Welfare

Papillon Rebibbia: appello per i detenuti lavoratori

Riceviamo e pubblichiamo la lettera dell'associazione interna al carcere romano

di Redazione

Dopo l’odierna importante giornata di mobilitazione di milioni di lavoratori, pensionati e giovani precari e disoccupati, ci permettiamo di spendere due parole per ricordare a tutti che in Italia esistono circa dodicimila lavoratori (e decine di migliaia di ex lavoratori) che reclamano un minimo di Giustizia per la loro situazione salariale.Costoro sono quei Cittadini detenuti che hanno la fortuna di svolgere, magari soltanto per poche ore al giorno, una qualche attività lavorativa al servizio dell’amministrazione penitenziaria. Ne vogliamo parlare perché forse soltanto pochi Cittadini liberi sono a conoscenza del fatto che questi lavoratori sono normalmente retribuiti con paghe orarie che corrispondono a circa un terzo di quelle stabilite dai contratti collettivi di settore a livello nazionale. E certamente ancor meno sono quei liberi Cittadini informati del fatto che le già scarse retribuzioni di questi lavoratori detenuti sono ferme dall’ottobre del 1993, con evidente (ir)responsabilità di tutte le forze politiche che hanno guidato il Ministero di Giustizia. Già dal 1998 la nostra Associazione ha denunciato questa assurda situazione e nel 2000 decise di iniziare una piccola ma significativa battaglia sindacale per ripristinare il Diritto violato, facendo i primi passi con una vertenza- pilota di due nostri iscritti detenuti che lavoravano nel carcere di Rebibbia nuovo complesso.Dopo cinque anni e tanti tentativi di insabbiamento, nel luglio del 1994 la Corte di Cassazione ha dato pienamente ragione alla nostra denuncia. In sostanza, la Corte ha stabilito che, pur non potendosi ?prescindere dai deliberati della commissione, occorre adeguarli all’evoluzione della contrattazione collettiva nel tempo. Il Magistrato di Sorveglianza, partendo dall’ultima decisione della commissione e adeguandosi ai criteri dalla stessa esposti – si legge nelle motivazioni – dovrà aggiornarli cronologicamente, facendo riferimento appunto allo sviluppo avuto negli anni dai corrispondenti contratti di lavoro, al fine di determinare l’equa mercede spettante?. Con questa sentenza, accettata obbligatoriamente anche dalla Magistratura di Sorveglianza di Roma nel febbraio del 2005, per la prima volta si dichiara esplicitamente che i lavoratori detenuti hanno diritto a una remunerazione corrispondente alla quantità e qualità dell’attività prestata e che, quindi, va aggiornata. Nel maggio del 1995 la Papillon ha aperto, insieme alla Confederazione COBAS, la prima vertenza nazionale riguardante i Diritti dei detenuti ed ex detenuti lavoranti, ed ha chiesto a vari Parlamentari, Assessorati, Garanti, ecc., di sostenere questa piccola, importante battaglia, ma sino ad oggi ben pochi sono stati però i passi avanti, anche perché la serietà e la coerenza non sempre vanno d’accordo con le campagne elettorali e le piccole meschinità di certi pseudo professionisti del Diritto. A questo punto noi della Papillon riteniamo sia più che mai necessario un nuovo impulso politico che sostenga la nostra vertenza sindacale, e poniamo quindi una semplice domanda ai futuri Ministri della Giustizia e del Lavoro ed a tutti Parlamentari del centro sinistra: COSA IMPEDISCE DI PROVVEDERE IMMEDIAMENTE AL RIADEGUAMENTO DELLE MERCEDI DEI DETENUTI LAVORANTI E ALLA RESTITUZIONE DELLA DIFFERENZA A TUTTI QUEGLI EX DETENUTI CHE NE FACCIANO RICHIESTA? Per noi questa vertenza è soltanto una piccola parte della nostra battaglia di civiltà per l’indulto e le riforme, ma essendo palese l’illegalità di una situazione che procede da oltre tredici anni, ci aspettiamo un esplicito pronunciamento già nelle prossime settimane.


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