Cultura

Papa: noi anziani non siamo un peso, abbiate pazienza

Toccante messaggio di Giovanni Paolo II a José Maria Aznar, in occasione della assemblea mondiale dell'Onu sull'invecchiamento

di Paul Ricard

Gli anziani, ammonisce il Papa, non devono essere considerati un peso per la società, che deve assisterli con servizi e riconoscimento del loro ruolo. In particolare occorre essere loro vicini nelle situazioni di ”invalidità”, che con ”sofferenza e dipendenza” ricordano inevitabilmente la morte. Giovanni Paolo II lo afferma ricordando di occuparsi degli anziani ”non solo per sollecitudine pastorale, ma anche perché – osserva – ne condivido personalmente la condizione”. Il Pontefice ha inviato un messaggio su questo tema al primo ministro spagnolo Jose Maria Aznar, in occasione della assemblea mondiale dell’Onu sull’invecchiamento, in corso in questi giorni a Madrid. Nell’intervento del suo inviato alla assemblea, mons. Javier Lozano Barragan, il Vaticano aveva ieri messo in luce la necessità di assicurare agli anziani l’accesso oltre che ai servizi, alle nuove tecnologie e opportunità sociali. Oggi il Papa – che a quasi 82 anni guida la Chiesa diffusa in tutto il mondo – ha detto la sua sull’invecchiamento, con un discorso in cui a tratti trapela l’esperienza personale. Il consiglio di papa Wojytla è di non affrontare questo problema ”facendosi guidare soltanto da criteri economici”, e di considerare invece ”l’anziano nella sua dignità di persona, dignità che non viene meno con il passare degli anni e il deteriorarsi della salute fisica e psichica”. ”La stima che ha di sé l’anziano – osserva il Pontefice – non dipende forse in buona parte dall’attenzione che riceve in famiglia e nella società?”. Per chi ha i capelli bianchi vale il ”principio della solidarietà” ma anche ”dell’ interscambio tra generazioni” perché la persona anziana sia ”effettivamente inserita nell’ambiente sociale, grazie al suo apporto di esperienza, conoscenze e saggezza”. I vecchi, ammonisce il Papa, ”non devono essere considerati un peso per la società” bensì usati come ”collaboratori responsabili di progetti condivisi”. Ma uno dei segreti di una buona vecchiaia, rimarca il Papa, sta nell’educazione ricevuta: ”occorre educare le persone durante tutta la loro vita all’anzianità, rendendole capaci di adattarsi ai cambiamenti, sia nella vita che nel mondo del lavoro”. E serve una ”formazione centrata non solo sull’avere, ma sull’essere, attenta ai valori che consentono di apprezzare la vita in tutte le sue fasi accettandone tanto le possibilità che i limiti propri dell’esistenza”. ”La vecchiaia – spiega il Papa – va considerata in maniera positiva e con il proposito di sviluppare tutte le sue possibilità, senza eludere né occultare le difficoltà e la fine inevitabile della vita umana”. ”E’ frequente – nota il Pontefice – che la comparsa di infermità croniche riduca l’anziano all’invalidità che richiama, inevitabilmente, la fine della vita: in questi momenti di particolare sofferenza e dipendenza le persone anziane necessitano non solo delle attenzioni della medicina ma soprattutto di essere accompagnate con pazienza e amore perché non si sentano un peso inutile e non desiderino la morte”. ”Bisogna sforzarsi – osserva Giovanni Paolo II – perché ogni momento dell’esistenza sia vissuto con dignità e pienezza”.


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