Sostenibilità
Papa Francesco: la svolta ecologica convince gli ambientalisti
"I cambiamenti climatici costituiscono una delle principali sfide attuali per l’umanità", si legge nell'Enciclica "Laudato Si'". Le reazioni del mondo ecologista a una posizione rivoluzionaria, che cambia la lettura del rapporto tra natura, uomo e ingiustizia economico-sociale
di Marco Dotti
All’inizio fu la tesi di Lynn White jr. Era il 1967 e sulle pagine della rivista “Science”, White, rinomato storico del Medioevo, avanzava una pregiudiziale di inconciliabilità fra l’antropologia cristiana e le crescenti preoccupazioni ecologiche.
Per White la visione cristiana del mondo fisico, risultato dalla creazione, porterebbe alla conseguenza che tutto ciò che "non è uomo" è sottoposto a obiettivi umani", tanto che “lo sfruttamento della natura da parte dell’uomo, per soddisfare i propri scopi, è il risultato della volontà di Dio”. Dalla visione cristiana del mondo nascerebbe, dunque, la crisi ecologica. Inutile ricordare che per un paio di decenni la tesi di White è stata non solo discussa, ma ha diviso in forma ideologica e pretestuosa mondo dell'ecologia e Chiesa.
Inutile a maggior ragione ribadire che di acqua sotto i ponti ne è passata da quando apparve “The Historical Roots of Our Ecological Crisis”, questo il titolo dell’articolo di White. Lo si capisce dalle reazioni del mondo ambientalista all’Enciclica “Laudato Si’ ” di Papa Francesco.
Proprio quel mondo, oggi, sembra aver colto che fermarsi la lettura del passaggio del Genesi data da White e al centro dell’Enciclica non regge non solo dal punto di vista ermeneutico. Così come non regge la visione di un'antropologia tutta centrata su un neopaganesimo, che White tentava in qualche modo di asseverare.
Ecologia e economia
Oggi, ha sostenuto lo scienziato Hans Joachim Schellnhuber, fondatore e direttore del Potsdam Institute for Climate Impact Research, siamo davanto a cambiamenti climatici che vanno di pari passo con un mondo diviso tra poveri sempre più poveri e ricchi sempre più ricchi. Solo che, ha rimarcato Schellnhuber, sono questi ultimi a produrre la crisi, con il loro cinico e sfrontato abuso di ricchezza e risorse comuni. Parole dure, ma in consonanza con un'Enciclica che lega la questione economica e la questione ecologica in maniera indistricabile. Non si affronta l'una, senza affrontare l'altra. Tertium non datur.
I poveri, ha rimarcato Schellnhuber, subiscono “una inaccettabile doppia ineguaglianza". infatti, "i poveri sono responsabili per una piccola porzione di emissioni globali, ma sono coloro che ne pagano le conseguenze maggiori”.
Un esempio per tutti? Lo scienziato lo trova nella “produzione su larga scala di energia proveniente da combustibili fossili” che “ha provocato una disparità senza precedenti” tra ricchi e poveri del pianeta.
“Il riscaldamento globale – ha spiegato l’esperto sulla scorta della nuova enciclica del Papa – è la conseguenza di questo sviluppo di pochi e avrà conseguenze su tutti, portando però devastazione ai più deboli nella società”.
Di qui la necessità di dare voce ai poveri, che “rimangono senza voce”, tenendo presente che oggi i cambiamenti degli ecosistemi “mettono a rischio la sopravvivenza della stessa civiltà umana”. “Il clima è un bene comune di tutti e per tutti”, ha ammonito Schellnhuber citando la “Laudato si’” ed esortando a convertire il modello di sviluppo.
OLTRE I COMBUSTIBILI FOSSILI
Proprio sui combustibili fossili si segnalano le parole di Kumi Naidoo, Direttore Esecutivo di Greenpeace International, che ha accolto "con soddisfazione l’importante intervento di Papa Francesco nella battaglia comune dell’umanità per contrastare catastrofici cambiamenti climatici". Questa prima Enciclica sull’ambiente – ha proseguito il direttore – "porta il mondo un passo più vicino al punto di svolta, quando abbandoneremo i combustibili fossili per abbracciare un mondo 100 per cento rinnovabile, per tutti, entro la metà di questo secolo.
Il passaggio dell’Enciclica in cui si afferma che “la tecnologia basata sui combustibili fossili, altamente inquinanti – specialmente il carbone, ma anche il petrolio e, a un livello minore, il gas – devono essere sostituiti gradualmente e senza ritardi” – commentano da Greenpeace – è un chiaro messaggio diretto a investitori, amministratori delegati e leader politici affinché accelerino la rivoluzione energetica verso fonti pulite.
La critica a “coloro che detengono la maggior parte delle risorse e del potere economico e politico […] che cercano di minimizzare alcuni degli impatti negativi dei cambiamenti climatici” è una risposta chiara ai negazionisti e a chi vuole ostacolare il progresso.
"Apprezziamo la chiarezza e il modo diretto con cui l’Enciclica sottolinea la debole risposta della politica internazionale ai cambiamenti climatici, con troppi interessi particolari che prevalgono sul bene comune", dichiara Martin Kaiser, a capo dell’Unità sul Clima di Greenpeace International. "Le parole del Papa dovrebbero svegliare i capi di governo troppo compiacenti, incoraggiarli ad adottare leggi severe nei rispettivi Paesi per proteggere il clima e a siglare un ambizioso protocollo internazionale alla Conferenza di Parigi prevista a fine anno".
LA REAZIONE DI NAOMI KLEIN
"Wow: il Papa si scaglia contro i carbon credit, perché incoraggiano la speculazione e il consumo eccessivo". La canadese Naomi Klein, autrice di No Logo e del recente Una rivoluzione ci salverà. Perché il capitalismo non è sostenibile (Rizzoli, 2015), dedicato proprio al rapporto ambiente-ingiustizia sociale, volerà in Vaticano il 1 luglio prossimo per discutere, insieme al cardinale Peter Turkson , al professor Ottmar Edenhofer e Bernd Nilles segretario generale del CIDSE, in una conferenza stampa, la nuova enciclica, giudicata "un segnale fortissimo anche per i laici".
L'ecologia integrale di Papa Francesco è forse pronta a scuotere equilibri geopolitici delicati. Le polemiche di Lynn White jr. sono oramai lontane e qualcuno evoca già le parole di Teilhard de Chardin (citato, non a caso, nell'Enciclica) che, nel 1931, esortava: "L’età delle nazioni è passata. Se non vogliamo perire, si tratta ora per noi di rigettare i vecchi pregiudizi e di costruire laTerra".
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