Chi l’ha detto che il “campo estivo” è una cosa da ricchi? Chi l’ha detto che per tenere i bambini occupati, magari sotto il sole cocente partenopeo e con Caronte, Lucifero e compagnia bella, che bruciano la città praticamente ventiquattr’ore su ventiquattro, sia necessario spendere un capitale, per alcune famiglie una cifra quasi pari a ciò che si guadagna in un mese?
Nessuno, l’ha detto, e infatti al Parco Robinson di Napoli, a Fuorigrotta, alcuni ragazzi del “Movimento disoccupati flegrei” hanno deciso di impegnarsi, impegnando a propria volta il tempo dei ragazzini di quartieri popolari come Bagnoli, Fuorigrotta e Cavalleggeri, in un campo estivo praticamente gratuito. Un campo all’aria aperta, sotto gli occhi attenti e allo stesso tempo divertiti di giovani inediti “operatori” (termine ormai troppo istituzionalizzato per non essere virgolettato) che per la maggior parte sono anche loro delle mamme e dei papà.
Chi vuole, e soprattutto può, versa un piccolissimo contributo agli organizzatori del campo (chiamato proprio Robinson, con tanti saluti al Crusoe di Defoe) e può lasciare i propri bambini a scatenarsi per l’intero mese di luglio, dalle 8.30 del mattino fino alle 16 del pomeriggio, nei prati del parco che (a proposito di organizzazione “dal basso”) fu riaperto al pubblico una manciata di anni fa grazie al lavoro di volenterosi cittadini e associazioni della zona.
Il campo è un’esperienza totalmente indipendente, alla quale, oltre agli organizzatori, hanno deciso di contribuire anche musicisti (che collaborano al laboratorio di costruzione di strumenti musicali “ecologici”), disegnatori e artisti, che guideranno i bambini in un percorso di pittura che riserverà non poche sorprese. Non manca lo sport, e poi attività che esaltano il rapporto dei ragazzi con la natura, comprese quelle di “riciclo creativo”, sempre importanti in un contesto particolare come quello che si sviluppa all’ombra del Vesuvio.
Una piccola nota stonata, tuttavia, è arrivata qualche giorno fa, quando il presidente della X municipalità si è affrettato a prendere le distanze dall’iniziativa, evidentemente macchiata in modo indelebile agli occhi delle istituzioni per aver bypassato quasiasi iter burocratico, non aver chiesto autorizzazioni, patrocini, supporti (morali e economici) di qualsiasi tipo. Sarebbe stato bello, invece, se le stesse istituzioni si fossero interessate in maniera diversa all’iniziativa, provando ad andare incontro ai piccoli problemi che non può non incontrare chi cerca di fare qualcosa di utile per la propria città, e lo fa (cosa più unica che rara) senza chiedere nulla in cambio.
Forse, però, sarebbe stato chiedere troppo, o quantomeno sarebbe stato il caso di farlo tramite carta bollata, passando attraverso gli “uffici competenti”, e un linguaggio burocratico da 1800. Intanto il campo va avanti: tutto ciò che serve è un pallone da rincorrere, e un sole enorme che aspetta solo di essere dipinto.
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