Sostenibilità

Parchi, le associazioni chiedono di fermare la riforma

Continua a non piacere la direzione assunta dal disegno di legge che va a riformare la legge 394 sulle aree protette. Oggi, martedì 11 luglio la posizione delle organizzazioni degli ambientalisti italiani sono state presentate nel corso dell'audizione alla Commissione Ambiente e Territorio del Senato. Lipu ed Enpa chiedono dei correttivi a difesa degli animali

di Antonietta Nembri

Continua a non piacere il disegno di legge di Riforma della legge 394/91 sulle aree protette che è tornata al Senato con diverse modifiche e che è stata al centro dell’audizione con le associazioni ambientaliste in Commissione Ambiente e Territorio. Secondo il direttore generale della Lipu Danilo Selvaggi, infatti, il testo, nonostante le modifiche conserva «gli stessi gravi problemi di prima, che abbiamo dettagliatamente ribadito oggi al Senato».
Sulla stessa lunghezza d’onda anche l’Enpa, Annamaria Procacci, consigliera nazionale dell’associazione e responsabile biodiversità ha concluso l’audizione con un appello: «Fermatevi, questa legge ci riporta indietro di 40 anni».

Da parte sua il direttore generale di Lipu osserva che: «I siti della rete Natura 2000 sono stati mortificati, non avendo ricevuto il riconoscimento di aree protette nazionali. La governance dei parchi è del tutto sbilanciata sugli elementi localistici, a scapito delle competenze scientifiche, dell'interesse nazionale e della biodiversità come patrimonio comune. Il meccanismo di gestione della fauna, interamente affidato ai cacciatori, è inefficace e conflittuale con le norme comunitarie. Il Parco del Delta del Po viene definitivamente affossato, lasciando a quelle regioni che non lo hanno mai voluto il veto finale sul decreto istitutivo. Per non parlare delle possibilità di continuare senza limiti le attività estrattive all'interno dei parchi, in barba alla tutela della natura e alla stessa prospettiva culturale di progressivo affrancamento dal petrolio» continua. «Questi e altri elementi dicono di una grande delusione ma anche di una forte preoccupazione per quello che, se la riforma passasse, potrebbero in breve tempo diventare i parchi italiani. Qualcosa che non ha più a che fare con la conservazione della natura». Anche dalla Lipu del resto arriva la richiesta di fermare la riforma e «riflettere su quale sia la strada giusta – ma non certamente questa – per migliorare la gestione delle aree protette italiane».

Chiedendosi se il testo pone al centro la conservazione della natura, che dovrebbe essere la finalità di ogni area protetta, la consigliera nazionale di Enpa non può che rispondersi: «No».e non è l’unico interrogativo che si pongono all’ente nazionale di protezione degli animali. Un’altra domanda è: «Il parco, in questa riscrittura è un bene comune? No. La fauna e la biodiversità sono protagoniste, trovano grandi e sicure forme di tutela? No», insiste Procacci che ha affrontato in modo specifico l’articolo 13 sulla “gestione” della fauna. «Ho criticato con forza tutta la visione restrittiva, anacronistica e ingiusta che contraddistingue il disegno di legge in discussione: una visione che allarga paurosamente le maglie della tutela di tutte le specie presenti nei parchi, senza alcuna garanzia neppure per quelle particolarmente protette, orso e lupo in primis, di fronte all’unica soluzione contemplata per risolvere eventuali problemi che potrebbero essere posti da alcuni animali, vale a dire il ricorso ai fucili, soprattutto attraverso l’ingresso dei cacciatori nelle aree protette “travestiti” da selecontrollori. Abbiamo tentato in ogni modo di far raccogliere la nostra ferma opposizione a questa revisione di legge» ha concluso Procacci. «Oggi chiediamo a tutti i leader di tutti i partiti di ascoltarci, con una piena assunzione di responsabilità. I cittadini italiani non meritano di tornare indietro di 40 anni».

In apertura photo by Angela Benito/Unsplash

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