Welfare

Papà separati, aiuti e accoglienza contro il rischio povertà

Enti locali in campo per una nuova emergenza sociale

di Francesco Dente

L’allarme lo ha lanciato l’avvocato Gian Ettore Gassani, presidente nazionale dell’Ami, l’Associazione matrimonialisti italiani. Un ospite su quattro delle mense dei poveri è divorziato o separato. Nella maggior parte dei casi padre. Un manipolo che rischia di trasformarsi in battaglione, complice la disoccupazione prodotta dalla crisi economica. Per far fronte a questa emergenza i matrimonialisti propongono misure per garantire alloggi e aiuti economici in favore di chi non ha più la fede al dito. «Quando si perde la dignità», osserva il presidente Gassani, «si rischia di non essere nemmeno buoni genitori».
Un appello che le amministrazioni sia comunali che regionali iniziano a raccogliere. Poche per il momento. L’impressione, tuttavia, è che si sia rotto il ghiaccio. Il resto potrebbe farlo l’emulazione. Gli ultimi provvedimenti adottati sono, in ordine di tempo, della Regione Piemonte e del Comune di Roma. La Regione di Mercedes Bresso ha approvato all’unanimità il penultimo giorno dell’anno una legge (non ancora pubblicata) che prevede soldi e nuove case per i divorziati. Sarà istituito, in particolare, un Centro di assistenza e di mediazione familiare in ogni Asl e saranno individuati, nell’ambito del programma regionale per l’edilizia residenziale sociale, degli alloggi temporanei per coniugi separati. Ai fini del conteggio del reddito per l’accesso ai benefici sociali, inoltre, sarà decurtato dallo stipendio del genitore la somma versata per gli alimenti. Un modo per mettere i genitori divorziati in posizione di parità rispetto agli altri genitori poveri.
Il municipio guidato da Alemanno, invece, ha previsto un finanziamento di 345mila di euro per la Casa dei papà, un residence con 20 appartamenti nella zona del Tiburtino che ospiterà padri rimasti senza casa e in difficoltà economica. La struttura, gestita dalla cooperativa sociale Un sorriso, darà accoglienza per un periodo massimo di dodici mesi in cambio di un contributo alloggio di 200 euro al mese. I papà potranno incontrare i loro figli, anche minori, negli appartamentini dotati di angolo cottura, camera da letto, salone con televisore, bagno arredato e dotato di lavatrice.
Il Piemonte ha seguito l’esempio della Regione Liguria, prima Regione a legiferare in Italia. La legge 34/2008 istituisce i Centri di assistenza e mediazione familiare e stabilisce che la programmazione sociale distrettuale preveda: alloggi, anche temporanei; servizi informativi e di consulenza legale e percorsi di supporto psicologico per i genitori divorziati.
Il primato in materia spetta, tuttavia, alle Province autonome di Bolzano e di Trento. Bolzano, vera pioniera, sostiene da anni il Centro per l’assistenza separati divorziati e il Centro di mediazione familiare (Asdi), diretto da Elio Cirimbelli, che gestisce due appartamenti nei quali possono essere ospitati fino a 8 genitori. La Provincia di Trento, invece, anticipa alle mamme (o ai papà) le somme destinate al mantenimento dei minori e non corrisposte dal genitore obbligato nei termini e alle condizioni stabilite dal giudice.


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