Cultura

Papà, tranquilloesco con Genoveffa

Il solito tabù Guai a frequentare i maschi...

di Redazione

Ragazze musulmane di tutto il mondo, chi di voi non ha mai detto ai propri genitori una bugia a fin di bene? D’accordo, forse non proprio una bugia, diciamo un’omissione. La situazione è la seguente: sei fuori la sera, senza macchina. Ti viene fatta la fatidica domanda: chi ti riporta a casa?
«Genoveffa, la mia amica del liceo…».
Non avendo la minima idea di quali fossero le tue amiche del liceo, il papà di turno annuirà vago e tornerà soddisfatto a sorseggiare il suo tè. Poniamo l’ipotesi che tu invece decida di rispondere onestamente: «Chi ti riporta a casa? «Marco». Il bicchiere di tè sarà immediatamente abbandonato sul tavolino, ogni attenzione rivolta a te e inizierà il bombardamento: «Chi è? Che macchina ha? Quando l’hai conosciuto? A che ora ti riporta? Perché lui e non Genoveffa?». Dimenticandosi magari che Marco è tuo amico d’infanzia e che tra l’altro è anche più volte venuto a casa. Il punto è che, per quanti sforzi facciano, i genitori nati e cresciuti in una società musulmana, non riescono proprio a concepire l’amicizia tra uomo e donna.
Si dice, nel mondo musulmano, che in una stanza in cui ci sono un ragazzo ed una ragazza ci sia sempre anche un terza persona con loro: il Diavolo. Ovvero: per carità, uomo e donna insieme che facciano qualcosa che non sia a sfondo sessuale o che non provino attrazione fisica reciproca… impossibile! Questa è una convinzione così radicata nelle società arabe, che la separazione dei sessi viene attuata il prima possibile: nelle scuole, ad esempio, maschietti in una classe, femminucce in un’altra. Guai ad incontrarsi. Nelle moschee, idem (e difatti dietro ad Amira Wadud, che ha guidato la preghiera del venerdì a New York, si è scatenato un putiferio). Per la strada, se ti fermi a parlare con un amico, compagno di scuola o chicchessia, non mancherà di notarti una zabetta che lo renderà di dominio pubblico o perlomeno chiederà a tua madre chi è quel tizio con cui ti intrattenevi peccaminosamente per strada. Un ragazzo ed una ragazza soli in un parco possono essere interpellati dalla polizia del buon costume sul loro rapporto. E se questo non è di parentela, ti conviene professarti fidanzata in casa. Altrimenti… Scandalo, chiaramente. Conosco persino ragazze che dicono alle madri di uscire con un gruppo di amiche, e poi la simpaticona arriva addirittura a fare un agguato alla figlia… Scoperto il raggiro (ovvero, una compagnia di ragazzi e ragazze! Ommioddio!!), sono “botte”. Altre volte, invece, la madre è connivente, e custodisce il segreto della figlia perché se papà lo sapesse, apriti cielo…
Questa ossessione per la separazione forzata tra i sessi non può che provocare l’effetto esattamente contrario a quello voluto: un’attrazione reciproca morbosa, e poi fenomeni di promiscuità peggiori di quelli che avrebbero mai potuto temere… Sorgono quindi cose tipo appartamenti adibiti ad incontri non proprio platonici tra ragazzi e ragazze… Basti pensare a Persepolis della Satrapi dove si vedono festini dove scorre l’alcol e si balla libere dal niqab insieme agli amici… Spesso è lì che poi si incontra l’amore della propria vita. Altrimenti, perdinci, dove puoi incontrare potenziali anime gemelle?
È un problema che in realtà spesso viene aggirato dalle sciure arabe con le loro diaboliche quanto organizzatissime reti di appuntamenti e matrimoni combinati.
Io credo che gli uomini possano imparare a percepire le donne come amiche, sorelle, sostegni, colleghe solo nel momento in cui possano crescere insieme a loro, essere testimoni della loro evoluzione da bambine a donne, seguirne la sensibilità, la specificità, l’unico modo tra l’altro per poterle capire e conoscere meglio. E se i padri, le scuole, le moschee ci impediscono di farlo… Beh ragazze, Genoveffa può sempre ricorrere in nostro aiuto!

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