Welfare

Parigi scopre che il non profit è tutto d’oro

Associazioni, sindacati e intellettuali pubblicano un appello senza precedenti a favore dell’economia sociale. «Rappresenta il 10% del nostro Pil», spiega il sociologo Michel Wieviorka

di Joshua Massarenti

In calce al manifesto del terzo settore francese c?è anche la sua firma. Al pari di amici e colleghi impegnati a dare una svolta al mondo non profit, Michel Wieviorka, sociologo presso l?Ehess, l?école des hautes études en sciences sociales di Parigi, e figura di spicco del mondo scientifico d?Oltralpe, è convinto che «il terzo settore costituisca un polo di resistenza all?individualismo socio-economico che sta distruggendo la nostra società. Per questo è necessario che poteri pubblici, sindacati e imprese prendano coscienza del potenziale enorme rappresentato dal non profit».

Vita: Cosa vi ha spinto a scrivere questo manifesto?
Michel Wieviorka: Il manifesto del terzo settore francese è il frutto di un lavoro collettivo iniziato un anno fa. Una ventina di persone, tra militanti associativi, sindacalisti, intellettuali e imprenditori si è riunita su iniziativa di un?associazione, France Active, per promuovere il terzo settore in Francia attraverso proposte concrete.

Vita: Quali le più significative?
Wieviorka: L?obiettivo principale è raddoppiare il proprio raggio d?azione nei prossimi cinque anni. Penso ad esempio ai fondi salariali solidali creati dalle grandi imprese. Tra il 2004 e il 2005 questi fondi sono raddoppiati e da qui al 2011 potrebbero raggiungere un valore complessivo di oltre 200 milioni di euro. Su tutt?altro fronte, esiste una legge che consente alle imprese non profit di appropriarsi di una parte dei mercati pubblici dello Stato, delle collettività locali e dei donatori sociali, ma queste clausole sociali sono spesso ignorate. Ecco due esempi concreti in cui il terzo settore è chiamato a reagire.

Vita: Come si compone il terzo settore francese?
Wieviorka: Il mondo non profit si iscrive nella scia di una lunga storia risalente alla fine dell?800. Era il periodo degli utopisti come Fournier e Saint-Simon, dell?associazionismo operaio, di società di mutuo soccorso, di cooperative ideologicamente ispirate dai partiti di sinistra. Tuttavia molte persone impegnate in quello che oggi chiamiamo l?economia solidale erano altresì vicine alle correnti cristiane tradizionaliste. Ieri come oggi, questo mondo si ritrova unito per lottare contro le discriminazioni sociali.

Vita: Qual è il peso del terzo settore francese?
Wieviorka: Oggi raggruppa circa due milioni di impiegati e oltre otto milioni di volontari. Sul piano economico rappresenta il 10% del Pil francese. Secondo una ricerca sull?economia ?sociale e solidale? elaborata nel 2000 dall?Insee (l?Istat francese, ndr), l?Ile-de-France, cioè la regione parigina, contava 71.400 realtà istituzionali e associative impegnate nel non profit con un peso nell?economia regionale pari al 10,3%. Sono quindi cifre importanti, di un mondo vasto e diversificato.

Vita: Che impatto ha il non profit sulla classe politica?
Wieviorka: La svolta risale all?era di Jospin, tra il 1997 e il 2002. In quegli anni è nata la figura del segretario di Stato del terzo settore, alcune leggi hanno poi facilitato il risparmio salariale a vocazione solidale e consentito alle associazioni del microcredito di ottenere prestiti presso gli istituti finanziari. Tuttavia, con l?arrivo della destra al potere nel 2002, è prevalso un disinteresse preoccupante nei confronti del non profit. L?unica iniziativa significativa del governo risale al luglio scorso, con la creazione di un Consiglio superiore dell?economia sociale chiamato a rendere più articolati i rapporti tra non profit e poteri pubblici. L?attenzione dei politici è ridotta ai minimi termini, eppure oggi il non profit ha rimesso sul mercato del lavoro decine di migliaia di persone fuoriuscite da un lungo periodo di disoccupazione.

Vita: Le sfide di domani?
Wieviorka: è importante diffondere il manifesto e alimentare un dibattito sui suoi contenuti. Poi sarà la volta di un meeting che organizzeremo il 7 dicembre a Parigi, per fare il punto sui risultati raggiunti da un?iniziativa che intende rafforzare un settore dell?economia quanto meno sottovalutato. Non è un caso se l?intera operazione sia stata lanciata alla vigilia delle elezioni presidenziali. C?è bisogno di visibilità. Nei prossimi anni è in gioco il destino del non profit.

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