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Parla Michele Tiraboschi. Caos tranvieri? Si chiama “cfl”

"Sono i contratti formazione lavoro, di cui le aziende hanno abusato. La Biagi li ha aboliti". Intervista all’erede del professore ucciso dalle Br (di Paolo Manzo e Carmen Morrone).

di Paolo Manzo

Ci-effe-elle. È questo acronimo di ?contratto di formazione lavoro? che ha gettato nel caos la ?Milano da bere?, il primo dicembre scorso. Già, perché i più duri, tra i tranvieri che hanno fatto sciopero, sono stati gli oltre 500 cfl dell?Atm: 850 euro di stipendio base, cui si deve detrarre l?affitto, perché la maggior parte arriva dal Sud. Anche per svelare la vergogna di contratti come quello ci-effe-elle, Michele Tiraboschi, allievo prediletto ed ?erede? di Marco Biagi, ha deciso di parlare con Vita. “La riforma Biagi interviene proprio sul contratto di formazione lavoro, eliminandolo. Perché? Perché abbiamo verificato che il contratto di formazione lavoro è un contratto di lavoro… senza formazione. Un contratto di formazione fittizia che incentiva le imprese, pagandole, ad assumere i migliori, i più giovani. Ma se le imprese assumono i giovani perché hanno l?incentivo, è chiaro che ciò rappresenta una barriera per chi ha davvero bisogno di essere aiutato”. Vita: Per questo li avete aboliti? Michele Tiraboschi: Sì, perché i più penalizzati sono gli over 45 espulsi dal mercato del lavoro e le donne che ci vogliono rientrare. è chiaro che se le imprese sono incentivate ad assumere chi avrebbero assunto ugualmente, non daranno lavoro a queste fasce più deboli. Insomma: un vero effetto di ?cannibalizzazione? dell?incentivo e, per questo, la soluzione più semplice è stata aprire sui contratti flessibili a termine, riservando le risorse economiche e gli incentivi per progetti mirati d?inserimento a favore dei soggetti davvero svantaggiati. Vita: Ce chi dice che in Italia c?è poca flessibilità, lei è d?accordo? Tiraboschi: Assolutamente no. In Italia, invece, abbiamo moltissima flessibilità, quella di chi lavora in nero (dai 3,5 ai 5 milioni) e dell?esercito dei collaboratori coordinati e continuativi, di cui tutti parlano ma cui nessuno si preoccupa di garantire adeguate tutele e protezioni. I co.co.co. sono circa 2,5 milioni di esseri umani, un esercito di persone fuori dal mercato del lavoro regolare e di qualità. Vita: Che riforma è la Biagi? Tiraboschi: Punta su pari opportunità, occupabilità e su processi di una flessibilità regolata e affidata alla contrattazione collettiva. Non all?individualismo, a quel rapporto bilaterale che poi degenera nella prevaricazione del contraente più forte. Vita: A che punto siamo? Tiraboschi: A un ottimo punto. Perché il testo normativo è stato chiuso in tempi rapidissimi, la legge è del 14 febbraio, il decreto attuativo è stato approvato in prima lettura il 6 giugno e definitivamente il 31 luglio, ed è entrato in vigore il 24 ottobre. Vita: Ci sono già dei risultati? Tiraboschi: Sì, c?è un accordo interconfederale proprio sui contratti formativi firmato, ed è bene dirlo, anche dalla Cgil, oltre che da Cisl e Uil. Con Confindustria e altre associazioni. E, nell?accordo, anche la Cgil riconosce che ci sono opportunità in questa riforma. E poi voglio ricordare il recente accordo all?Ilva, firmato anche dalla Fiom-Cgil, sul nuovo contratto d?inserimento che dà avvio alla riforma. Segnali importanti, al di là delle polemiche sterili. Vita: Si parla tanto di Statuto dei lavori. Lei che ci dice? Tiraboschi: Lo Statuto dei lavori ha come obiettivo di rendere più inclusivo il mercato. Chiaramente questo impone un riallineamento delle tutele previste per chi ha già garanzie sui luoghi di lavoro. Insomma, dare più tutele a tutti, invece che tante tutele a pochi e nessuna ad altri. Vita: La 300 del 70 è superata? Tiraboschi: Il punto è che quella fondamentale legge di 33 anni fa, ha creato progressivamente un?Italia divisa a metà. Con una parte di mercato precario, fatto di lavoratori in nero e di lavoratori in grigio, come i co.co.co. Un esercito di persone che opera nell?illegalità, che non ha prospettive di crescita professionale, né di carriera, né tutele, né formazione. Tutte persone senza un lavoro regolare, né di qualità.

Paolo Manzo e Carmen Morrone


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