Welfare

Parla Victor M. Soto Alvarado. “Mai più”, il grido della società civile

Il membro della pastorale giustizia e solidarietà di Quetzaltenango racconta il difficile cammino della riconciliazione.

di Stefano Arduini

“Guatemala nunca mas”, (“Guatemala, mai più”). Dietro questo grido si nascondeva la speranza di rinascita di almeno 6 milioni di indigeni. Un?invocazione che, nei mesi successivi alla firma degli accordi di pace nel 1996, la Chiesa cattolica locale attraverso il Remhi (Progetto per il recupero della memoria storica, sotto l?egida dell?Onu) ha trasformato in un eccezionale rapporto sulle violazioni dei diritti umani registrate in 36 anni di conflitto. Victor Manuel Soto Alvarado (nella foto) è un uomo minuto e coraggioso. Da 8 anni, in qualità di membro della pastorale di Giustizia e solidarietà di Quetzaltenango e Totonicapan si sposta come una trottola da una comunità indigena all?altra per raccogliere le testimonianze delle migliaia di vittime silenziose. Un?attività che può costare molto, talvolta anche la vita: dopo l?assassinio di monsignor Juan Gerardi, avvenuto nel98, molti attivisti per i diritti umani hanno infatti scelto di fare un passo indietro. Vita: Mentre il neoeletto presidente Óscar Berger firma un accordo con il Fronte repubblicano guatemalteco, il partito del dittatore e genocida Efraín Ríos Monnt, cosa ne è del rapporto Guatemala nunca mas? Victor M. Soto Alvarado: Quei 4 tomi raccontano l?impatto che la violenza politica ebbe a livello individuale, familiare, comunitario e nazionale e quali furono i meccanismi dell?orrore pianificato dalla repressione. Oggi quel documento è lettera morta. Rimane vivo il nostro impegno per restituire alla società nazionale la sua storia. Vita: Così si riaprono vecchie ferite? Soto Alvarado: La verità è una condizione indispensabile per ottenere la riconciliazione, unica via per far sì che certi errori non si ripetano. La gente non può difendere qualcosa che non conosce. Per questo andiamo nelle comunità a spiegare cosa sono i diritti umani e diamo lezioni di diritto guatemalteco. Così i contadini possono difendersi senza ricorrere agli avvocati. Cosa impossibile per i costi. Vita: Che realtà trovate? Soto Alvarado: Il recente cambio di governo ha intensificato le violazioni dei diritti collettivi. Il passato esecutivo di estrema destra diretto da Ríos Monnt e legato al narcotraffico e alla mafia dei sequestri non aveva mai provveduto a sgomberare le piantagioni, occupate dai campesinos che reclamavano lo stipendio. Negli ultimi 4 mesi ci sono stati invece 20 sgomberi. I proprietari sono familiari dell?attuale classe dirigente. In questi casi la giustizia funziona ancora. Vita: Come reagiscono gli indigeni? Soto Alvarado: La priorità è il cibo: non hanno molto tempo per sedersi intorno a un tavolo a discutere. Vita: Avete alleati nella società civile? Soto Alvarado: Lavoriamo con le chiese presbiteriane e non abbiamo mai chiuso il dialogo con i politici: la nuova maggioranza ha nominato Rigoberta Menchù ambasciatrice degli accordi di pace. Purtroppo manca ancora l?appoggio della borghesia urbana, decisiva nelle elezioni, ma troppo terrorizzata per schierarsi.


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