Papa Francesco: come gettare il corpo nella lotta

di Marco Dotti

Hanno, abbiamo discusso per mesi dell’Imu/Ici alla Chiesa, l’hanno usata come merce di scambio o come strumento per dirottare l’attenzione su problemi di poco conto. Poi arriva Bergoglio, senza scorta, perché lui è Papa non Saviano, e dice che i conventi non sono alberghi e vanno aperti ai poveri e non si deve far lucro su una missione.

Comunque le vogliate leggere, le parole di Bergoglio meritano attenzione per un fatto: sono parole che arrivano dopo il suo corpo. Parole che danno forma a una sostanza fisica che è già lì, che le anticipa. Se le parole arrivassero prima del corpo, resterebbero parole. Ne abbiamo sentite tante e oramai non facciamo più caso alle parole. Parole che per un po’ se ne stanno sospese nell’aria, magari qualche giornalista le ascolta, le “twitta”, le commenta, le ritwitta e controtwitta. Ma poi, inesorabilmente, le parole cadono o volano via. No. Come diceva un nero americano a me molto caro (non so a voi, perché questo signore dell’integrazione a mezzo stampa se ne fregava, infatti l’hanno ammazzato): “bisogna buttare il corpo nella lotta”. Come un’avanguardia fisica.

Questo Papa lo sta facendo e sta buttando giù un sistema. Ci piaccia o no, se vogliamo criticarlo dobbiamo metterci sul suo terreno, davanti alle cose, non alle parole. Ne saremo capaci? 

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