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Parla Dominique Corti. “Una ferocia mai vista”

La figlia di Piero e Lucille Corti ogni sera apre le porte del nosocomio per ospitare fino a 20 mila persone in fuga dai ribelli. "Questa non è una guerra civile".

di Emanuela Citterio

«Ciò che sorprende è quanto appaiano normali le giornate e quanto anormali siano le notti. Di giorno, a Gulu vedi i mercati, la folla che va e che viene, la gente al bar, tutte le attività quotidiane. Di sera comincia l?esodo per dormire nei posti sicuri, la paura, gli spari, i massacri». In Nord Uganda la strage è diventata notturna. A raccontarlo è Dominique Corti, medico e figlia di una coppia di medici che in Uganda ha speso tutta la vita. Nel 1961 Lucille e Piero Corti giunsero nel distretto di Gulu per gestire un piccolo ospedale missionario. Oggi che loro non ci sono più, il Saint Mary?s Lacor Hospital è il secondo ospedale in Uganda: 550 operatori, tra cui 30 medici, tutti ugandesi. Ma di notte l?ospedale di Lacor cambia volto, e gli ospiti lievitano fino a 20mila. Oltre al personale, ai pazienti e ai loro familiari – 5mila persone al giorno – c?è la gente che cerca rifugio dalle incursioni dei guerriglieri del Lord?s resistence army. Vita: Dominique, lei è arrivata in Uganda il giorno dopo la strage di Pagak, avvenuta il 17 maggio. Cos?ha visto? Dominique Corti: Ho trovato un?attività frenetica nel reparto di chirurgia, per metà occupato da feriti, tra cui i sopravvissuti a quella strage. Medici e infermieri stringevano i denti per andare avanti e fare quel che c?era da fare. Vita: Ci sono stati altri attacchi durante la sua permanenza? Corti: Sì, quella settimana sono stati quasi quotidiani. Il terzo giorno dopo il mio arrivo c?è stato un episodio ancora più grave di quello di Pagak, a 30 chilometri dall?ospedale. Sono state massacrate più di 30 persone. Ammazzano la gente così, senza sparare un colpo. A bastonate, a colpi di machete, o rinchiudendoli nelle capanne cui danno fuoco. Spesso si tratta di donne e bambini che non riescono a scappare. Nel caso di Pagak sembra si sia trattato di una rappresaglia, dopo che alcuni ragazzi rapiti da Kony erano scappati e avevano parlato alla radio. Per questo molti dei ragazzi arruolati con la forza decidono di non ritornare più a casa. Sanno che a pagarne le conseguenze saranno quelli del proprio villaggio. Quelli che muoiono uccisi dai ribelli, comunque, sono i meno. Vita: In che senso? Corti: L?impatto indiretto della guerriglia negli ultimi dodici anni ha mietuto ancora più vittime dei massacri. L?affollamento nei campi profughi ha fatto lievitare la malaria e la tubercolosi. Sono aumentati i casi di malnutrizione, perché ogni attività economica sul territorio è ferma, compresa l?agricoltura. I picchi di ricoveri e di morti per malattie infettive, nei grafici dell?ospedale, seguono esattamente i picchi di instabilità. Su mille pazienti ricoverati, 700 sono bambini sotto i sei anni. La mortalità infantile è altissima. Vita: Quando è iniziato l?esodo notturno verso l?ospedale? Corti: Nel 96, quando i guerriglieri hanno cominciato ad agire sistematicamente contro la popolazione locale, con uccisioni e rapimenti in massa di bambini. Da allora è un via vai di gente, che fa anche dieci chilometri ogni sera per ripararsi fra le mura dell?ospedale. Verso le 18 iniziano a entrare, soprattutto donne con bambini e anziani, anche gli uomini nei momenti di maggiore pericolo. Si sistemano in ogni spazio: nei cortili, sotto le pensiline, nei corridoi, nei reparti. Di giorno fra pazienti, familiari e personale ci sono 5mila persone. Di notte tra le 10 e le 20mila, a seconda dei periodi. Al mattino alle sei si riaprono i cancelli e i pendolari cominciano a uscire. Tra le sette e le otto e mezza c?è un esercito di persone che pulisce tutto. Alle nove riprende l?attività normale dell?ospedale. Fino alle sei di sera, quando si ricomincia. Vita: Avete protezione dal governo? Corti: Al St. Mary?s Hospital Lacor c?è una postazione fissa della polizia governativa, e i soldati dell?esercito pattugliano la zona. Non è vero che il governo ugandese non sta facendo niente. I ribelli, del resto, non hanno basi, né accampamenti fissi. Corrono per le piste nella foresta. Attaccano di sorpresa. L?esercito può anche arrivare con i camion, ma poi deve lasciarli e inoltrarsi della boscaglia. La nostra difesa, oltre a un muro alto due metri e mezzo, sono le nostre dimensioni. Un conto è assaltare una piccola missione in mezzo alla savana, un altro un compound chiuso con 20mila persone dentro. Certo, non è la garanzia che non attaccheranno mai. Negli anni 80 ci sono state incursioni, culminate con il rapimento, nell?89, di un medico e sette infermiere. Poi i guerriglieri hanno fatto sapere che non sarebbero entrati. Hanno detto che, una volta al potere, il Lacor sarà il loro ospedale. Vita: Perché questa ferocia contro la popolazione civile? Corti: Ormai i guerriglieri saccheggiano, uccidono e rapiscono per alimentare se stessi. Il filo che li lega è il terrore e la follia di Kony. Non è una guerra civile con fazioni che puoi mettere attorno a un tavolo. È molto peggio.


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