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“Parchi a rischio collasso”

Lettera aperta dei presidenti delle aree protette al Capo dello Stato Giorgio Napolitano

di Redazione

La manovra taglia del 50% i finanziamenti ai parchi nazionali. Di fatto è come togliere loro l’ossigeno, visto che anche le attività ordinarie rimarranno senza fondi. E allora i presidenti delle aree protette italiane hanno deciso di rivolgersi, per un appello, direttamente al presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, con una lettera aperta (clicca qui per il testo integrale).

I firmatari del documento denunciano “dopo attenta e sofferta riflessione” ” il tema “ormai drammatico del futuro di una parte essenziale dell’attivita’ di tutela del patrimonio naturale nazionale”. “Lo facciamo – si legge nella lettera aperta inviata al Presidente Napolitano – con piena consapevolezza e assoluto rispetto delle Sue prerogative, che non consentono interventi sulle scelte di governo ma che, grazie all’altissima autorita’ morale e alla fondamentale funzione di garanzia nell’equilibrio tra le istituzioni, possono fornire alla comunita’ nazionale essenziali elementi di meditazione e giudizio in momenti delicati. E questo momento è, per i Parchi nazionali, delicatissimo e cruciale. In ragione della decurtazione della meta’ dei fondi da trasferimenti dallo Stato prevista dalla Legge di assestamento votata dal Senato della Repubblica e ora in discussione alla Camera dei Deputati. Lei conosce perfettamente, signor Presidente, il ruolo che svolgono le nostre aree naturali protette, che tutelano i paesaggi, gli ambienti, gli ecosistemi, le specie di fauna e flora piu’ preziosi del Paese, insieme a ricchissime testimonianze di storia e tradizione locale. Luoghi della nostra identita’ comune, simboli dell’Italia all’estero. Parte cospicua di una responsabilita’ che gli italiani hanno nei confronti del resto del mondo, specie in materia di conservazione della biodiversita’.


  Conservazione che, come la proclamazione da parte dell’Onu di questo 2010 Anno Internazionale della Biodiversita’ sottolinea, deve costituire uno degli obiettivi primari da parte di tutti i responsabili. Per svolgere questo ruolo essenziale i ventitre’ Parchi nazionali hanno complessivamente ricevuto dallo Stato, in passato, circa 52 milioni di euro l’anno. Una cifra – pari al costo di un caffe’ per ciascun cittadino – di molto inferiore a quella che sarebbe stata necessaria per dotarli delle piante organiche previste e per assicurare un funzionamento ottimale delle attivita’ di conservazione, di vigilanza e di promozione.


  Il dimezzamento di una cifra gia’ tanto bassa comportera’ in concreto, come ha giustamente fatto presente il Ministro dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, l’impossibilita’ di far fronte ad adempimenti obbligatori quali il pagamento degli stipendi del personale, degli affitti delle sedi, della benzina per la vigilanza del Corpo Forestale dello Stato, della prevenzione degli incendi. Ancor meno possibile risultera’ svolgere la missione primaria di azione di tutela sul territorio e sara’ inevitabile sospendere ogni programma di sviluppo sostenibile, rinunciare ad attivare programmi finanziati dall’Unione Europea, insistere con le utilissime attivita’ educative e di promozione turistica”. I responsabili dei Parchi nazionali si appellano a Napolitano perche’ trovi “il modo piu’ opportuno per contribuire a far riflettere” sulle conseguenze che i tagli comporterebbero e “di cui l’Italia non potrebbe certamente andare fiera”.

 

 


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