Cultura

Papa Francesco ai poveri: insegnateci la solidarietà

Indetto da papa Francesco, il Giubileo dei poveri, parte oggi e proseguirà fino a domenica. I poveri e i senza fissa dimora sono arrivati a San Pietro da 22 nazioni diverse. Dino pensionato di 86 anni che con la sua associazione RomAmor Onlus nella capitale sfama ogni sera 250 senzatetto, ha incontrato il pontefice: «Lui ci insegna che l’essenza del cristianesimo non sta nella liturgia, ma nell’amore per l’altro»

di Anna Spena

Oggi parte il Giubileo dei poveri. A volerlo è stato sempre lui, Francesco. Questo Papa umano a cui dobbiamo tanto. I senza fissa dimora, i poveri, e i più bisognosi sono arrivati in 4mila da 22 nazioni. E la prima cosa che il papa ha fatto è stata chiedergli perdono. «Perdono. Vi chiedo perdono a nome dei cristiani, per tutte le volte che i cristiani, davanti a una persona povera o a situazioni povere, si girano dall'altra parte».

«Il vostro perdono a uomini e donne di chiesa che non vi hanno guardati è acqua benedetta per noi, limpidezza per noi, ci aiuta a volere credere che nel cuore del vangelo c'è la povertà come gran messaggio. Quando hai molta ricchezza ti dimentichi del povero, quando sei povero riesci a dare la mano a chi soffre, grazie per questo esempio».

Il cuore del Vangelo per Francesco è la povertà: «La povertà porta a estendere la mano a chi sta peggio di noi. Insegnateci, insegnate la solidarietà al mondo». Un po’ come ha fatto Dino Impagliazzo, romano, pensionato di 86 anni. Quattro sere a settimana, con 300 volontari, sfama i poveri della città. Da nove anni è questa la sua missione: «poveri, barboni, bisognosi», racconta Dino. «Quando ho cominciato», spiega Dino, «eravamo solo io, mia moglie e la nostra cucina. Adesso riusciamo a fornire un pasto caldo a 250 senzatetto ogni sera».

Da quell’inizio di anni ne sono passati nove e Dino Impagliazzo ha fondato l’associazione RomAmor Onlus. Con i suoi volontari Dino fa il giro dei mercati rionali, dei supermercati e di alcuni alimentari di Roma per raccogliere la merce in scadenza che non può più essere venduta e con i prodotti recuperati cucinano zuppe, panini e pasta da distribuire vicino alle stazioni Tiburtina e Ostiense. In un anno sono stati distribuiti circa 27mila pasti.

«Cerchiamo di dar loro una cena completa», racconta Dino. «Primo, secondo, frutta e dolci. Ci riforniamo da chi ci conosce e sa che portiamo il cibo gratuitamente a chi ne ha bisogno. C'è il piccolo commerciante che ci offre il sabato frutta e verdure per esempio. L'invenduto di frutta e di verdura del sabato non arriverebbe a lunedì, così noi preleviamo questi prodotti che se cotti o preparati in giornata o il giorno dopo possono sfamare tante persone».

E l’invito a servire il pasto ai poveri, Dino l’ha esteso pure al Papa: «ci siamo incontrati qualche settimana fa Nell’ambito di un evento legato al Movimento dei Focolari ho avuto l’onore di conoscere Sua Santità Papa Francesco e gli ho detto che tutti i barboni di Roma lo salutano e lo attendono per servire la loro mensa che allestiamo giornalmente in alcune stazioni ferroviarie della Capitale. Poi il Papa mi ha sorriso».

E questo Papa piace tanto anche a lui: «è un uomo che – ormai da tanto tempo – sta portandoci a vivere l’assenza del cristianesimo. Amare Dio vuol dire amare il prossimo; e il prossimo è soprattutto il più debole, il più bisognoso, più maltrattato. Questo papa mi sta proprio piacendo: come cristiani eravamo abituati a vedere l’essenza nella liturgia; lui ci sta insegnando che l’essenza del cristianesimo sta nell’amore per l’altro».

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