Non profit

Parla un ideatore della riforma. Una ventata di modernit

"Semplificazione, più spazio alle imprese sociali, meno per istituzioni come Oxford". Intervista a Simon Hebditch.

di Carlotta Jesi

Terzo settore inglese cambia rotta. Dopo 400 anni di assistenzialismo, ora punta dritto verso l?impresa sociale. Grazie a una riforma che spinge gli enti senza scopo di lucro a intraprendere attività commerciali e che addirittura propone due nuovi status legali per aiutare il non profit a essere un po? più impresa e un po? meno charity: la Charitable Incorporated Organisation e la Community Interest Company.
Ne parliamo con Simon Hebditch, policy director dell?organizzazione non governativa inglese Charity Aid Foundation, che ha partecipato alla stesura di questa riforma.
Vita: Partiamo dalla Charitable Incorporated Organisation: cos?è e perché a una charity converrebbe diventarlo?
Simon Hebditch: è un nuovo statuto legale studiato apposta per le charity. Sono i suoi stessi membri che dovrebbero scegliere di diventarlo perché limita eventuali responsabilità dei suoi dirigenti. Molte charity oggi scelgono di costituirsi in una Company limited by guarantee: uno status legale che non è studiato apposta per le loro esigenze e con regole di governance che non si addicono a una struttura governata dai suoi stessi membri. Per non parlare del fatto che diventando una Company limited guarantee devono sottostare a una doppia legislazione e a doppi doveri, verso la Charity Commission e verso la Companies House.
Vita: E le Community Interest Company?
Hebditch: Un nuovo status legale pensato per le imprese sociali e per le piccole comunità che fanno business: consentirebbe loro di essere riconosciute come una precisa entità all?interno del Terzo settore, le aiuterebbe ad accedere a nuove forme di finanziamento e anche a ottenere incentivi fiscali o fondi da parte dello Stato.
Vita: Che fine faranno grandi charity-aziende come le università di Cambridge e di Oxford?
Hebditch: Come altri enti che promuovono l?educazione, dovranno passare il benefit test. Cioè provare che sono utili a tutti e non solo a pochi privilegiati. Dovranno dimostrare che aprono le porte del sapere anche a matricole che appartengono alle classi sociali più basse.
Vita: Come è stato accolto il rapporto dal Terzo settore?
Hebditch: Bene, modernizza le charity e ci porta nel Ventunesimo secolo.

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