Mondo

Parla Geminello Alvi. Benvenuti al lato fraterno del denaro

Economia. Si ritorna alla realtà? La diagnosi di un economista libero. di Alter Ego

di Redazione

Dieci anni fa la new economy era ancora un sogno, l?eterno miraggio di hippy mai cresciuti che sulla West Coast si ostinavano a portare capelli lunghi e pantaloni corti. E l?uomo nuovo – globale, flessibile, digitale – poco più di un?utopia, un mito. Un assurdo regno dei cieli che nessun dio internet avrebbe esaudito. Eppure Geminello Alvi aveva profetizzato l?uno e l?altra, evocandoli nell?ultimo capitolo di L?estremo Occidente, alchemica riscrittura del secolo americano, epica cronologia di come e quando l?economia a stelle e strisce aveva preso a dominare il mondo. E di quando e come avrebbe finito. Dieci anni dopo, nel caos della rete e nel disastro di Wall Street, Alvi resta un economista carsico, fuori dagli schemi. Incompatibile con i suoi rassicuranti colleghi, resta più interessato a descrivere i mercati che a moralizzarli, più a captarne i flussi che a misurarli. Uno che preferisce continuare a stupirsi dell?enigmatica profondità dei numeri, che stupire con la lucida superficialità delle parole. Alvi ha accettato di parlare del rapporto tra l?uomo e il denaro. Ovvero dell?utilità e del danno di quell?apocalisse quotidiana che resta il sottofondo della nostra vita. Vita: Una massa assurda di contante scomparso. Centinaia di migliaia di posti di lavoro volatilizzati. Vite precipitate nel nulla. Scandali Argentina, Enron, Worldcom. La fine della new economy, si dice. La fine dell?uomo nuovo, si pensa. Ma che cos?è stata la new economy? Geminello Alvi: Molte cose, ma in fondo soprattutto l?evidenza della natura insostanziale, come magica del denaro. Nell?epoca internet proliferava la trasmutazione d?idee in denaro. E la moltiplicazione dava a tutti modo di capire che un?idea che s?incarna è già denaro. La Borsa era diventata pura euforia in cui ognuno proiettava i propri desideri. Vita: Perché, il denaro è un?idea? Alvi: Anche. Il denaro è anzitutto un atto di fiducia, un ponte fra due rive. Da un lato c?è euforia, volatilità, aspirazione, la parte dove ognuno proietta i propri sogni, i desideri. Dall?altro lato c?è forza di gravità, concretezza, terrestrità, necessità di onorare le promesse. E appunto l?impossibilità di trasformare la fiducia in promessa mantenuta è l?origine della crisi delle Borse. La società che ha dato fiducia alle idee quotate in Borsa accerta oggi che la sua fiducia non è stata onorata, che un?idea di mondo non s?è incarnata. Vita: Non solo non si è incarnata, ma stando ai giornali, alla televisione, alla radio, la perdita di senso sarebbe definitiva: per la new economy lo scenario non sarebbe una genesi mancata, ma l?apocalisse avvenuta. Alvi: Già, l?apocalisse di una quantità impensabile di persone. Soprattutto dei trentenni, degli uomini nuovi che avevano scommesso la loro vita su internet e sulla Borsa e si trovano senza famiglia, senza denaro, senza futuro. Tutto questo perché il ponte si è rotto e quindi si ritorna nel tempo. Vita: Come nel tempo, scusi? Alvi: Il denaro è un credito che anticipa quello che non c?è, lo fa esistere prima del tempo. Un imprenditore è colui che riceve fiducia per invertire tempo, per produrre quello che non esiste ancora con il denaro che qualcuno gli ha anticipato. E perciò il denaro può essere anche definito tempo inverso. Vita: Una visione medievale, mistica quasi. Il denaro come pactum magico, come atto di fiducia che sospende il tempo e ha il potere di invertirlo. Alvi: Guardi che il denaro è proprio questo, almeno da quando non c?è più la moneta aurea ed esiste una circolazione monetaria di esso detta appunto fiduciaria. Il denaro è un credito sancito dallo Stato. E questo ne fa un via all?azione, un lasciapassare rilasciato dalla società per farsi obbedire. Ma è anche questo che fa la coscienza, infelice, del denaro. Vita: Perché infelice? Alvi:Perché lo Stato e le sue leggi non bastano. Ogni comando per essere vero richiede un?epica, deve trascendersi. Se non si è servi si obbedisce a un?idea che ci supera, non agli uomini. Ma oramai le epiche sono state dilaniate, perdute già da metà del Novecento. Oggi manca una visione che dia dignità al tempo, dicendo come sarà e come non è, dunque annullandolo nello spazio di un sogno vivente. Vita: E qual era invece la coscienza felice? Qual era l?epica della vecchia economia? Alvi: Era l?arte, la maestria, il mestiere che si faceva per tutta la vita. Nel passato l?impresa si legava a un mestiere, al reiterarsi perfetto di un?idea nel tempo. Un legame che rendeva il denaro bastante. L?imprenditore era il garante di questa trasformazione, era il testimone attendibile. Oggi invece il distacco del denaro dalle cose è stato ampliato dalle tecnologie. A tutti si è permesso di illudersi, e di illudere, di fingersi imprenditori, d?un progresso finto che rende servi e non liberi dal denaro e dunque dal tempo. Vita: Torniamo al disastro della Borsa e della Rete. Davanti all?ennesima crisi, alla fine dell?uomo nuovo, torna ad aleggiare lo spettro del denaro come maledizione, come male assoluto. Dopo oltre un decennio d?ideologia opposta, del denaro come benedizione, feticcio sexy. Cosa buona e giusta, insomma. Alvi: Prima dell?età moderna il denaro era male perché il tempo non apparteneva agli uomini, ma a Dio. Oggi invece la gente si ferma all?idea che il tempo sia degli uomini e pensa di poterci fare tutto: perciò il denaro diventa condizione di salute. E chi non ha soldi viene considerato, e si considera del resto, un malato. Quasi tutti oggi investono in tempo, risparmiando denaro, così si sentono al riparo. Vita: Sopravvive però un desiderio d?immortalità. Quasi che il nostro tempo fosse infinito? Alvi: Oggi la vita, nella percezione dei più, supera la morte, perché il tempo non è più divino ma dell?uomo e si chiama denaro, ed è come un mostro, che elude ogni idea di morte, ma a patto che lo si paghi in paura. Vita: È vero, la paura della morte continua. Anzi, forse è più forte che mai. Alvi: Non solo della morte, di tutto. Degli uomini, delle cose, del tempo e d?onorare il tempo. Il denaro del resto è il più potente modo di esorcizzare questa paura. E la paura è il più forte movente dell?azione. Oggi tutti hanno sempre più paura, quindi hanno sempre più bisogno di denaro che genera altra paura e così via, in una spirale di atti a cui il Pil dà misura. Vita: D?altra parte, però, chi pensa al denaro è biasimato. Alvi: Finzioni. Tutti biasimano gli altri perché badano solo al denaro. Ma proprio perché li biasimano, hanno sfiducia negli altri, e dunque anche loro alla fine si affidano solo al denaro. Un circolo vizioso. Vita: Se ne esce? E come? Alvi: Cominciando a pensare che è ricco chi non pensa al denaro, e che la vera ricchezza è il bene che si fa. Perché il denaro non è solo magia e comando, ovvero fiducia e responsabilità, ma anche circolazione, nesso di destino con gli altri. E più questo nesso è fraterno e meglio si usa il denaro e meno se ne ha bisogno, e più si è liberi dal tempo. di Alter Ego


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