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Parla Umberto Ranieri, Ds per l’astensione. Iraq, smettiamo di sognare

Per l’Unità è uno "Schifani qualsiasi". Lui ribatte: "Chi teme la forza abbandona il Paese a terroristi e bande di nostalgici".

di Ettore Colombo

Capogruppo Ds in commissione Difesa, ex sottosegretario agli Esteri, il migliorista Umberto Ranieri è stato talmente sbertucciato da un giornale ?amico? sulla questione Iraq, che è dovuto intervenire il suo antico maestro Giorgio Napolitano a difenderlo. Si trattava del Manifesto, forse? O di Liberazione? Macché, si trattava dell?Unità e in particolare del suo direttore Furio Colombo che l?ha paragonato, per le sue posizioni sulla guerra, “a uno Schifani qualsiasi”. Ma cosa avrà detto, Ranieri, di tanto terribile? Innanzitutto che la posizione più giusta, per il centrosinistra, sul voto che deve rifinanziare la missione militare in Iraq è quella dell?astensione, e cioè quella che, alla fine, sarà adottata, almeno dalla lista unitaria (anche se i no, da parte della minoranza di sinistra diessina, non mancheranno). Ma poi, soprattutto, che la presenza militare in Iraq, anche se sotto vincoli giuridici internazionali più cogenti degli attuali, serve alla ?stabilizzazione? del Paese. Infine, che una forza politica che oggi è opposizione ma domani aspira al governo il problema ?dell?uso della forza? deve porselo. Parole che Ranieri ribadisce a Vita nel giorno della strage di sciiti in Iraq e in Pakistan nella ricorrenza dell?Ashura, che ha segnato il micidiale ritorno in campo degli uomini di Al-Qaeda, sui quali si sono subito appuntati i sospetti per i sanguinosi attacchi con un bilancio provvisorio (mentre questo numero va in tipografia) di oltre 200 morti e 600 feriti. Vita: La posizione dei Ds e della lista unitaria, alla Camera, sull?Iraq sarà quindi quella dell?astensione? Umberto Ranieri: Credo di sì e credo anche che quella dell?astensione sia la scelta più equilibrata e ragionevole. Anche se personalmente resto convinto di qualcosa di più e cioè della necessità di mantenere il contingente militare italiano nella regione. Un suo ritiro sarebbe, in questo momento, sbagliato e controproducente. Ciò non toglie il giudizio negativo sulla politica seguita dal governo nell?appoggiare l?intervento armato in Iraq. Vita: Dunque lei crede nell?azione ?stabilizzatrice? dei militari italiani in Iraq? Ranieri: Io credo che un ritiro militare immediato lascerebbe un vuoto che sarebbe colmato dal terrore. Il processo di stabilizzazione e di pacificazione della regione, però, va accompagnato, questo è certo, da un?assunzione di responsabilità piena dell?Onu, anche se già con la risoluzione 1511 le Nazioni Unite autorizzano la presenza in Iraq di una forza multilaterale a comando unificato per un arco di tempo definito e in vista del definitivo passaggio di poteri all?autorità civile irachena. Un processo realizzato solo in parte ma che bisogna aiutare. Vita: Non è che pensa che anche la guerra fosse giusta? Ranieri: No, io credo che l?intervento armato degli Usa per disarcionare Saddam e il suo regime sia stato un errore. Resto contrario alla guerra e a come è stato gestito il conflitto. Ma il punto, oggi, è un altro: la pacificazione e stabilizzazione della regione. Il ricorso alla forza è tema drammatico e scelta impegnativa, da parte della comunità internazionale, ma non può essere mai disancorato dal diritto. Vita: C?è chi vuole dare schiaffi a Fassino e chi invita a non manifestare per la pace, il 20 marzo? Ranieri: Quella degli schiaffi è una vicenda penosa su cui non vorrei tornare ma le posso dire che no, io non andrò alla manifestazione per la pace perché non ne condivido la piattaforma e le parole d?ordine. Anche a sinistra, in una minoranza, si ama accusare quelli come me di connivenza col nemico. Schematismi d?altri tempi. Nel movimento pacifista vedo aree con le quali non condivido nulla e altre attente e consapevoli di cosa vuol dire portare avanti una battaglia per la pace tenendo conto della complessità del problema della soluzione dei conflitti.


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