Cultura

Parla Carlo Costalli. Ue: più sociale meno banchieri

In vista del semestre italiano, il presidente del Movimento cristiano lavoratori spiega perché punta forte sull’Europa. E fa tante proposte.

di Paolo Manzo

Il Movimento cristiano lavoratori punta forte sull?Europa tanto che, nell?imminenza del semestre italiano all?Unione europea, il presidente Carlo Costalli ha organizzato due convegni nelle strutture che sono fulcro della Ue: il Parlamento europeo di Bruxelles e quello di Strasburgo. Una cosa più unica che rara perché, se è vero che organizzare congressi è ormai un?abitudine di tanti, farlo all?interno delle massime istituzioni Ue non è cosa da tutti. E Costalli spiega ai lettori di Vita il perché di tanto interesse: “Nell?Unione europea c?è una politica che a noi sta più a cuore. Questa politica si chiama Stato sociale, attenzione ai Paesi del Mediterraneo, allargamento a est e politiche dell?immigrazione”. Vita: Tutti temi caldi e che in vista del semestre italiano saranno affrontati. Che si aspetta dal nostro governo? Carlo Costalli: L?Italia si deve impegnare affinché l?Europa svolga un ruolo centrale nel processo di pacificazione dell?area mediorientale. Ma soprattutto, con la presidenza del governo Berlusconi, è auspicabile che l?Europa faccia una politica per l?area mediterranea, una politica che oggi, purtroppo, non esiste. Ci aspettiamo che con la presidenza della Commissione il nostro Paese s?impegni di più su questo tema, per aprire un nuovo capitolo nella cooperazione mediterranea. In secondo luogo l?Italia deve battersi affinché si arrivi a livello Ue a un?unitarietà delle politiche economiche tra i Paesi membri. Vita: Parliamo di flussi migratori, che spesso arrivano dai Paesi che si affacciano sull?altra sponda del ?mare nostrum?. Che ne pensa delle polemiche tra Bossi e Pisanu? Costalli: Penso che Bossi faccia uscite? estemporanee. E spero che i suoi siano gli ultimi colpi di coda della campagna elettorale. Altrimenti sarebbe ancora più grave. E preoccupante, soprattutto per questo governo e soprattutto alla vigilia del semestre italiano alla Ue. Dobbiamo aprire nuovi ponti nei confronti dei Paesi arabi moderati, altro che cannoneggiare? Certo è che bisogna armonizzare le politiche comunitarie in materia di flussi migratori. Anche con accordi bilaterali. Vita: Su questi temi Mcl è molto sensibile, vero Costalli? Costalli: Sì, e continueremo a batterci per far crescere un embrione di società civile in questi Paesi che ci stanno di fronte. Con organizzazioni sindacali e sociali, con la cooperazione allo sviluppo e la formazione professionale. L?Europa deve investire e la presidenza italiana deve fare uno sforzo in questa direzione. Anche perché credo che si possano evitare le polemiche di questi giorni se si fanno le giuste scelte di cooperazione nel Mediterraneo. Vita: Parliamo di welfare. Quali le richieste di Mcl al governo? Costalli: Bisogna ?spingere? per un?Europa più sociale. Sul welfare dobbiamo vigilare affinché l?Europa dei banchieri non prevalga su quella sociale. E ci aspettiamo che la presidenza italiana, anche in questa direzione, sia attiva. Vita: Non possiamo parlare di Europa senza chiederle un giudizio sulla bozza di Costituzione europea e il mancato riferimento alle radici cristiane ? Costalli: Ha prevalso la tradizione laicista francese. Si è seguito un percorso che ha portato a un equilibrio al ribasso, per noi assolutamente insoddisfacente. Anche se alcuni passi in avanti sono stati fatti in merito al riconoscimento giuridico delle Chiese. Ma c?è ancora tempo per le modifiche e Mcl si batterà per ottenerle. Vita: E sulle riforme istituzionali della Costituzione? Costalli: Il mio giudizio è abbastanza positivo, soprattutto per il superamento istituzionale del diritto di veto. Anche perché riuscire a mettere assieme le proposte di 25 Paesi è da considerarsi, comunque, un passo avanti. Certo continuano a essere sottoposte al veto la politica estera e quella di difesa, ma c?è tempo. L?obiettivo, del resto, deve essere quello già proposto dal presidente della Camera, Casini: mirare a un seggio unico dell?Unione europea tra i 5 membri permanenti all?Onu. Quello sarà il punto d?arrivo della politica estera comune.


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