Mondo

Papa Francesco: stop al feticismo del denaro

Bergoglio interviene per la prima volta sulla crisi economica. «Abbiamo creato nuovi idoli. L'adorazione dell'antico vitello d'oro ha trovato una nuova e spietata immagine nel feticismo del denaro e nella dittatura dell'economia senza volto né scopo realmente umano». E il Papa chiede: “un coraggioso cambiamento dei dirigenti politici”.

di Lorenzo Alvaro

«La maggior parte degli uomini e delle donne del nostro tempo continuano a vivere in una precarietà quotidiana con conseguenze funeste». È il primo grande intervento personale di Papa Bergoglio sulla crisi economica mondiale. E la pronuncia in occasione della presentazione delle lettere credenziali degli ambasciatori di Kyrgyzstan, Antigua e Barbuda, Lussemburgo e, Botswana presso la Santa Sede.

Papa Francesco rileva che «alcune patologie aumentano, con le loro conseguenze psicologiche, la paura e la disperazione prendono i cuori di numerose persone, anche nei paesi cosiddetti ricchi; la gioia di vivere va diminuendo; l'indecenza e la violenza sono in aumento; la poverta' diventa piu' evidente. Si deve lottare per vivere, e spesso per vivere in modo non dignitoso».

Una delle cause di questa situazione, secondo Francesco, «sta nel rapporto che abbiamo con il denaro nell'accettare il suo dominio su di noi e sulle nostre società. Così la crisi finanziaria che stiamo attraversando», dice il Papa, «ci fa dimenticare la sua prima origine, situata in una profonda crisi antropologica. Nella negazione del primato dell'uomo». Il problema, denuncia Papa Francesco è che «abbiamo creato nuovi idoli. L'adorazione dell'antico vitello d'oro ha trovato una nuova e spietata immagine nel feticismo del denaro e nella dittatura dell'economia senza volto né scopo realmente umano».

E’ “la negazione del primato dell’uomo”, avverte. “Il denaro deve servire e non governare”, ammonisce. Chiede “un coraggioso cambiamento dei dirigenti politici”, ricordando che mancano la solidarietà e la prospettiva del bene comune: Dietro questo atteggiamento si nasconde il rifiuto dell’etica, il rifiuto di Dio. Proprio come la solidarietà, l’etica dà fastidio! È considerata controproducente; come troppo umana, perché relativizza il denaro e il potere; come una minaccia, perché rifiuta la manipolazione e la sottomissione della persona”.
E questo perché – spiega Papa Francesco – manca l’etica:
“Perché l’etica conduce a Dio, il quale si pone al di fuori delle categorie del mercato. Dio è considerato da questi finanzieri, economisti e politici, come non gestibile – Dio non gestibile! – addirittura pericoloso perché chiama l’uomo alla sua piena realizzazione e all’indipendenza da ogni genere di schiavitù”.
E Papa Francesco vuole sottolineare: “Il Papa ama tutti, ricchi e poveri; ma il Papa ha il dovere, in nome di Cristo, di ricordare al ricco che deve aiutare il povero, rispettarlo, promuoverlo”. La Chiesa – ribadisce – “lavora sempre per lo sviluppo integrale di ogni persona". E aggiunge:
“L’etica – un’etica non ideologica naturalmente – permette, a mio parere, di creare un equilibrio e un ordine sociale più umani. In questo senso, incoraggio gli esperti di finanza e i governanti dei vostri Paesi a considerare le parole di san Giovanni Crisostomo: Non condividere con i poveri i propri beni è derubarli e togliere loro la vita. Non sono i nostri beni che noi possediamo, ma i loro”.
Dunque ancora un incoraggiamento concreto:
“La Chiesa incoraggia i governanti ad essere veramente al servizio del bene comune delle loro popolazioni. Esorta i dirigenti delle realtà finanziarie a prendere in considerazione l’etica e la solidarietà. E perché non potrebbero rivolgersi a Dio per ispirare i propri disegni?”
L’obiettivo – chiarisce – è “una nuova mentalità politica ed economica che contribuirà a trasformare la dicotomia assoluta tra la sfera economica e quella sociale in una sana convivenza”.


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