Cultura

Parla il più popolare scrittore turco. Come nasce un kamikaze

Con il suo romanzo più famoso, ha venduto oltre due milioni di copie. Il 14 giugno riceverà il prestigioso premio Impac a Dublino (di Asli Kayabal Zavaglia).

di Redazione

Nome: Orhan Pamuk. Luogo di nascita: Istanbul. Segni particolari: due milioni di copie vendute con il suo romanzo più famoso, Il mio nome è Rosso. E queste copie sono state vendute quasi tutte in Occidente, America compresa. “Io mi sento moderno a tutti gli effetti”, dice di sé Pamuk. “E quindi solo chi non conosce la cultura del mio Paese si stupisce che uno scrittore turco possa avere successo in Occidente”. Pamuk il 14 giugno riceverà a Dublino un riconoscimento prestigioso, il premio Impac. Sarà lo stesso presidente della Repubblica d?Irlanda a consegnarglielo con un assegno di 100mila euro. Lo scrittore turco nell?intervista concessa a Vita ha accettato di parlare a tutto campo, dalla cultura occidentale ai rapporti tra Islam e noi, dall?odierna situazione della Turchia ai suoi progetti letterari. Vita: Cosa significano per lei l?Occidente e la cultura occidentale? Orhan Pamuk: Sono nato e cresciuto in Turchia, ma ho ricevuto un?educazione occidentale. Molti europei non sanno che in Turchia da quasi 200 anni si è sviluppato un movimento favorevole all?occidentalizzazione del Paese. Io stesso ho vissuto in un contesto familiare e culturale molto vicino all?Occidente. Anche la mia formazione ha una dimensione europea. Questa realtà è scarsamente percepita all?esterno. Ciò determina una tendenziale percezione della Turchia limitata alla semplice dimensione islamica. Personalmente sono vicino alla cultura occidentale, perché credo fermamente nei valori della modernità e dell?uguaglianza che si coniugano con il rispetto dei diritti umani, con la liberta di pensiero, con i principi di democrazia che nell?Occidente si sono compiutamente realizzati. Vita: In un?intervista all?agenzia Reuters lei ha sostenuto che “gli Stati Uniti e l?Occidente falliscono per l?incapacità di comprendere e di ascoltare la parte rimanente del mondo. L?esasperazione del distacco tra il Nord e il Sud del mondo aumenterà la tristezza”. Mi piacerebbe approfondire queste sue preoccupazioni. Pamuk: Le conoscenze degli americani e degli occidentali riguardo al Medio Oriente e all?Islam erano molto limitate g?à prima dell?11 settembre e non mi sembra che negli ultimi due anni siano stati fatti passi in avanti. Non hanno conoscenze sufficienti sulla cultura e sulle condizioni di vita dei cosiddetti Paesi del Terzo mondo. L?America e l?Occidente hanno il dominio dell?informazione. I loro organi di stampa, pur liberi di interpretare e riflettere le diverse realtà, hanno chiavi di lettura molto parziali dei popoli con un gap di democrazia. Ciò ?giustifica? lo sfruttamento delle ricchezze planetarie da parte di pochi e il conseguente e progressivo impoverimento dei Paesi più poveri. Ciò determina la rabbia crescente dei Paesi del Terzo mondo e dei Paesi arabi. Gli attacchi suicidi in Arabia Saudita e in Marocco non sono stati nutriti dall?Islam o da una situazione di povertà ma dall?incapacità di ascolto… Non sono problemi semplici. La loro soluzione richiede un diverso approccio culturale e una diversa capacita di ?sentire?. Non sono comunque rinviabili, giacché una riduzione delle disuguaglianze fra Paesi ricchi e Paesi poveri è assolutamente necessaria e urgente. Vita: Nei secoli passati Islam e Occidente, pur tra difficoltà e incomprensioni reciproche, riuscivano a dialogare. Oggi non è più così, specialmente dopo l?attentato alle Twin Towers. Che cosa ne pensa? Pamuk: Gli Stati Uniti d?America e i loro alleati sembra teorizzino il diritto all?occupazione militare di territori e Paesi stranieri. È una situazione molto grave e culturalmente inaccettabile: l?affermazione del ?metodo Bush? non farà altro che aumentare la rabbia, il terrore, l?odio verso l?Occidente. Vita: Dal suo particolare punto di vista di scrittore attento e impegnato, quali sono i principali fattori che hanno influenzato l?aumento del terrorismo islamico? Pamuk: I fattori sono molti e di questo non accuso l?Occidente. Come in Turchia, in molti Paesi la mancanza, o carenza, di democrazia è uno dei fattori più importanti. Gli Usa nel passato hanno tuttavia collaborato con questi Paesi senza minimamente preoccuparsi dei livelli di democrazia o del rispetto dei diritti umani: esemplare in tal senso il supporto al dispotico regime talebano in Afghanistan, ma non solo. Si potrebbe continuare con l?Iraq nei primi anni 90 o con l?Arabia Saudita. La difficoltà dei Paesi islamici a raggiungere la potenza e la ricchezza dell?Occidente determina una reazione che trova la ?soluzione? nel terrorismo. Vita: Negli ultimi anni è cambiato il profilo del terrorismo kamikaze. Nel passato gli autori appartenevano al sottoproletariato palestinese, oggi sono quasi sempre studenti o laureati, hanno una famiglia, una professione, alcuni di loro sono anche cittadini di Paesi europei. Cosa significa questo cambiamento? Pamuk: Anche il fenomeno dei kamikaze si lega per alcuni versi al rapporto e alle scelte politiche dell?Occidente negli ultimi cinquant?anni. Nel passato la scelta terrorista era il risultato di una perdita, non solo della terra, della casa, dei parenti o degli amici, ma anche, e soprattutto, della speranza. Oggi probabilmente alla perdita della speranza si accompagna un bisogno molto forte d?identità anche a costo della perdita di sé. La ricerca d?identità nell?omicidio/suicidio è il rifiuto estremo di una realtà, spiritualmente povera seppure ricca di offerte materiali. Vita: Guardandola dall?Italia, la Turchia appare perennemente sospesa tra Occidente e Oriente, tra laicismo e Islam moderato. Secondo lei dove sta andando? Pamuk: La Turchia è il più filoccidentale dei Paesi islamici. è tuttavia un Paese islamico in continua oscillazione tra spinte autoritarie e struggente bisogno di democrazia. Per questo è come sospeso tra cielo e terra: da una parte il richiamo dell?Occidente con il fascino della cultura europea, dall?altra l?attrazione dell?Oriente, che potrebbe fomentare regressioni autoritarie. Vita: La Turchia è membro candidato all?ingresso nella Comunità Europea. è una scelta positiva o da questa situazione, ancora incerta, potrebbero derivare problemi, incomprensioni o altro? Pamuk: Credo che la scelta di fondo sia quella giusta. è però necessario che la situazione economica migliori e, per quanto riguarda i diritti umani, che si persegua una politica di rispetto e di dialogo costruttivo con il popolo curdo. L?appartenenza a una casa comune europea presuppone il raggiungimento di questi obiettivi assieme all?allontanamento dei militari dal potere politico. Vita: Lei adesso sta scrivendo un saggio su Istanbul… Pamuk: Sì, tra le altre cose sto lavorando a un saggio su Istanbul, sugli ultimi 150 anni di vita e sulla formazione dell?idea di Istanbul. La prima parte del libro riguarda appunto la nascita del pensiero su Istanbul. La seconda parte è più intima, legata ai miei ricordi di questa città. di Asli Kayabal Zavaglia


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