Volontariato

Parkinson: appello dei malati alla Turco

Mancano centri dedicati e strutture per malati terminali

di Gabriella Meroni

Investire piu’ risorse per migliorare l’assistenza agli italiani che convivono con il Parkinson: almeno 200 mila, su un totale di quasi 6,5 milioni nel mondo. Creare centri diurni ad hoc e strutture rivolte ai pazienti in fase terminale, semplificare l’accesso ai farmaci e uniformare il sistema dei rimborsi in tutte le regioni della penisola. Queste le richieste contenute in un appello lanciato dai malati al ministro della Salute, Livia Turco, alla vigilia del VII Congresso multidisciplinare Epda (European Parkinson’s Disease Association) in programma domani e domenica al Grand Hotel Bristol di Stresa (Verbania). Un evento organizzato dall’Epda in partnership con Parkinson Italia Onlus sul tema ‘Il cervello e oltre’, e presentato oggi a Milano. “Purtroppo – spiega Marina Rizzo, presidente della Fondazione Parkinson Italia che opera accanto a Parkinson Italia Onlus per promuovere la ricerca scientifica di settore – esistono ancora malattie di serie A e malattie di serie B”. E in questa seconda categoria di patologie rischia di finire appunto il Parkinson, perche’ “spesso lo stigma impedisce a chi ne soffre di uscire allo scoperto per rivendicare tutti i propri diritti”, sottolinea l’esperta. Risultato: “Mentre nel nostro Paese esistono numerosi centri diurni per i malati di Alzheimer, sono assenti quelli per i malati di Parkinson”, assicura. Non solo. “Le strutture dedicate ai pazienti terminali sono quasi tutti rivolte ai malati oncologici – aggiunge Rizzo – e non accolgono i malati con parkinsonismi”. Senza contare che “farmaci costosissimi come i neurolettici atipici in Sicilia e in molte altre regioni italiane non vengono rimborsati”. E anche laddove tutti i medicinali anti-Parkinson sono gratuiti, precisa Tommaso Caraceni, primario emerito di Neurologia all’Istituto Besta di Milano e coordinatore del comitato scientifico della Fondazione, “per ottenerli il malato deve esibire un piano terapeutico e puo’ ritirarli solo recandosi nei centri specializzati”.


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