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Parla la leader dei giovani industriali. Donazioni, voltiamo pagina

"E' un paradosso: siamo il paese con la più lunga tradizione filantropica. Incredibile che il fisco continui a far finta di niente".

di Francesco Maggio

L?estate scorsa aveva assunto la guida dei giovani imprenditori con un programma ambizioso: far irrompere con forza nel dibattito politico-economico italiano i temi dell?etica negli affari, della trasparenza, della responsabilità sociale d?impresa. Con Vita (n. 27/2002) Anna Maria Artoni era stata chiarissima: «Desidero che la trasparenza e l?etica d?impresa diventino i pilastri della nostra riconoscibilità». A distanza di sei mesi, le chiediamo di stilare un primo bilancio del suo mandato («facciamo il primo tagliando», esordisce ironica) e, inevitabilmente, la nostra conversazione non può che prender spunto dagli scandali finanziari che durante l?anno hanno travolto i mercati. Vita: Presidente, se l?aspettava tanto marcio? Anna Maria Artoni:Sicuramente mi aspettavo che sarebbe esplosa la bolla della finanza speculativa legata a Internet. Premesso ciò, bisogna distinguere tra ciò che è accaduto negli Stati Uniti e quanto ha interessato l?Europa. Probabilmente gli Usa hanno pagato un prezzo troppo alto per eccesso di fiducia nella cosiddetta new economy che ha reso un po? tutti euforici e alimentato l?ingordigia di molti. In Europa, invece, abbiamo tenuto di più i piedi per terra. E comunque va dato atto agli americani di essere stati tempestivi nella risposta al malcostume. Vita: Tempestivi ma inefficaci visto che, per esempio, l?organismo di vigilanza sui conflitti di interesse tra società di revisione e società di consulenza è ancora senza presidente. Artoni: E’ vero, ma le soluzioni a problemi di così vasta portata non si improvvisano, così come è vero che ogni Paese ha le sue specificità. Vita: E per l?Italia, a suo avviso, come bisognerebbe intervenire? Artoni: Noi giovani imprenditori puntiamo molto sui codici di autodisciplina, per esempio sul ?codice Preda? che oggi viene adottato solo dalle società quotate in Borsa. Noi puntiamo a estenderlo anche alle aziende non quotate. Vita: E i suoi colleghi senior di Confindustria cosa ne pensano? Artoni: Secondo me comincia a passare il messaggio, noto maggiore sensibilità e attenzione per la materia, la trasparenza viene percepita sempre più diffusamente come un valore irrinunciabile. Vita: Cos?ha pensato quando di recente il presidente della Ferrari, Montezemolo ha parlato di necessità di ricambio a 360 gradi della classe dirigente? Artoni: Che ha ragione, ma anche che ha detto una cosa che noi già nel nostro convegno di Capri avevamo denunciato quando sostenemmo che la legge finanziaria era miope perché priva delle riforme di cui il Paese ha bisogno. Essere classe dirigente vuol dire avere una visione, saper progettare il futuro e non soltanto guardare al giorno per giorno. E ciò, naturalmente, vale non solo per i politici ma anche per gli imprenditori. Vita: Un esempio di cosa significa per lei progettare il futuro? Artoni: Puntare sulla ricerca. E farlo, attivando collaborazioni forti con il mondo della scuola, delle università, aprendosi all?esterno, cercando fruttuose ?contaminazioni?. Vita: Anche con il non profit? Artoni: Assolutamente sì. E poi il non profit, non di rado, si rivela anche una buona fucina di classe dirigente. Vita: L?anno che sta per chiudersi ha dimostrato ancora una volta la straordinaria propensione al dono degli italiani. Cosa ne pensa della campagna sulla deducibilità fiscale delle donazioni? Artoni: Che si tratta di un?iniziativa meritoria, che acquista ancora più importanza se si tiene conto del paradosso che vive l?Italia: da un lato, siamo un Paese con una lunga tradizione filantropica, dall?altro questa tradizione è stata pressoché sempre ignorata dal fisco. è venuto il momento di voltare pagina. Vita: I giovani imprenditori sarebbero disposti a impegnarsi in questa battaglia? Artoni: Probabilmente sì. è chiaro che ogni decisione andrebbe prima discussa all?interno dell?organizzazione. Ma so anche che in molte nostre articolazioni territoriali vengono portate avanti iniziative simili. Vita: Un?ultima domanda: è Natale, lei personalmente come si rapporta al senso del dono? Artoni: Difficilmente divento più buona a Natale, io sono molto spontanea nelle azioni che faccio, mi piace donare ma non ritengo si debba aspettare il Natale per farlo. Preferisco la continuità. E la discrezione.


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