Non profit
Parla Lancini, il benefattore della mensa
Il Corriere della Sera intervista l'imprenditore che ha saldato il conto della mensa scolastica
di Redazione
Nome Silvano, cognome Lancini, età 55 anni, moglie, tre figli, un passato da insegnante di matematica, un carriera in Ibm, una storia di successo con l’attuale azienda di software informatica. È lui l’imprenditore che nei giorni scorsi ha staccato un assegno da 10mila euro per ripianare il debito di alcune famiglie con la mensa della scuola e consentire a tutti i bambini di tornare a mangiare.
«Io non ce l’ho con la Lega», dice «ho tanti amici che l’hanno votata, ma giudico i fatti: quando vedo scelte che non condivido, lo dico; se fa una cosa buona, dico bravo al sindaco». Per esempio «per la gestione della raccolta differenziata, ma se li merita anche per altro: per esempio, è sempre presente e disponibile». Contesta invece «il fatto che si sta oltrepassando il limite. Qualche mese fa ha dato un bonus per i vigili: 500 euro per ogni clandestino catturato…».
Tutto questo «bataclan» non se lo aspettva. Dell’esigenza del sindaco di far quadrare i conti dice: «Lo capisco, ma a certi estremi non si dovrebbe mai arrivare. Si potevano tagliare altre spese, differenziare le rette in base ai redditi. Io ho messo lì una pezza, lo sentivo come dovere civico. Adesso andate avanti voi, dico: a cercare di far pagare i furbi, senza togliere il piatto dei bambini. Ma non si può fare niente?, ho chiesto. Lascia stare, mi è stato risposto. Se fai qualcosa finisci in un tritacarne, ti diranno che sei un comunista, uno che sta dalla parte dei furbi…».
Che cosa le ha fatto piacere?, chiede Giangiacomo Schiavi. «La lettera di un mio dipendente: sono orgoglioso e onorato di poter lavorare con te. C’è ancora del cuore in questo Paese». Deluso per certe critiche ? «Non ci tenevo ad apparire. Chiedo scusa ai tanti che mi hanno cercato: ho già detto tutto nella mia lettera. Ha ragione Olmi: la bontà non dovrebbe fare clamore».
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