Volontariato

Paraolimpiadi 2008: l’Italia rischia di non esserci

Luca Pancalli, presidente del Comitato Italiano Paraolimpico lancia l'allarme sulla partecipazione della nazionale ai giochi di Pechino. E poi una curiosit

di Carmen Morrone

Quella di Atene è stata la paraolimpiade dei records, più di 4.000 atleti provenienti da 140 nazioni, quasi 9.000 volontari. Per la prima volta si è potuta vedere alla tv italiana (digitale, satellitare, poco in quella tradizionale). E?stata la paraolimpiade delle sorprese. La Cina piglia tutto con 141 medaglie e l?arrivo sulla ribalta paraolimpica di paesi come l?Ucraina e l?Azerbaigian. E il crollo di paesi come Germania, Francia. L?Italia, dove si tennero le prime paraolimpiadi nel 1960, è tornata a casa con 19 medaglie contro le 27 di Sidney. Un flop di mezzo milione di euro? Così è costata la spedizione italiana di 75 atleti, 10 atleti guida e una quarantina tra medici e allenatori. ?Se andiamo avanti così a Pechino non ci saremo? sbotta Luca Pancalli presidente del Comitato italiano paraolimpico che continua:?gli atleti che abbiamo portato ad Atene si sono comportati bene in tutte le 12 discipline e il 50 % di loro erano esordienti. Nel corso delle Paraolimpiadi è stato tanto criticato il diverso valore economico delle medaglie: un oro olimpico vale 130.000 euro contro i 15.000 delle paraolimpiadi. Questa forbice va ristretta, d?accordo, ma è un problema per chi campione lo è già. Noi vogliamo sostenere chi comincia a fare sport se non si aumentano gli investimenti la missione a Pechino nel 2008 rischia di non esserci?. In Europa siamo il fanalino di coda nello sport di atleti diversamente abili. La Federazione italiana sport disabili, neo Comitato italiano paraolimpico, ha a disposizione 2,5 milioni di euro all?anno a differenza dei colleghi di Francia e Germania che possono contare su sette-otto milioni di euro. Un budget in cui devono rientrare organizzazione di eventi sportivi e attività di promozione: una corsa ad ostacoli. Non solo. Per diventare atleta paraolimpico si inizia anni prima con lo sport di base, nei piccoli gruppi di provincia, allevando il proprio talento tra palestre poco accessibili, l?acquisto di protesi speciali e la ricerca di terapie riabilitartive adeguate. E tutto ciò ha un costo non sempre alla portata di tutti. Questo è il panorama di un settore che da poco tempo è uscito dai luoghi comuni e dal pietismo e sta pagando lo scotto di chi è nuovo, deve farsi conoscere e soprattutto deve conquistarsi la fiducia di investitori – finanziatori. ?Perché non associarci ad una lotteria??, è la proposta del presidente Pancalli ?In questo modo gli italiani direttamente contribuirebbero a finanziare il movimento dello sport per disabili in cui oltre all?aspetto agonistico c?è quello di promozione sociale. In Spagna il comitato paraolimpico è interamente finanziato da una percentuale della vendita dei biglietti della lotteria nazionale?. E gli sponsor? Oggi non c?è evento che non abbia partner, sostenitori, amici: parole che non sono sinonimi e che dichiarano una certa (e non un?altra) partecipazione. Oltre alla presenza dell?Inail con il progetto Superabile, che ogni anno dispensa 450.000 euro alla Fisd, sulle scene di questa paraolimpiade si è affacciato l?istituto bancario san Paolo di Torino in qualità di partner ufficiale della squadra paraolimpica. ?Per Atene 2004 san Paolo non ha attivato alcun programma di sostegno agli atleti? ci spiega Paola Musso della Corporate Immage di san Paolo che prosegue ?Abbiamo pubblicato sui principali quotidiani nazionali un annucio dedicato ai giochi con testimonial la campionessa di tiro con l?arco Paola Fantato. Economicamente abbiamo contribuito alla realizzazione di Casa Torino che è stata la sede della famiglia paraolimpica italiana ad Atene?. Per le prossime paraolimpiadi, quelle di Torino 2006, san Paolo da partner si fa sponsor (per di più principale) che ci piace tradurre non con il latino garante ma con l?inglese finanziatore. Un bilancio in bianco e nero quello di Luca Pancalli che mostra ombre nella parte dei conti (leggi costi e spese) e le proietta nel futuro di Pechino 2008, ma anche luci rappresentate dai 75 atleti che durante tutto l?anno ritagliano le ore di allenamento dal loro tempo libero. Essendo impiegati, centralinisti, programmatori in aziende pubbliche o private hanno normali contratti di lavoro che forniscono permessi retribuiti al di sotto delle esigenze dello sport agonistico. E proprio da qui che è cominciato il lavoro di Luca Pancalli all?indomani di Atene: ?Stiamo studiando una proposta per far sì che i nostri atleti vengano assunti nei corpi logistici delle forze armate in modo da beneficiare dei permessi come accade per gli atleti del Coni. Ma anche per facilitare un rientro nel mercato del lavoro?. CURIOSITA’ Si dice Paraolimpiadi o Paralimpiadi? Il dubbio ce lo risolve il linguista Gian Luigi Beccaria:? Il prefisso para, di origine greca che assume significato di somiglianza e affinità, nella lingua italiana segue la parola intera come nel caso di parafulmine, paramilitare, e dunque Paraolimpiadi. Chi usa il termine Paralimpiadi usa un inglesismo da Paralympics appunto?.


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