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Parigi vota, la periferia si mette al centro

Il piano Marshall di un Sarkozy in caduta libera. Le speranze di rivincita dei socialisti. Le roccaforti rosse sempre meno rosse. La politica parte alla conquista dei voti della cintura della capitale

di Joshua Massarenti

Destra, centro o sinistra non fa differenza. Sulle elezioni municipali in programma tra il 9 e il 16 marzo regna un?incertezza pressoché assoluta. Passata la sbornia delle presidenziali, i francesi hanno il morale sotto i tacchi. Tra il sentimento crescente di sfiducia nei confronti di Nicolas Sarkozy e la crisi economica che minaccia il sistema Paese, la classe politica scopre che anche le banlieue sono ormai diventate terre di conquista decisive per la vittoria finale. Il bacino elettorale più stigmatizzato d?Oltralpe, per decenni abbandonato a se stesso, fa quindi gola tutti.Lo sa bene Sarkozy. In caduta libera nei sondaggi, nessuno si è sorpreso nel vedere il presidente francese presentare il suo ?piano Marshall? per le banlieue alla vigilia delle elezioni anziché a gennaio, com?era stato programmato. Due anni dopo le sue contestatissime dichiarazioni sulle rivolte urbane del 2005, Sarkò è tornato alla carica delle periferie illustrando l?8 febbraio scorso all?Eliseo i punti principali del Plan Espoir pour les périphéries preparato dalla sua Segretaria di Stato, Fadela Amara.«Nel corso degli ultimi vent?anni abbiamo imparato almeno una cosa», ha dichiarato il presidente. «Non è bastato creare un ministero dedicato alla città, tanto meno sbloccare fondi pubblici o ridipingere le facciate delle case popolari per convincere i cittadini residenti nei quartieri più difficili a non sentirsi esclusi dallo Stato e dal Paese». Sicurezza, trasporto, educazione, lavoro e alloggio sono gli assi portanti del programma con cui Sarkozy intende cambiare il volto di 751 ?zone urbane sensibili? (Zus) e la vita di oltre 5 milioni di francesi.

Riscatto in periferia?
Basterà per conquistare la loro fiducia? Per Ségolène Royal la risposta è scontata, ed è no. La rivale di Sarkozy nelle presidenziali dello scorso maggio punta dritto sul controllo del suo partito per conquistare l?Eliseo nel 2012. Più sorprendente è invece il fatto che, dopo mesi di ritiro a meditare sulla sua sconfitta, la Royal abbia scelto la periferia di Lione per segnare il suo ritorno sul palcoscenico politico. «Basta con i piani Marshall senza seguito», ha dichiarato Ségo a Vaulx-en-Velin. «L?accesso al primo impiego, la scuola pubblica, il rinnovamento urbano per i quartieri difficili devono diventare le priorità assolute del governo». Nonostante un discorso privo di cifre e di proposte concrete, la Royal sa che le vittorie registrate in banlieue nel maggio scorso potrebbero favorire i candidati del partito socialista. Rimane ora da capire l?esito della battaglia sanguinosa che opporrà il Ps ai comunisti, tradizionalmente ben radicati nelle periferie più degradate.

Come gira il vento
Di fronte a scenari così eccitanti, Parigi e il suo agglomerato sono più che mai la grande attrazione mediatica delle prossime elezioni municipali. Se nella capitale i giochi sembrano già fatti (la vittoria dovrebbe andare al sindaco socialista uscente, Bertrand Delanoë), molto più incerta è la sorte che i ?banlieusard? della Seine-Saint-Denis o del Val-de-Marne riserveranno ai loro politici. Per avere una seppur minima idea di chi trionferà nei 1.300 comuni limitrofi di Parigi, non rimane quindi altro che aggrapparsi alla storia e affidarsi al vento. «Nel bacino parigino le folate hanno una direzione Sud-Ovest/Nord-Est», spiega a Vita il sociologo francese Jacques Donzelot. «Per questo, durante la seconda metà del XIX secolo, gli industriali hanno scelto di costruire le loro ville residenziali nel Sud-Ovest della città e le loro fabbriche a Nord e Nord-Est. Proprio per evitare di rimanere sommersi dal fumo nocivo delle industrie, spazzato via ad Est». A circa 150 anni di distanza, la mappa elettorale rispecchia (quasi) in pieno la geografia sociale del territorio parigino. «A Ovest, dove si sono installate la nobiltà e la borghesia conservatrice, il voto favorisce la destra», sostiene Donzelot. «Mentre a Nord e ad Est, terra degli operai e delle prime generazioni di immigrati, si vota comunista e socialista». In mezzo, c?è il partito estremista di Jean-Marie Le Pen, il Front national (Fn), che pesca sia nell?elettorato di destra (tra i conservatori delusi dall?ex presidente Chirac) che a sinistra (tra gli operai e la classe media disgustata dall?era di Mitterand). «Questa volta però il panorama politico è diverso». Luc Bronner, giornalista di Le Monde e grande esperto delle banlieue, è convinto che «il crollo di Le Pen nelle ultime presidenziali e le difficoltà attuali di Sarkozy potrebbero favorire la sinistra, in special modo i socialisti».

Obiettivo policentrismo
Non a caso, il sindaco di Parigi, Delanoë, ha capito prima degli altri che il destino del Ps nella capitale è indissolubilmente legato alla periferia. Da cui il braccio di ferro ingaggiato da Delanoë e Sarkozy per mettere le mani sul progetto Grand Paris (ancora in fase di elaborazione). Dopo aver inaugurato nel 2007 il tram intercomunale (che ormai unisce tutte le principali banlieue situate a ridosso di Parigi), il sindaco parigino vorrebbe applicare i sogni che coltiva l?architetto Roland Castro, e cioè «porre fine al rapporto centro-periferia e sostituirlo con un vasto agglomerato policentrico in grado di trasformare banlieue decadenti e isolate in luoghi attraenti». Come? «La mia idea è di raddoppiare la rete dei trasporti interperiferici per rompere la logica di ghettizzazione dei quartieri sensibili. Pochi chilometri separano Saint-Denis da Villetaneuse, ma ancora oggi ci vuole quasi un?ora per spostarsi da una città all?altra. Molti scelgono di passare per Parigi, un?aberrazione!».E poi? «Dislocare i simboli della Repubblica come le istituzioni, le scuole d?élite, i musei e le biblioteche in periferia». Qualcosa già si fa: è il caso del Museo di Arte contemporanea del Val-de-Marne a Vitry. Ma non basta. Questioni cruciali come il lavoro, la sicurezza, l?alloggio e l?educazione, tra l?altro evidenziate dai francesi in un recente sondaggio Ifop dedicato alle periferie, rimangono aperte.

La casa e i comunisti
Dal canto suo, Sarkozy ha promesso la creazione di ?collegi di eccellenza? per gli studenti meno agiati (ma più meritevoli) e di scuole della ?deuxième chance? per coloro che sono rimasti esclusi del sistema scolastico francese. Sui trasporti pubblici, Sarkò parla di 500 milioni di euro di investimenti, mentre per il lavoro, il piano per le banlieue prevede di aiutare 100mila giovani disoccupati (cifra inferiore rispetto ai 250mila annunciati durante la sua campagna elettorale) attraverso la creazione di un nuovo contratto-giovane capace di attrarre le imprese nelle periferie (20mila in quattro anni). Nulla invece si sa invece sul fronte dell?alloggio, un tema capace di scombussolare i programmi politici dei partiti. Un?inchiesta ad hoc pubblicata da Le Monde il 18 febbraio scorso rivela che «i sindaci comunisti, da sempre favorevoli all?alloggio sociale, di fronte all?immagine estremamente negativa delle banlieue, hanno deciso di orientarsi verso il privato per attrarre le classe medie in difficoltà su Parigi oppure residenti locali desiderosi di diventare proprietari». E questo potrebbe orientare una campagna elettorale con il sogno di conquistare l?elettorato più incerto.Ma i comunisti non sono al riparo di brutte sorprese. «Fino alla prima elezione di Mitterand nel 1981», spiega il presidente del comitato associativo AC Le Feu, Mohammed Mechmache, «il Pc contava sull?appoggio degli operai per dominare incontrastato tre dipartimenti interi. Ma con la crisi industriale e il crollo del Muro di Berlino, è in caduta libera». Al punto che la segretaria del partito, Marie-Georges Buffet, teme di perdere alcune delle diciotto banlieue rosse rimaste a sua disposizione. «In agguato ci sono i socialisti», assicura Luc Bronner. «Vero», risponde Ali Soumaré, primo segretario del Ps a Villiers-le-Bel, ultima periferia in ordine cronologico colpita dalle rivolte urbane. «Ma non è detto che ci vada bene. Il partito è da anni totalmente sconnesso con il territorio. All?epoca delle sommosse del 2005, i socialisti si interrogavano sulle ragioni sociali del malcontento giovanile. Roba non credere».

Cintura in chiaroscuro
Poche certezze, quindi. Anzi, forse una. Sta scritta nel rapporto pubblicato il 17 gennaio dal Conseil national des villes, il quale dimostra con cifre alla mano che «la situazione nelle periferie è grave e che misure urgenti vanno applicate». Spunto di riflessione, il Cnv ricorda che «il 50% degli insegnanti del dipartimento della Seine-Saint-Denis hanno un?esperienza inferiore ai due anni; che nei quartieri sensibili la disoccupazione è tre volte superiore alla media nazionale (circa 10%, ndr); che nessun?azione potrà avere ripercussioni positive senza il coinvolgimento delle popolazioni locali».Su tutto, prevale una questione delicatissima che i candidati alle municipali del 9 marzo osano appena sfiorare: la distribuzione equa delle ricchezze tra i Comuni più ricchi e quelli più poveri. Il sindaco di Parigi Delanoë si è detto pronto a fare qualcosa sul piano fiscale, ma tutti sanno che le sue intenzioni non saranno mai seguite dai fatti. A Neuilly-sur-Seine, Comune tra i più agiati d?Oltralpe, nessuno metterà le mani nelle tasche dei cittadini per aiutare Clichy-sous-Bois.


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