Famiglia

Parma, panettoni Ogm free

La Battistero si è dotata di una certificazione che garantisce una produzione esente da alimenti transgenici

di Giampaolo Cerri

Panettoni, pandori e colombe ma tutti rigorosamente “Ogm free”. La Battistero Spa di Parma ha voluto certificare la propria pasticceria come esente da aliementi transgenici. L’azienda ha reso noto di aver ottenuto a questo scopo la certificazione Sgs. che Ogm. «L’aspetto più significativo», ha spiegato Barbara Ellena, responsabile assicurazione qualità della Battistero, « è la maggiore attenzione verso i fornitori. L’azienda si è fatta carico del controllo su ogni fornitore, affinché tutti i partner siano in grado di rispettare i parametri imposti». Tra le curiosità, è stata creata appositamente per la Battistero una linea di produzione di margarina. Il processo che ha portato alla certificazione, attraverso le analisi e l’applicazione della cosiddetta rintracciabilità all’interno della filiera, è iniziato nel maggio 2001 e l’obiettivo, nonostante la complessità delle procedure, è stato realizzato in tempi brevi. «Era importante ottenere al più presto questo riconoscimento qualitativo», ha aggiunto Ellena, «così come stiamo lavorando ad altre certificazioni che riguardano qualità e ambiente». La Battistero, che ha 50 dipendenti più un massimo di circa 350 stagionali, ha chiuso il 2000 con un fatturato di 56 miliardi, mentre per il 2001 la quota prevista è di 66 miliardi, con una produzione che quest’anno dovrebbe raggiungere i 13.500.000 pezzi. Oltre ai prodotti cosiddetti tradizionali, la società ha lanciato anche una nuova gamma di torte in diversi gusti, che sta avendo performance molto soddisfacenti. Partner nell’operazione che ha portato alla certificazione Sgs, è stata la «Gelati Srl», società parmense di ingegneria, consulenza e certificazione. «La collaborazione con Battistero ci ha permesso di essere presenti in un progetto innovativo», ha spiegato Massimo Gelati, presidente dell’omonimo gruppo, «occorre infatti guardare alle nuove frontiere dell’industria alimentare a cominciare dal rapporto con la grande distribuzione internazionale che impone nuovi parametri specifici. Un esempio? Gli ultimi standard inglesi che tengono conto anche del benessere dell’animale che viene allevato».


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