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Parma, il “gioiellino” degli scandali si rivolge ai soliti noti

di Antonio Sgobba

I residenti lo chiamano “il tubo della stufa”. Un vermone di metallo lungo 180 metri e pesante più di mille tonnellate. Il nome ufficiale è Ponte Nord. È costato 71 milioni di euro, di cui 25 stanziati dal Comune di Parma. «Per costruirlo hanno sventrato un’area residenziale, buttato giù alberi, rosicchiato giardini, ingabbiato condomìni, cementificato cortili», dice chi vive lì. È un ponte singolare, dovrebbe collegare via Europa a via Reggio, ma per ora da lì non parte e non arriva niente. Pochi giorni fa il commissario Mario Ciclosi ha rinviato l’attesa inaugurazione. Le due estremità sembrano lontane: da una parte dovrebbe esserci l’Europa con la sede dell’Efsa, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, trionfalmente insediata in città nel 2002. Dall’altra Reggio Emilia. Lì se si parla di ponte, viene in mente quello di Calatrava. Se si parla di Comune si ha a che fare con una delle amministrazioni modello italiane, guidate dal presidente Anci, Graziano del Rio, che è riuscito a creare, nonostante i tagli e i tempi duri per i Comuni, un modello di welfare cittadino d’avanguardia.

I tecnici, per forza
Da questa parte del ponte, invece, si è sperimentato in modo clamoroso il naufragio della politica e l’era dei tecnici in anticipo sui tempi. A settembre ? dimesso il sindaco Pietro Vignali dopo che la sua giunta era stata falcidiata da scandali e arresti ? era stata mandata a guidare il comune l’attuale ministro dell’Interno, Anna Maria Cancellieri. Due mesi dopo la guida è passata a Mario Ciclosi. Anche lui ha dovuto adottare misure lacrime e sangue. C’era da risanare il Comune indebitato: Imu e Irpef ai massimi. Pressoché immediata sospensione di quello che era considerato un “gioiellino” della pubblica amministrazione: il cosiddetto “Quoziente Parma”, il quoziente familiare che prevedeva sgravi fiscali per le famiglie numerose. Nessuno si stupisce del fatto che, a differenza di Monti, Ciclosi non abbia ricevuto richieste di rimanere oltre la scadenza del suo mandato. Anzi. I parmigiani non vedono l’ora di lasciarsi alle spalle i sacrifici. Qualcuno però dovrà pagare i debiti accumulati dalle precedenti amministrazioni. Il Ponte Nord non è l’unica opera faraonica che vede questa Parma commissariata. C’è anche la stazione, pensata per una città da 400mila abitanti in una che non ne ha neanche la metà, poi ci sono palazzetti dello sport, una maxipasserella per bici, la “Scuola Europea”. In totale il sindaco Vignali (Ppi, Udc, poi lista civica con sostegno Pdl) ha lasciato ai suoi successori debiti per 600-630 milioni. Frutto di una “finanza creativa” inaugurata già dal suo predecessore, Elvio Ubaldi (Dc, poi Ccd, poi lista civica), che aveva dato il via alla pratica di creare società partecipate esterne che agivano in outsourcing e senza i vincoli che il Comune avrebbe dovuto imporre.

A volte ritornano…
Ora ci si prepara alle elezioni. I candidati sono 11, ma i sondaggi parlano di una sfida a due. Sembra favorito il centrosinistra guidato dall’attuale presidente della Provincia, Vincenzo Bernazzoli: lo danno tra il 40 e il 45%. Venti punti dietro c’è proprio Elvio Ubaldi, già sindaco dal 1998 al 2007, sostenuto da una lista civica e dall’Udc. Il centrosinistra invece sperimenta una versione geneticamente modificata della cosiddetta “foto di Vasto”, con alleanza Pd-Sel-Idv. A sostegno di Bernazzoli c’è infatti una lista che si definisce “civica” ma che è composta da esponenti di Fli. A guidarla c’è Maria Teresa Guarnieri, ex assessore ai Servizi sociali della giunta Ubaldi.
Già ora si può trovare facilmente uno sconfitto: il Pdl. Fino a qualche mese fa alla guida della città, oggi avrebbe percentuali a una cifra e il suo candidato, Paolo Buzzi, non arriverebbe neanche al ballottaggio. Anche se all’ultimo minuto è arrivato il sostegno di una lista che fa riferimento a Francesco Saverio Romano, il “responsabile” ex ministro dell’Agricoltura, che sarà processato con rito abbreviato per concorso esterno in associazione mafiosa. Non si direbbe il modo migliore per far dimenticare gli 11 arresti che avevano portato alle dimissioni di Vignali.
Se si guardano i programmi si trova un punto in comune: quasi tutti propongono il ripristino del Quoziente Parma. Destra, sinistra, centro. Ma che cos’ha di così importante questo provvedimento? Tecnicamente è un «coefficiente correttivo di tariffa». Nel 2010 il Comune di Parma era stato il primo a introdurlo in Italia. Lo scopo era rimodulare le tariffe comunali e l’accesso ai bandi in modo da renderli più “a misura di famiglia”. Maggior peso ai carichi familiari, cioè al numero dei figli, alla condizione lavorativa dei genitori, alla presenza di anziani, di persone con disabilità, di figli in affido, e alla condizione di monogenitorialità. «Ne abbiamo visto la bontà nella pratica. Tutti hanno riconosciuto che si trattava di una misura equa e flessibile», dice Alfredo Caltabiano, responsabile per Parma dell’Associazione nazionale famiglie numerose. Per questo gli aspiranti sindaco ci tengono a metterlo in primo piano nei programmi. Peccato che siano stati anticipati sul tempo da Ciclosi. Il commissario ha ripristinato la misura qualche giorno fa, sarà applicata in particolare a «nidi e spazi bambini, scuole dell’infanzia e centri estivi». I politici sarà meglio che si inventino qualcos’altro per far dimenticare il “tubo della stufa”.

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