento», che è l’altra riflessione che Sabbatini ha consegnato. E in cui la felicità – appunto – «non sta tanto nel “risultato”, che passa, ma nel “viaggio” compiuto insieme».

Sapete quanto dura la felicità per aver vinto un oro olimpico? Tre mesi. Quello che resta invece per un atleta è la felicità del viaggio. Allo stesso modo, quando un volontario dona il suo tempo, sta facendo questo viaggio: è questo ciò che resta

Luciano Sabbatini, mental coach di Gianmarco Tamberi

Il Forum dei volontari per la Lega del Filo d’Oro è un appuntamento fisso, che si svolge ogni tre anni: un momento di festa, di incontro, di conoscenza, di rilancio. Tutte emozioni palpabili oggi, a maggior ragione dopo che la decima edizione si era tenuta solo online per via del Covid. Il 2022 invece – e poi a maggior ragione l’anno in corso – aveva già visto una significativa ripresa del volontariato in presenza, in particolare con il ritorno dei soggiorni estivi, in cui i volontari hanno da sempre un ruolo centrale. In totale, i volontari attivi sono stati 465 (+23% sul 2021), per un totale di 31.542 ore di volontariato donate, che hanno contribuito al miglioramento dell’inclusione sociale di ospiti e utenti della Fondazione.

Nel programma della tre giorni, anche la visita al nuovo Centro Nazionale di Osimo, inaugurato a marzo dal Presidente della Repubblica: in questi giorni è previsto il momento più delicato, quello del trasferimento degli ospiti sordociechi e pluriminorati psicosensoriali negli appartamenti residenziali, in piccoli nuclei da quattro persone dove ciascuno avrà la propria camera con bagno. 

Foto di gruppo davanti al Centro Nazionale di Osimo

Istantanee di felicità

Clelia Milani da molti anni è volontaria a Lesmo, dove la Lega del Filo d’Oro ha un Centro Residenziale e una Sede Territoriale: con Franco – racconta – condivide la passione per Guccini e per la storia. Con Erica invece la chiave per comunicare è la poesia. Insieme hanno letto l’Odissea, I Promessi Sposi, l’Inferno… “Cantami o diva del pelide Achille l’ira funesta…” recita Franco. «Mai avrei pensato di fare un’esperienza così profonda e di ricevere un dono così grande, l’amicizia», dice Clelia.


In platea anche Daniele Orlandini, presidente del Comitato dei Familiari della Lega del Filo d’Oro e Roberto Costantini, direttore generale della Fondazione

Adriano Galbusera frequenta la sede di Lesmo dal 2018, dopo la pensione. «Sono entrato dicendo “Io vengo qui, taglio il prato, faccio dei lavoretti ma non chiedetemi un impegno a contatto con le persone sordocieche, non mi sento in grado», ricorda. Poi invece ha incontrato Manlio e appena l’educatrice glielo ha presentato lui, dalla sua carrozzina, l’ha tirato a sé e gli ha dato un bacio: «Il “rituale del giovedì” con Manlio, l’uscita per fare la spesa, il caffé al bar, la sigaretta… oggi per me è qualcosa di irrinunciabile. La sigaretta di Manlio per me è l’immagine della gioia di vivere».

Il “rituale del giovedì” con Manlio, l’uscita per fare la spesa, il caffé al bar, la sigaretta… per me è qualcosa di irrinunciabile. La sigaretta di Manlio è l’immagine della gioia di vivere

Adriano Galbusera, volontario

A Manlio si è aggiunto Stefano, che «non si arrende mai»: per Adriano lui oggi è «semplicemente un amico. È naturale per me invitarlo quando festeggio il compleanno, quando organizzo una cena o una gita, solo perché stiamo bene insieme. E la cosa più bella, forse inaspettata, è che anche i miei amici lo fanno».

Alessandro Marone, volontario della Lega del Filo d’Oro, sede di Pisa

E poi c’è Alessandro Marone, 36 anni, volontario a Pisa: insieme a Novara, l’ultima aperta dalla Lega del Filo d’Oro. «Ho iniziato un anno e mezzo fa, conoscevo la Lega del Filo d’Oro per fama e avevo fatto diverse esperienze di volontariato, ma mai con la disabilità. Eppure quel giorno in cui sul Lungarno mi è capitato in mano il volantino che annunciava il corso di formazione per volontari è scattata una molla, ho chiamato subito. Devo dire che quando ho iniziato sentivo forte il desiderio di dare una mano, rendermi utile, aiutare… ora invece tutto questo è secondario. La verità è che ogni uscita è una scoperta, mi regala qualcosa: si è creato un rapporto umano che non immaginavo». 

Quando ho iniziato sentivo forte il desiderio di dare una mano, rendermi utile, aiutare… ora tutto questo è secondario. La verità è che ogni uscita è una scoperta, mi regala qualcosa: si è creato un rapporto umano che non immaginavo

Alessandro Marone, volontario

I volontari che fanno bene

Rossano Bartoli è il presidente della Lega del Filo d’Oro: dopo una vita professionale tutta all’interno della Fondazione, dopo la pensione è tornato ad essere volontario, come quando nel 1968 si è avvicinato per la prima volta alle persone sordocieche, a 18 anni. Non sono molte le realtà che organizzano un evento di tale portata dedicato ai propri volontari, con quasi 200 persone che vengono da 12/13 regioni italiane e che per tre giorni stanno insieme fra di loro ma anche con una parte del personale dell’Ente: è uno sforzo organizzativo non da poco. «Incontrarsi, stare insieme e condividere le diverse esperienze è qualcosa che permette di rafforzare lo spirito di appartenenza alla Lega del Filo d’Oro: con le testimonianze ciascun volontario trasmette il suo sentire, il suo modo di interpretare il proprio ruolo… Incontrare periodicamente tutti i volontari per certi versi è qualcosa di dovuto, come segno di gratitudine nei loro confronti, ma allo stesso tempo è un investimento per qualificare ulteriormente la presenza dei volontari nella Fondazione: siamo convinti che la presenza dei volontari va a beneficio delle persone sordocieche, delle famiglie ma anche del personale», spiega il presidente Bartoli.

Alla Lega del Filo d’Oro siamo convinti che la presenza dei volontari va a beneficio delle persone sordocieche, delle famiglie e anche del personale

Rossano Bartoli, presidente Lega del Filo d’Oro

L’impatto positivo dei volontari su persone sordocieche e pluriminorate psicosensoriali è intuitivo, meno forse quello sugli operatori: «Il percepire che ci sono persone di diverse età, esperienza personale e professionale che decidono di essere accanto a loro nell’attività di riabilitazione, assistenza e educazione… è sempre un aiuto: porta freschezza e dimostra che tanta gente, fuori, ci è vicina e apprezza il lavoro che stiamo facendo», risponde Bartoli. 

Rossano Bartoli, presidente della Lega del Filo d’Oro, chiude i lavori dell’11 Forum nazionale dei volontari

E se dinanzi ad una persona che non vede e non sente il “come faccio?” sembra un ostacolo, nella realtà basta avvicinarsi a questo mondo per scoprire che comunicare è più semplice di quel che si pensa. «Abbiamo visto tantissime volte che anche quei volontari che si avvicinano dicendo faccio l’autista, sto al banchetto, non mi sento capace… nel giro di pochissimo tempo si accorgono che le barriere alla comunicazione sono più nostre. È chiaro che c’è un periodo di formazione sulle caratteristiche della persona sordocieca, sul modo di rapportarsi con lei, sul come comunicare con i diversi sistemi… ma alla fine tutto è molto più semplice di quanto si crede dall’esterno. È un volontariato per tutti? Sì». 

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