Welfare

Parmalat: riesame Tanzi, avidà alla radice del male

"Radice di tutti i mali è l'avidità del denaro'': è con questa frase di Lutero tratta da San Paolo che i giudici del Riesame di Bologna riassumono la caduta del patron della Parmalat

di Redazione

”Radice di tutti i mali e’ l’ avidita’ del denaro”: e’ con questa frase di Martin Lutero tratta da una lettera di San Paolo che i giudici del Riesame di Bologna riassumono l’ avventura finanziaria e la caduta del patron della Parmalat Calisto Tanzi, andato per anni ”a caccia di arricchimenti sempre piu’ sfrenati” con espedienti truffaldini che hanno avuto ”un effetto devastante sull’ economia nazionale e sulla credibilita’ del nostro sistema d’ impresa”. Ma che soprattutto, ”hanno distrutto anni di sacrifici e di risparmi” di decine di migliaia di risparmiatori. ”Un male non curabile, per il quale l’ accaparramento di ricchezze diviene nefasta attivita’ fine a se stessa, immeritevole di altre spiegazioni”, scrivono i giudici nelle motivazioni con cui hanno deciso che il patron della Parmalat deve restare in carcere. Carcere che, anche per la sua brevissima durata (”che non ha potuto sortire alcun effetto dissuasivo”), secondo i giudici del Riesame rappresenta ancora, allo stato attuale, ”il solo rimedio atto ad impedire che Tanzi prosegua nelle proprie gravi condotte illecite”. Il Collegio presieduto da Libero Mancuso sottolinea infatti la ”consapevole e frenetica attivita’ truffaldina” costituita dall’ insieme delle condotte poste in essere ”con grande affiatamento da Tanzi e dai suoi associati”. Espedienti truffaldini avvenuti ”nel disprezzo del mercato” e con atteggiamento ”sopraffattorio” verso decine di migliaia di risparmiatori che avevano fiducia nella Parmalat e che invece sono stati ‘traditi’ dagli imputati ma soprattutto da Tanzi, ”in combutta con i suoi familiari”. Di fronte a un ”cosi’ riprovevole atteggiamento morale e materiale”, i giudici ritengono dunque che il carcere sia per ora l’ unico rimedio per impedire a Tanzi di reiterare i reati. Il Tribunale sottolinea anche il ”profondo disprezzo” mostrato dal patron della Parmalat verso i piu’ elementari principi di rispetto delle regole del mercato e dei risparmiatori e il suo ”persistente rifiuto” di prendere atto della gravita’ di quanto commesso, testimoniato – scrivono – dal comportamento processuale di Tanzi, ”teso a svilire e impoverire” la gravita’ dei fatti’ e a ”coprire luoghi ed entita’ dei profitti illeciti accumulati per anni”. E a questo proposito, i giudici ricordano come Tanzi abbia mostrato ”estrema dimestichezza e spregiudicatezza” nel muoversi in un mercato finanziario che si e’ contraddistinto ”per le insufficienze legislative”, nel porsi al centro di ”sofisticate manipolazioni e frodi finanziarie”, facendosi garante di un’ assenza di controlli potrattasi per anni” e di come abbia messo ”tale professionalita”’ al servizio di pratiche illecite. Ma l’ atteggiamento processuale scelto da Tanzi, ”rivolto ad occultare l’ insieme delle spericolate operazioni contabili che hanno consentito devastanti sottrazioni di denaro” – afferma ancora il Riesame – lo mette anche in condizione di inquinare le indagini, dato che di quelle operazioni conosce i meccanismi piu’ riposti e puo’ cosi’ ”impedire ulteriori accertamenti”. L’ altro motivo per cui i giudici ritengono che Tanzi debba stare ancora in carcere e’ il pericolo di fuga: le forti somme di denaro distribuite in banche straniere e societa’ off shore tuttora ignote e inaccessibili agli investigatori – spiegano i giudici – potrebbero indurlo a scappare, sottraendosi anche agli arresti domiciliari, e a rifugiarsi all’ estero in Paesi che lo mettano al sicuro dalle richieste di estradizione. E a questo proposito il Tribunale cita il precedente del viaggio compiuto da Tanzi proprio alla vigilia del suo arresto tra le Cayman, il Centro America e l’ Ecuador. Alla luce del quadro indiziario ”di particolare gravita”’ a carico del patron della Parmalat, dunque, per i giudici del Riesame ”non possono permanere dubbi” sulla contestazione della associazione per delinquere e del ruolo di ”protagonista assoluto” rivestito da Calisto Tanzi, al quale vanno attribuiti di conseguenza, ”essendone stato il massimo approfittatore”, i reati di bancarotta fraudolenta e i falsi indicati dal Gip di Parma nel provvedimento di custodia cautelare. Quanto all’ accusa di calunnia nei confronti della Lehman Brothers (in concorso con l’avv.Zini), per i giudici bolognesi si tratta di condotte dolosamente volte ”a scaricare su altri la crisi finanziaria verticale” che attraversava la Parmalat, ”ad occultarne la cause, ad ingannare risparmiatori e organi di vigilanza”.


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