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Parlano Edo Patriarca e Giampiero Rasimelli. Forum: il nostro new deal

I due portavoce uscenti, anticipano i contenuti della loro relazione e del manifesto programmatico per il prossimo triennio. La sfida?

di Riccardo Bonacina

Si comincerà con l?elezione del consiglio nazionale e, poi, si eleggeranno i portavoce, il tesoriere e il coordinamento. Il Forum del Terzo settore celebra il 4 e il 5 dicembre la sua assemblea nazionale di rinnovo del mandato. Si vota, ed è già una bella notizia. Dal 2000 (anno della precedente assemblea) ad oggi, il Forum ha vissuto una forte crescita in adesioni e consensi: nel 1999 rappresentava 77 organizzazioni nazionali di volontariato, dell?associazionismo di promozione sociale, del mondo delle ong, della cooperazione sociale, dell?associazionismo sportivo e culturale, oggi ne fanno parte 106 organizzazioni.
Una crescita non solo quantitativa ma in pluralità di storie, anime culturali, esperienze, istanze. Alla vigilia dell?assemblea nazionale ci incontriamo con Edoardo Patriarca (50 anni, una storia nell?Agesci di cui è stato presidente) e Giampiero Rasimelli (49 anni, una storia nell?Arci di cui è stato presidente), i portavoce del Forum. In questi tre anni, a loro è toccato il compito di dar voce alle posizioni espresse nei coordinamenti, portarle nelle audizioni parlamentari, rappresentarle nei tavoli di confronto con il governo. A loro è toccato il compito di tenere le fila di un mondo vivace e in crescita, e insieme di promuoverlo sia a livello centrale che locale. A Rasimelli e Patriarca chiediamo quale bilancio presenteranno in apertura di assemblea.
Giampiero Rasimelli: In questi anni avevamo un compito fondamentale: quello di rappresentare il Terzo settore italiano. è stato un percorso di legittimizzazione in cui abbiamo rafforzato e tutelato quanto era già stato costruito, ma anche iniziato percosi nuovi come quello per il riconoscimento giuridico dell?associazionismo di promozione sociale e dell?impresa sociale. Abbiamo interloquito con governi diversi e con logiche politiche e istituzionali diverse, abbiamo superato molti esami, ma mi pare che la spinta propositiva, l?autonomia del nostro percorso e l?unità del Terzo settore, non solo sono usciti indenni, ma si sono rafforzati. E questo è un grande risultato. L?unitarietà del nostro lavoro, a differenza di quanto accaduto altrove, ne è addirittura uscita rafforzata: ultimo esempio è il documento di giudizio radicalmente negativo sulla Finanziaria 2004 votato all?unanimità da organizzazioni davvero diverse per storia e cultura.
Edoardo Patriarca: In questi anni abbiamo dovuto più volte difendere il valore dell?autonomia di fronte al bipolarismo italiano, sempre pronto a tirarti per la giacca e a guardarti e considerarti solo nella logica dell?amico o nemico. Difendere l?autonomia dei nostri percorsi e della nostra realtà dalla politica non significa essere neutrali o, peggio, indifferenti, ma difendere la nostra capacità autonoma e non strumentale di fare proposte e dare giudizi. Il Forum del Terzo settore in questi anni è stato un tavolo di lavoro prezioso in cui associazioni diverse si siedono per costruire piattaforme unitarie e degne (basta leggere i nostri documenti su Forum Permanente Terzo Settore). Piattaforme in cui l?interesse generale viene prima di quello particolare. Infine, lasciatemi dire come la nostra unità abbia mantenuto negli anni una grande capacità di attrazione, la nostra è un?unità inclusiva e ancora interessante, lo dimostra il crescere delle adesioni. Anche questo non era per nulla scontato. Credo che, anche rispetto alla stagione dei movimenti, abbiamo rappresentato un punto fermo capace di durare nel tempo, abbiamo costruito un luogo e una casa per tutti.
Vita: Vi apprestate a celebrare il rito primo di ogni percorso partecipativo: le elezioni della rappresentanza del Terzo settore. Sarà anche un rito sostanziale?
Rasimelli: Contribuire all?affermazione di una democrazia partecipativa è una delle nostre vocazioni più autentiche e sentite. Si tratta davvero di un tema nostro, nel senso che abbiamo lavorato per tenere ferma la trasparenza democratica delle nostre associazioni, un dovere e una qualità fondamentale delle nostre esperienze. Ma non è solo un fatto interno, si tratta di capire se c?è un interesse generale a che si affermi nel Paese un progetto che sia motore di rinnovamento istituzionale, attore di una più articolata rappresentanza sociale. Non è solo un problema delle nostre organizzazioni l?estensione del tessuto democratico del Paese; è una sfida che noi rilanciamo a tutti: alla politica alle istituzioni, alle altre parti sociali, ai movimenti della società italiana. Il tessuto democratico e associativo è una risorsa del Paese.
Patriarca: Credo che il Terzo settore sia oggi portatore di un vero e proprio modello di costruzione di leadership che abbiano reali mandati dalla base. Nel nostro caso si tratta di un consenso che si fonda sui percorsi partecipativi e su elezioni. Un consenso che esprime leadership capaci di costruire ponti, convergenze, posizioni comuni pur nella diversità di identità.
Vita: Quali sono le sfide che il Forum dovrà ora affrontare?
Rasimelli: Credo che si possa inaugurare una nuova stagione per il Forum: quella di proporsi come attore del cambiamento, come vero motore d?innovazione sociale e istituzionale. Credo sia importante cominciare ad esprimere con più forza quale visione abbiamo del Paese in generale. Per esempio dobiamo dire a voce alta che la sussidiarietà è un concetto per difendere e allargare le prestazioni del welfare, per qualificarle e rafforzarle e non per dismetterle. O ancora, vogliamo un?iniziativa europea per la riforma delle istituzioni internazionali che superi la totale assenza di questi anni e consenta all?Unione di essere un motore della riorganizzazione e dell?estensione della democrazia mondiale e vogliamo la pace tra i suoi valori fondanti e non come obiettivo, vogliamo un?Europa protagonista di una forte politica di cooperazione internazionale. Ecco, il nuovo servizio che il Forum potrà dare all?associazionismo sarà quello di impegnarlo in battaglie di cambiamento.
Patriarca: La sfida oggi è quella di diventare un soggetto maturo non solo nella rappresentanza ma nella capacità di intercettare i nuovi bisogni del Paese per dare risposte innovative. Penso in particolare a quello spazio pubblico in cerca di un?azione che abbia a cuore il bene di tutti, il bene comune. Ambiti come la gestione del patrimonio artistico e culturale, la formazione, il patrimonio ambientale, l?animazione del tempo libero. Chi progetta e gestisce i beni pubblici in questo Paese? Noi lo possiamo fare, possiamo dare il nostro contributo, senza presunzioni ma senza paure, perché vogliamo che i beni pubblici si moltiplichino a vantaggio di tutti, mentre c?è chi invece vorrebbe metterci le mani sopra per prosciugarli. Per questo l?unità del Forum deve oggi trovare ulteriore forza guardando oltre se stessa. Attorno a queste sfide fondamentali dobbiamo cercare di costruire alleanze strategiche con i tanti interlocutori che incontriamo nella società italiana.

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