Cultura

Parigi, ecco come il clochard è finito in campeggio

A un anno dal varo del progetto di Médecins du Monde, attraversiamo la città dove 10mila parigini vivono in strada...

di Joshua Massarenti

A Parigi, la povertà è ormai un marchio di fabbrica. Un po? come il Louvre o lo Stade de France, con la differenza che i parigini non se ne vantano. Anzi. Più il fenomeno si diffonde e più viene ignorato. Prendete i senza tetto: sui 100mila stimati in Francia nel 2005 dalla Fondazione Abbé Pierre, 10mila si sono concentrati nella capitale. Un esercito di ?misérables? per cui la strada è l?unico domicilio fisso.

Li trovi ovunque: nella metro, sotto i ponti, nei centri di accoglienza. Ovunque. Persino ai piedi del Beaubourg. Al pari dei bambini africani affamati che i giornali sbattono in prima pagina, il parigino ci si era abituato. Almeno fino a quando Graziela Robert non si è decisa a scuotere le coscienze.

Una donna di polso la signora Robert, sudamericana doc, impegnata da tredici anni nei progetti dell?ong francese Médecins du Monde a favore dei Sdf, i Sans domiciles fixes. «Da un nostro rapporto del 2004, risulta che il 18% dei pazienti ricevuti nei nostri centri di cura vive in strada e che un altro 39% dichiara di stare in alloggi molto precari. Sono cifre intollerabili», commenta Graziela. Cifre che l?hanno spinta a «rendere visibile uno scandalo invisibile».

21 dicembre 2005: Médecins du Monde lancia l?Operazione Tenda con la distribuzione di 300 tende nella capitale. «Lo scopo era triplice», spiega, «consentire ai senza tetto di passare l?inverno al riparo dal freddo, vivere la propria intimità al riparo dello sguardo altrui e, soprattutto, attirare l?attenzione di cittadini e poteri pubblici».

A quasi un anno di distanza, andiamo con Graziela a fare la maraude, sorta di tour itinerante che ogni giorno vede una squadra di volontari dell?ong alla ricerca delle tende disseminate ai quattro angoli della capitale. Sotto il Pont Royal, tre tende color verde fanno da contrasto con la sontuosità del Musée d?Orsay. La miseria sociale diventa ancora più stridente quando scendendo le gradinate ci si ritrova faccia a faccia con Bogdan, 26enne rumeno sbarcato a Parigi dieci mesi fa. «Vivo qui da sette mesi, sotto questa tenda, e non mi lamento», dice in un italiano perfetto. Nonostante la spazzatura che dista a pochi metri, Bogdan non vuole muoversi. «C?è la possibilità di andare nei centri di accoglienza, ma non voglio. Troppo casino, si beve, si fuma, si ruba. Qui invece sto un po? al caldo e soprattutto preservo la mia intimità».

Rue de Viarmes. La Borsa del commercio sorge trionfante davanti agli occhi di Rushti. «Cazzo, ho i soldi a portata di mano!». Trentacinque anni passati tra le vie di Parigi non gli hanno tolto l?ironia, ma la speranza non c?è più. «Il problema degli Sdf è l?alloggio, ma lo Stato e le associazioni non fanno niente. Ora ho solo questa tenda», custodita gelosamente in un posto al riparo dei gelosi. «Hanno già provato a rubarcela e a bruciarla ». Come Bogdan, fugge i centri di emergenza come la peste. «Fanno schifo e ci puoi stare solo una notte». Meglio quindi la strada, un inferno in cui la speranza di vita per chi ci vive non supera i 43 anni e il rischio di contrarre malattie si moltiplica per dieci.

Intanto, il sindaco Delanoé ha promesso di costruire 5mila alloggi sociali ogni anno. Il 2 novembre scorso, il ministro della Coesione sociale, Vautrin ha annunciato la creazione di 100mila posti in centri di accoglienza, di cui mille per un periodo prolungato. Ma le associazioni, riunite in un collettivo a difesa dei senza tetto, non ci stanno.

«Basta con le tende, i foyer e gli alberghi», sostiene Jean-Baptiste Eyraud del Comitato dei senza tetto. Su Parigi, tra centri di alloggio per l?emergenza e il reinserimento sociale, centri di accoglienza per richiedenti asilo e alberghi, si concentrano oltre 22mila posti letto. «Ma gli Sdf vogliono un alloggio, punto e basta». Graziela condivide: «L?Operazione Tenda non è nata per durare. La casa è un diritto di tutti». Anche per quel 16% di senza tetto attivi sul mercato del lavoro. «Purtroppo, il loro stipendio non gli consente di affittare casa». Un dramma in più per una Francia allo sbando.

17 centesimi al giorno sono troppi?

Poco più di un euro a settimana, un caffè al bar o forse meno. 60 euro l’anno per tutti i contenuti di VITA, gli articoli online senza pubblicità, i magazine, le newsletter, i podcast, le infografiche e i libri digitali. Ma soprattutto per aiutarci a raccontare il sociale con sempre maggiore forza e incisività.