Cultura

Parla Pierluigi Consorti. Il Papa dice bene. Dice no

Cosa c’è dietro l’offensiva vaticana del professor Novak? (di Gianni Valente).

di Redazione

Per Benedetto XV la guerra era “l?inutile strage”. Per Giovanni XXIII era “aliena a ratione”, inconciliabile con la ragione umana. Giovanni Paolo II l?ha definita “avventura senza ritorno”. Eppure, tra gli imbonitori della guerra preventiva di Bush c?è chi sperava che anche la Chiesa cattolica potesse offrire il suo contributo alla propaganda. Magari con qualche nuova formula pronta a sancire la legittimità morale e teologica della spedizione punitiva contro il Satana di turno, rispolverando le vecchie teorie sulla “guerra giusta” o riadattando ad hoc i recenti pronunciamenti vaticani a favore dell?ingerenza umanitaria. La lezione tenuta lunedì 10 febbraio a Roma dal ?teologo? neoconservative Michael Novak, su invito dell?ambasciatore Usa presso la Santa Sede, è solo l?espressione più scoperta di questa offensiva antipacifista. Che come di solito accade alle campagne di questo tipo, finisce per truccare le carte pur di affermare le proprie tesi. Lo documenta, nell?intervista che segue, uno studioso che ha approfondito per anni la scivolosa problematica dei rapporti tra dottrina cattolica e ricorso all?uso delle armi. Pierluigi Consorti, 41 anni e cinque figli, è docente garante del corso di laurea in Scienze per la Pace presso l?Università di Pisa, dove dirige anche lo Sportello per i diritti umani. Nel 2002, ai primi bagliori della ?guerra infinita? iniziata dopo l?11 settembre, ha pubblicato per le edizioni dell?Università di Pisa il volume L?Avventura senza ritorno. Un saggio sui concetti di intervento e ingerenza umanitaria nell?ordinamento giuridico e nel magistero pontificio che oggi si offre come utile manuale per evitare le trappole di chi vuole garantire un pedigree teologico-morale alla guerra in allestimento. Vita: Professor Consorti, a qualcuno non dispiacerebbe una benedizione del Papa alla guerra preventiva di Bush ? Pierluigi Consorti: Non sono i primi. Un tempo non si ponevano certi problemi. Il re dichiarava la guerra e ai sudditi o agli schiavi non restava altro che obbedire. Ma sono parecchi secoli che chi muove le guerre prova un certo pudore. Cerca almeno di convincere chi va ad ammazzare e a farsi ammazzare di essere dalla parte giusta. È da lì che spesso Dio viene arruolato da tanti eserciti belligeranti. Magari, lo stesso Dio si trova a fianco di ambedue gli eserciti che si fronteggiano, come è accaduto al Dio cristiano nelle guerre di religione europee. Vita: La legittimazione morale delle operazioni belliche è una questione da maneggiare con cura. Nel suo libro si ripercorrono tentativi inquietanti di questo sforzo di cercare nobili pretesti per le pulsioni belliciste. Consorti: Lo studioso americano Michael Walzer, che pure da anni studia questi temi sforzandosi in alcuni casi di legittimare l?uso della forza militare, afferma apertamente di non essere riuscito a trovare neanche un solo caso di intervento umanitario “allo stato puro”. Lui stesso riconosce che esistono, nella migliore delle ipotesi, casi limite in cui il motivo umanitario è soltanto una delle ragioni dell?intervento, usata per nascondere le altre. Qualcuno ha cercato di attribuire la patente di intervento umanitario anche alla guerra del Vietnam. Perfino i nazisti e i giapponesi accompagnarono con argomenti ?umanitari? le invasioni della Boemia e della Manciuria. Dissero che dovevano difendere i diritti delle minoranze tedesche e giapponesi che in quei posti venivano discriminate. Vita: Le bombe già pronte per l?Iraq, a detta anche dei vassalli cattolici di Bush, dovrebbero spargere in quelle terre i semi della democrazia e dei diritti umani. Consorti: La ricerca di giustificare l?intervento militare con categorie morali è un tratto distintivo della geopolitica statunitense post 89. La Carta dell?Onu, entrata in vigore dopo il secondo conflitto mondiale, stabilisce l?illiceità di fondo dello strumento bellico e addirittura della minaccia dell?uso della forza. Ma negli ultimi decenni proprio il richiamo ai diritti umani e alla diffusione della democrazia sono stati usati per forzare le maglie strette imposte dal diritto internazionale al ricorso alla forza da parte degli Stati. Dal punto di vista teorico, il valore assoluto attribuito ai diritti umani è stato giocato per fronteggiare e ?neutralizzare? il valore della pace. Già gli interventi armati Usa a Grenada, nell?83, e a Panama, nell?88, giustificati come campagne in difesa della democrazia, sono stati due esperimenti di questa linea, destinata a svilupparsi dopo la fine del mondo bipolare. Vita: I supporter della guerra etica cercano da sempre padri nobili richiamandosi alla “guerra giusta”, cui accenna anche il Catechismo… Consorti: Con questa categoria la Chiesa non ha mai voluto indicare una possibile legittimità morale della guerra; ma alcune condizioni che, iuxta modem, potevano giustificarla. Tra queste c?è l?irrinunciabile carattere difensivo del ricorso alla forza militare. E nel corso del 900, hanno di fatto sospeso ogni riferimento alla “guerra giusta”. Vita: Ma nell?ultimo decennio la Santa Sede ha appoggiato gli interventi di ?ingerenza umanitaria?. Su questo presunto cambio di linguaggio, adesso, si fa leva per richiamare all?ordine le gerarchie ? Consorti: Il Segretario di Stato vaticano Angelo Sodano tirò fuori la formula nell?agosto del 92, davanti alla tragedia di Sarajevo e della Bosnia. Alcuni hanno voluto vedere in questo una specie di mea culpa, come se la Chiesa volesse eliminare il gap che l?aveva separata dalle posizioni dell?Occidente in occasione della guerra del golfo del 91. Ma già tre giorni dopo il ?ministro degli Esteri? vaticano, Jean Louis Tauran concesse un?intervista ad Avvenire per chiarire che “il Papa non ha chiesto la guerra”. Il pontefice stesso ha più volte definito tale ingerenza come estremo tentativo cui ricorrere “per fermare la mano dell?ingiusto aggressore” quando la violenza contro gli innocenti appare inarrestabile e dopo che si sono rivelati inutili gli strumenti della politica e della trattativa negoziale. Tutte le spiegazioni e le esegesi della formula fornite nel corso degli anni da esponenti della Santa Sede fanno escludere che l?ingerenza umanitaria possa suonare come giustificazione della guerra. Basta pensare alle perplessità o alle critiche vaticane davanti agli stessi bombardamenti Nato in Kosovo. L?unico caso di ingerenza umanitaria secondo i criteri condivisi dalla Santa Sede è stato quello realizzatosi a Timor est. Vita: Ma anche altre dichiarazioni di esponenti vaticani dopo l?11 settembre hanno riconosciuto il diritto degli Usa a difendersi dagli attacchi. Dando pretesti ai propagandisti della guerra legittima. Conforti: Se si analizzano i fatti, si vede che anche nel momento di maggior pressione emotiva le dichiarazioni ufficiali cattoliche non hanno concesso nessuna sponda alla ?guerra infinita? teorizzata dalla dottrina Bush dopo l?11 settembre. Un generico riconoscimento alla legittima autodifesa degli Stati Uniti contro il terrorismo si può rintracciare solo in una dichiarazione estemporanea del direttore della sala stampa vaticana il 23 settembre durante il viaggio papale in Kazachistan e in un?intervista concessa al quotidiano francese la Croix da Tauran l?1 ottobre 2001. I vescovi statunitensi, che allora avevano sinceramente sostenuto con molte cautele il diritto della nazione a difendere il bene comune, già nel settembre 2002 hanno espresso una netta contrarietà alla ?guerra preventiva? contro l?Iraq. Il tentativo di ?incastrare? la Santa Sede a partire da definizioni teoriche come “ingerenza umanitaria” o “guerra giusta” ha il fiato corto. Anche Sodano nelle sue dichiarazioni recenti si è smarcato da insidiose discussioni astratte, limitandosi a notare che la formula della guerra preventiva applicata alla minacciata aggressione all?Iraq “è ambigua” e non può in alcun caso essere paragonata a un?iniziativa militare di natura difensiva. Vita: Insomma, gli sforzi di Novak e compagni sembrano avere poche chances… Consorti: In questi giorni, la pioggia di interventi e di iniziative dei vescovi e delle comunità cattoliche dà l?immagine di una Chiesa unita intorno al Papa. I pochi che hanno il problema di distinguersi da questo consenso corale, esprimono al fondo lo scandalo di alcuni centri di potere perché la Chiesa non si adegua al ruolo assegnatole di portavoce spirituale degli interessi occidentali. È come se dicessero alla Chiesa: devi stare con l?Occidente perché anche tu sei Occidente. Sei ancora viva solo perché noi ti proteggiamo dagli islamici. E anche noi siamo quello che siamo perché tu ci hai fatto così, ripetiamo le cose che abbiamo imparato da te, e adesso non ci puoi disconoscere. È il linguaggio ricattatorio e vendicativo di un figlio incattivito. di Gianni Valente


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